Centosessanta testimonial per “Una sala operatoria ibrida”

Centosessanta testimonial per “Una sala operatoria ibrida”
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NOVARA Circa centosessanta nomi e, dietro ciascuno di questi, una storia personale e diversa, ma che trova un comune denominatore in una patologia cerebrale o spinale, operata o curata.

Da questo comune denominatore la decisione di diventare testimonial del “lavoro” svolto negli anni dalla Struttura Neurochirurgia dell’Azienda ospedaliero-universitaria “Maggiore della Carità” di Novara e sollecitare l’opinione pubblica nei confronti del progetto “Una sala operatoria ibrida” attraverso una lettera scritta agli organi d’informazione, oltre al sindaco di Novara Andrea Ballarè, al Presidente della Provincia di Novara Matteo Besozzi, al Direttore generale dell’Aou novarese Mario Minola, al Prefetto di Novara Francesco Paolo Castaldo, al Presidente della Provincia del Vco Stefano Costa, al Presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino e all’assessore regionale Antonio Saitta.

“Siamo un gruppo di ex-pazienti e di famigliari di ex-pazienti della Struttura Neurochirurgia dell’Azienda ospedaliero-universitaria “Maggiore della Carità” di Novara – si legge nella missiva - residenti nel capoluogo e nelle province di Novara e del Verbano-Cusio-Ossola, ma anche fuori da questi due territori e fuori dal Piemonte. Nelle scorse settimane siamo venuti a conoscenza, attraverso le pagine dei giornali locali, del progetto ‘Una sala operatoria ibrida’ lanciato dal Direttore della stessa Struttura, il dottor Gabriele Panzarasa, insieme con l’associazione Amici della Neurochirurgia “Enrico Geuna”.

In contemporanea abbiamo letto che, secondo un’inchiesta di un noto quotidiano nazionale, pubblicata proprio il 1° novembre, la “nostra” piccola (ma evidentemente molto grande) Neurochirurgia è stata classificata al terzo posto tra quelle che sono ritenute le eccellenze italiane (e prima in Piemonte) in questo delicato campo, riuscendo a imporsi, grazie alle proprie competenze mediche, su quelle realtà ospedaliere molto più grandi e note e confermando, di fatto, quello che è un dato oggettivo riconosciutole ormai dagli anni Ottanta.

In quanto ex-utenti (anche i famigliari, indirettamente, lo diventano) di questa realtà, intendiamo con questa nostra lettera sollecitare l’attenzione dell’opinione pubblica nei confronti del progetto “Una sala operatoria ibrida”. Un progetto che, al di là della nostra personale gratitudine alla Struttura Neurochirurgia, ai suoi medici e al suo personale infermieristico, ci sembra doveroso sostenere per poter consentire l’ulteriore miglioramento di un’attività già ottima e che sarà di vantaggio alla sanità dell’intero territorio novarese e del Vco e di tutte quelle persone (circa milleduecento!) che ogni anno arrivano da tutt’Italia per affidarsi alle cure all’avanguardia che qui è già possibile ricevere. Abbiamo saputo che, per far diventare realtà il sogno di un nuovo neuro navigatore, di un’apparecchiatura Tc intraoperatoria e di un lettino radiotrasparente, occorrono ancora 990.000 euro. Alcune importanti istituzioni del territorio, riconoscendo la bontà e l’utilità del progetto, si sono già positivamente e concretamente attivate: noi – conclude lo scritto - nel nostro piccolo, ci impegneremo in prima persona, ma chiediamo a tutti di sostenere un bene che, alla fine, appartiene a ciascuno di noi e del quale chiunque potrebbe purtroppo dover avere improvvisamente bisogno”.

«Quando siamo venuti a conoscenza del progetto “Una sala operatoria ibrida” – hanno raccontato gli ex-pazienti che hanno sottoscritto la lettera – ci siamo messi in contatto con quante più persone abbiamo potuto rintracciare, facendo mente locale su ricordi e conoscenze personali, alcune delle quali hanno conosciuto il professor Enrico Geuna, “padre” della Neurochirurgia novarese, e il dottor Carlo Bellotti. E’ stato davvero molto bello constatare che nessuno, di fronte alla nostra proposta, si è tirato indietro: pensiamo che questa sia la prova della fiducia della quale godono il dottor Panzarasa e l’intera equipe della Struttura Neurochirurgia, che a tutti noi non hanno mai detto di no. Ad aderire sono stati anche i famigliari di pazienti che, purtroppo, non ce l’hanno fatta, ma che hanno comunque voluto unirsi a noi perchè profondamente riconoscenti per quanto i medici e il personale della Struttura hanno dato ai loro congiunti e alle stesse famiglie, che nel loro cammino non sono mai state lasciate da sole, ma sempre trattate con grande, profonda umanità. E questa – hanno concluso - ci è sembrata una scelta ancor più significativa rispetto a quanti oggi possono ringraziare il reparto perché guariti».

Lalla Negri


NOVARA Circa centosessanta nomi e, dietro ciascuno di questi, una storia personale e diversa, ma che trova un comune denominatore in una patologia cerebrale o spinale, operata o curata.

Da questo comune denominatore la decisione di diventare testimonial del “lavoro” svolto negli anni dalla Struttura Neurochirurgia dell’Azienda ospedaliero-universitaria “Maggiore della Carità” di Novara e sollecitare l’opinione pubblica nei confronti del progetto “Una sala operatoria ibrida” attraverso una lettera scritta agli organi d’informazione, oltre al sindaco di Novara Andrea Ballarè, al Presidente della Provincia di Novara Matteo Besozzi, al Direttore generale dell’Aou novarese Mario Minola, al Prefetto di Novara Francesco Paolo Castaldo, al Presidente della Provincia del Vco Stefano Costa, al Presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino e all’assessore regionale Antonio Saitta.

“Siamo un gruppo di ex-pazienti e di famigliari di ex-pazienti della Struttura Neurochirurgia dell’Azienda ospedaliero-universitaria “Maggiore della Carità” di Novara – si legge nella missiva - residenti nel capoluogo e nelle province di Novara e del Verbano-Cusio-Ossola, ma anche fuori da questi due territori e fuori dal Piemonte. Nelle scorse settimane siamo venuti a conoscenza, attraverso le pagine dei giornali locali, del progetto ‘Una sala operatoria ibrida’ lanciato dal Direttore della stessa Struttura, il dottor Gabriele Panzarasa, insieme con l’associazione Amici della Neurochirurgia “Enrico Geuna”.

In contemporanea abbiamo letto che, secondo un’inchiesta di un noto quotidiano nazionale, pubblicata proprio il 1° novembre, la “nostra” piccola (ma evidentemente molto grande) Neurochirurgia è stata classificata al terzo posto tra quelle che sono ritenute le eccellenze italiane (e prima in Piemonte) in questo delicato campo, riuscendo a imporsi, grazie alle proprie competenze mediche, su quelle realtà ospedaliere molto più grandi e note e confermando, di fatto, quello che è un dato oggettivo riconosciutole ormai dagli anni Ottanta.

In quanto ex-utenti (anche i famigliari, indirettamente, lo diventano) di questa realtà, intendiamo con questa nostra lettera sollecitare l’attenzione dell’opinione pubblica nei confronti del progetto “Una sala operatoria ibrida”. Un progetto che, al di là della nostra personale gratitudine alla Struttura Neurochirurgia, ai suoi medici e al suo personale infermieristico, ci sembra doveroso sostenere per poter consentire l’ulteriore miglioramento di un’attività già ottima e che sarà di vantaggio alla sanità dell’intero territorio novarese e del Vco e di tutte quelle persone (circa milleduecento!) che ogni anno arrivano da tutt’Italia per affidarsi alle cure all’avanguardia che qui è già possibile ricevere. Abbiamo saputo che, per far diventare realtà il sogno di un nuovo neuro navigatore, di un’apparecchiatura Tc intraoperatoria e di un lettino radiotrasparente, occorrono ancora 990.000 euro. Alcune importanti istituzioni del territorio, riconoscendo la bontà e l’utilità del progetto, si sono già positivamente e concretamente attivate: noi – conclude lo scritto - nel nostro piccolo, ci impegneremo in prima persona, ma chiediamo a tutti di sostenere un bene che, alla fine, appartiene a ciascuno di noi e del quale chiunque potrebbe purtroppo dover avere improvvisamente bisogno”.

«Quando siamo venuti a conoscenza del progetto “Una sala operatoria ibrida” – hanno raccontato gli ex-pazienti che hanno sottoscritto la lettera – ci siamo messi in contatto con quante più persone abbiamo potuto rintracciare, facendo mente locale su ricordi e conoscenze personali, alcune delle quali hanno conosciuto il professor Enrico Geuna, “padre” della Neurochirurgia novarese, e il dottor Carlo Bellotti. E’ stato davvero molto bello constatare che nessuno, di fronte alla nostra proposta, si è tirato indietro: pensiamo che questa sia la prova della fiducia della quale godono il dottor Panzarasa e l’intera equipe della Struttura Neurochirurgia, che a tutti noi non hanno mai detto di no. Ad aderire sono stati anche i famigliari di pazienti che, purtroppo, non ce l’hanno fatta, ma che hanno comunque voluto unirsi a noi perchè profondamente riconoscenti per quanto i medici e il personale della Struttura hanno dato ai loro congiunti e alle stesse famiglie, che nel loro cammino non sono mai state lasciate da sole, ma sempre trattate con grande, profonda umanità. E questa – hanno concluso - ci è sembrata una scelta ancor più significativa rispetto a quanti oggi possono ringraziare il reparto perché guariti».

Lalla Negri

 

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