Cerano: lavoratori clandestini nascosti in fabbrica, condannati i titolari

Cerano: lavoratori clandestini nascosti in fabbrica,  condannati i titolari
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NOVARA - Assoluzione dall’accusa di sfruttamento e condanna a 6 mesi di reclusione, con la condizionale, invece, per l’utilizzo di lavoratori irregolari. Comminata anche una multa di 5mila euro. Si sono conclusi così, mercoledì 11 marzo, in

NOVARA - Assoluzione dall’accusa di sfruttamento e condanna a 6 mesi di reclusione, con la condizionale, invece, per l’utilizzo di lavoratori irregolari. Comminata anche una multa di 5mila euro. Si sono conclusi così, mercoledì 11 marzo, in Tribunale a Novara, due processi a carico rispettivamente di
Suiyue Qiu, donna di 43 anni, e di Lingling Jiang, uomo di 28 anni, titolari di due ditte di Cerano, dove è risultato fosse usata manodopera clandestina. I due erano difesi dall’avvocato Maria Lucia Infantino.
Il pm Vezio Vicuna aveva chiesto 6 mesi e 15mila euro di multa. I due procedimenti sono l’esito finale della parte novarese del “Progetto Dragone”, ideato dal Servizio centrale operativo della Polizia di Stato e che ha avuto come obiettivo il monitoraggio delle attività economiche gestite da cittadini di origine cinese. A partire dalla fine di marzo 2012 erano partiti i controlli, proseguiti poi per alcune settimane ed effettuati con il personale della Direzione provinciale del lavoro e dello Spresal di Novara. A essere passati al setaccio erano stati locali pubblici e laboratori tessili. I due cinesi finiti alla sbarra erano titolari delle attività controllate a Cerano il 12 e 13 aprile 2012.
In aula, mercoledì, un agente che era intervenuto in occasione dell’operazione. «Il controllo è stato effettuato in un laboratorio di via Marconi – ha riferito – Qui abbiamo trovato otto cinesi, due privi di documenti e uno che era impegnato a una macchina taglia e cuci. Si trovavano tutti nello stesso ambiente di lavoro, molto angusto e dalle condizioni igieniche molto carenti». Quanto alla seconda azienda tessile controllata: «qui
abbiamo trovato anche una via di fuga nascosta, utile ai clandestini per fuggire qualora arrivassero i controlli delle Forze dell’Ordine. Quella volta non sono riusciti a utilizzarla».

mo.c.

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