Cellulari, clienti coalizzati per una azione comune

Cellulari, clienti coalizzati per una azione comune
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NOVARA - Caso Zion Smart Shop, dopo giorni di black-out totale (serrande del negozio di viale Volta abbassate, sito web non più on line e nessuna comunicazione), si è fatto vivo il titolare, almeno con il nostro giornale. Lo ha fatto tramite avvocato: lo scritto, che pubblichiamo qui a margine (insieme alla nostra risposta), interesserà di certo i tanti clienti in attesa di cellulari e pc ordinati e pagati, ma non ricevuti entro i 15 giorni lavorativi medi pattuiti. Una vicenda eclatante, di cui si sta interessando il Garante della concorrenza e del mercato, e anche l’Unione consumatori italiani, che a Novara ha sede in via Perrone 8 (mail segreteriaregionepiemonte@u-c-i.it) e che in poche giorni ha ricevuto centinaia se non migliaia di segnalazioni di clienti in attesa del prodotto, o del rimborso. I legali dell’associazione, anche a livello nazionale, stanno studiando il caso nei dettagli, e già preannunciano iniziativa concrete. Per ora però si limitano a considerazione di carattere generale. Dicono ad esempio gli avvocati Alessandra Possis presidente regionale Uci, e Antonio Costa Barbè, collaboratore della associazione: «Sono sempre più frequenti i casi in cui si ritiene che la mancata consegna di un acquisto effettuato in rete consista in una vera e propria truffa. Lo shopping si fa sempre di più sul web e il giro d’affari è in continua crescita nonostante la crisi; nello stesso tempo è facile essere “truffati” se non si seguono alcune regole di base». Uno dei principali rischi che si corrono nel fare acquisti online, spiegano i due legali, sempre - sia chiaro - parlando in generale, è proprio quello «di non vedersi consegnata la merce che invece si è regolarmente pagata in anticipo. In questo caso il venditore commette sicuramente un illecito civile in quanto non adempie all’obbligo di consegnare la merce e quindi l’acquirente potrà citarlo in giudizio per ottenere la restituzione della somma pagata e il risarcimento del danno. Affinché si possa eventualmente parlare di truffa - specificano i due avvocati - è necessario che il venditore abbia indotto in errore il compratore, convincendolo ad acquistare con “artifici e raggiri”. Un caso classico consiste nel prospettare notevoli vantaggi economici all’acquirente ponendo in vendita la merce a un prezzo più basso rispetto al prezzo di mercato. Oppure si configura un artificio e raggiro quando il sito, ben allestito, faccia presumere l’esistenza di un negozio fisico con una sede e un magazzino, che invece non esiste. Oppure quando si diano estremi di partita Iva e sede del tutto fasulli e fantasiosi. Ed ancora quando si inizia col creare fiducia negli acquirenti anche esperti e questi, a loro volta caldeggino agli amici il negozio o il sito». Come muoversi quando si prospettano casi di questo tipo? «Si può sicuramente procedere in sede civile e penale nei confronti dei titolari delle aziende ed anche nei confronti di coloro che hanno agevolato la loro attività ingannevole». Tornando invece alla vicenda Zion: «Poichè i consumatori coinvolti sono migliaia in tutta Italia - concludono Possis e Costa Barbè - l'Uci sta vagliando a livello nazionale ogni possibile tutela, anche attraverso strade alternative a quelle citate, nell'ambito delle normative vigenti». Dunque anche nei casi limite ci sono strade alternative a quelle legali. Risulta comunque che almeno un procedimento sia già in corso, mentre numerosi sarebbero gli esposti giunti a Forze dell’ordine e magistratura.

Paolo Viviani

NOVARA - Caso Zion Smart Shop, dopo giorni di black-out totale (serrande del negozio di viale Volta abbassate, sito web non più on line e nessuna comunicazione), si è fatto vivo il titolare, almeno con il nostro giornale. Lo ha fatto tramite avvocato: lo scritto, che pubblichiamo qui a margine (insieme alla nostra risposta), interesserà di certo i tanti clienti in attesa di cellulari e pc ordinati e pagati, ma non ricevuti entro i 15 giorni lavorativi medi pattuiti. Una vicenda eclatante, di cui si sta interessando il Garante della concorrenza e del mercato, e anche l’Unione consumatori italiani, che a Novara ha sede in via Perrone 8 (mail segreteriaregionepiemonte@u-c-i.it) e che in poche giorni ha ricevuto centinaia se non migliaia di segnalazioni di clienti in attesa del prodotto, o del rimborso. I legali dell’associazione, anche a livello nazionale, stanno studiando il caso nei dettagli, e già preannunciano iniziativa concrete. Per ora però si limitano a considerazione di carattere generale. Dicono ad esempio gli avvocati Alessandra Possis presidente regionale Uci, e Antonio Costa Barbè, collaboratore della associazione: «Sono sempre più frequenti i casi in cui si ritiene che la mancata consegna di un acquisto effettuato in rete consista in una vera e propria truffa. Lo shopping si fa sempre di più sul web e il giro d’affari è in continua crescita nonostante la crisi; nello stesso tempo è facile essere “truffati” se non si seguono alcune regole di base». Uno dei principali rischi che si corrono nel fare acquisti online, spiegano i due legali, sempre - sia chiaro - parlando in generale, è proprio quello «di non vedersi consegnata la merce che invece si è regolarmente pagata in anticipo. In questo caso il venditore commette sicuramente un illecito civile in quanto non adempie all’obbligo di consegnare la merce e quindi l’acquirente potrà citarlo in giudizio per ottenere la restituzione della somma pagata e il risarcimento del danno. Affinché si possa eventualmente parlare di truffa - specificano i due avvocati - è necessario che il venditore abbia indotto in errore il compratore, convincendolo ad acquistare con “artifici e raggiri”. Un caso classico consiste nel prospettare notevoli vantaggi economici all’acquirente ponendo in vendita la merce a un prezzo più basso rispetto al prezzo di mercato. Oppure si configura un artificio e raggiro quando il sito, ben allestito, faccia presumere l’esistenza di un negozio fisico con una sede e un magazzino, che invece non esiste. Oppure quando si diano estremi di partita Iva e sede del tutto fasulli e fantasiosi. Ed ancora quando si inizia col creare fiducia negli acquirenti anche esperti e questi, a loro volta caldeggino agli amici il negozio o il sito». Come muoversi quando si prospettano casi di questo tipo? «Si può sicuramente procedere in sede civile e penale nei confronti dei titolari delle aziende ed anche nei confronti di coloro che hanno agevolato la loro attività ingannevole». Tornando invece alla vicenda Zion: «Poichè i consumatori coinvolti sono migliaia in tutta Italia - concludono Possis e Costa Barbè - l'Uci sta vagliando a livello nazionale ogni possibile tutela, anche attraverso strade alternative a quelle citate, nell'ambito delle normative vigenti». Dunque anche nei casi limite ci sono strade alternative a quelle legali. Risulta comunque che almeno un procedimento sia già in corso, mentre numerosi sarebbero gli esposti giunti a Forze dell’ordine e magistratura.

Paolo Viviani

 

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