Cinquant’anni dopo, gli Angeli del fango (anche novaresi)

Cinquant’anni dopo, gli Angeli del fango (anche novaresi)
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Oggi, venerdì 4 novembre, a mezzo secolo esatto dalla calamità, sono previsti gli eventi ufficiali per il 50° dell’alluvione di Firenze e a Palazzo Vecchio si terrà un Consiglio comunale straordinario alla presenza degli “Angeli del fango”, che si riuniranno poi in uno speciale raduno. Seguirà una messa in Santa Croce, una serie di celebrazioni in memoria delle vittime e tanti appuntamenti che si prolungheranno fino a domenica 6 novembre. E durante la tre giorni i bus e gli ingressi ai musei comunali saranno gratuiti, così come sarà sospesa la tassa di soggiorno. Il raduno degli “Angeli del fango”, ovvero dei tanti volontari che da tutto il mondo vennero a Firenze dopo l’alluvione per dare una mano alla città, il consiglio comunale straordinario, la visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la ricollocazione del restauro dell’Ultima Cena” di Vasari in Santa Croce, una fiaccolata rievocativa da San Miniato a piazza Santa Croce, che ricorda quella analoga del 4 novembre 1967, a un anno dal disastro. Ma anche tante iniziative culturali, tra cui mostre, performance, video inediti. Il tutto vuole costituire un viaggio nella memoria molto significativo, anche alla luce dei disastri che vedono l’Italia ferita e piegata in questi giorni di terremoti. Dopo 50 anni molto è cambiato, è nata una vera Protezione civile, le attività “anti disastri” si sono intensificate. Resta la necessità di lavorare sulla prevenzione, resta, alto, il valore della solidarietà. Come raccontano i settantenni di oggi, “Angeli del fango” novaresi di ieri. Tra questi Angelo Piazzano, che raggiunse Firenze subito, ad alluvione in corso, 50 anni fa.

Come son nati gli angeli del fango?

«Un famoso editorialista del “Corriere della Sera”, Giovanni Grazzini scrisse un fondo in quei giorni così: “chi viene anche il più cinico, anche il più torbido capisce subito che d’ora innanzi non sarà più permesso a nessuno fare dei sarcasmi sui giovani beats. Oggi questa gioventù ha dato un esempio meraviglioso, spinta dalla gioia di mostrarsi utile, di prendere la propria forza ed il proprio entusiasmo per la salvezza di un bene comune. Onore ai beats, onore agli ‘Angeli del fango’”.

Come sei nato tu angelo del fango?

«A Milano, alla Statale nei giorni immediatamente seguenti al famoso 4 novembre ‘66 era stato appeso un comunicato, senza timbri e scritto a penna. Parlava di un pullman che era stato organizzato per partire all’alba del 9 per i primi soccorsi all’alluvione di Firenze. Ne parlai in casa e mi munii di stivaloni, uno zainetto, ereditato dai miei fratelli, e di un lungo impermeabile, che poi da allora è rimasto appeso come reliquia in un angolo del garage, ancora carico di fango, e ormai cammina da solo, come uno stracchino. Quella notte alla Stazione Centrale di Milano, non la dimenticherò mai, con la ronda della polizia che pattuglia ad intermittenza e ti chiede ogni volta il documento d’identità, con i barboni, che per ripararsi dal freddo, dormono negli scatoloni sui contrafforti degli scaloni neo liberty, in ansia, ad aspettare il pullman che aveva appuntamento davanti alla Stazione centrale».

Ma chi era l’organizzatore?

«Non lo so. Allora cominciavo il terzo anno di legge e non frequentavo più che tanto per cui conoscevo pochi del mio corso e così anche sul pullman che finalmente arrivò, non ne riconobbi alcuno, ma poco importò, perchè fino all’arrivo a Firenze dormii profondamente. Devo dire che anzi, pieno d’orgoglio, stavo credendo di fare assieme ai miei compagni di viaggio un gesto unico, straordinario, eccezionale. Peccato che non fu così! Basterebbe vedere le immagini di quel tempo, per rendersi conto che eravamo davvero tanti e di ogni parte del mondo. E poi i vari documentari e “corti” girati in quei giorni, di cui il più rinomato è stato certo quello di Zeffirelli con la voce di Richard Burton, reperibile ancora adesso su Internet, su you tube. Da allora mi son procurato in casa una buona bibliografia, cominciando da un libro “Gli angeli del fango” che mi diede in dono un editore quando ci ritrovammo in Rusconi, dove ho lavorato per una decina d’anni come Capo del personale. Forse quell’assoluta libertà ed autonomia di organizzazione, di gestirsi rappresentò un segno positivo indimenticabile. Intanto non si poteva stare in ozio: quanto, ma quanto c’era da fare! Si avvertiva in pieno lo squallore, la desolazione, il paesaggio livido, bianco e nero monotono di fango, anche se l’onda di piena se n’era già andata. Finito il lavoro, andavamo a mangiare al dopolavoro comunale dietro alla piazza S.Croce e per dormire ci coricavamo nelle cuccette dei vagoni abbandonati negli scali della stazione di S.Maria Novella (senza sborsare una lira, naturalmente). Tutti, senza distinzione, si davano da fare ed eravamo pienamente consapevoli del dramma dei fiorentini, che per questo motivo ci diedero dimostrazione di riconoscenza perchè fummo ben voluti - ed ancora adesso lo siamo quando andiamo giù per le cerimonie di ricordo - dalla cittadinanza. Non posso dimenticare come ci accolse e ringraziò, subito all’inizio del suo discorso, il sindaco Domenici nel 2006, per i 40 anni dall’alluvione. Mi fa accaponare la pelle se lo risento mentalmente: una grandissima emozione!».

Ma perchè è per te un’esperienza particolare, indimenticabile?

«A Firenze è stata un’atmosfera unica: noi ci muovevamo attorniati da scenari naturali troppo belli con quei tesori artistici, che tutto il mondo ci invidia, fantastici anche se rovinati ed infangati, con le luci dei riflettori che illuminavano a giorno gli ambienti esterni, sopperendo alla mancanza di energia elettrica: m’è sempre parso di essere su di un palcoscenico, di recitare per tutta la settimana di permanenza un lavoro teatrale. Con tante, infinite comparse, provenienti da tutte le parti d’italia e d’Europa, tutte giovani, con chitarre, schiamazzi, cortei e tanta gioia di vivere, di far amicizia, ma sì di festa, malgrado ognuno avesse la piena consapevolezza della tragicità del momento per i padroni di casa. (e se poi pensiamo che ad esempio tra questi ragazzi con la chitarra in mano c’era il più grande, Francesco De Gregori...)».

Leggi questa ed altre testimonianze di novaresi “angeli del fango” sul Corriere di Novara di giovedì 4 novembre 2016  

Oggi, venerdì 4 novembre, a mezzo secolo esatto dalla calamità, sono previsti gli eventi ufficiali per il 50° dell’alluvione di Firenze e a Palazzo Vecchio si terrà un Consiglio comunale straordinario alla presenza degli “Angeli del fango”, che si riuniranno poi in uno speciale raduno. Seguirà una messa in Santa Croce, una serie di celebrazioni in memoria delle vittime e tanti appuntamenti che si prolungheranno fino a domenica 6 novembre. E durante la tre giorni i bus e gli ingressi ai musei comunali saranno gratuiti, così come sarà sospesa la tassa di soggiorno. Il raduno degli “Angeli del fango”, ovvero dei tanti volontari che da tutto il mondo vennero a Firenze dopo l’alluvione per dare una mano alla città, il consiglio comunale straordinario, la visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la ricollocazione del restauro dell’Ultima Cena” di Vasari in Santa Croce, una fiaccolata rievocativa da San Miniato a piazza Santa Croce, che ricorda quella analoga del 4 novembre 1967, a un anno dal disastro. Ma anche tante iniziative culturali, tra cui mostre, performance, video inediti. Il tutto vuole costituire un viaggio nella memoria molto significativo, anche alla luce dei disastri che vedono l’Italia ferita e piegata in questi giorni di terremoti. Dopo 50 anni molto è cambiato, è nata una vera Protezione civile, le attività “anti disastri” si sono intensificate. Resta la necessità di lavorare sulla prevenzione, resta, alto, il valore della solidarietà. Come raccontano i settantenni di oggi, “Angeli del fango” novaresi di ieri. Tra questi Angelo Piazzano, che raggiunse Firenze subito, ad alluvione in corso, 50 anni fa.

Come son nati gli angeli del fango?

«Un famoso editorialista del “Corriere della Sera”, Giovanni Grazzini scrisse un fondo in quei giorni così: “chi viene anche il più cinico, anche il più torbido capisce subito che d’ora innanzi non sarà più permesso a nessuno fare dei sarcasmi sui giovani beats. Oggi questa gioventù ha dato un esempio meraviglioso, spinta dalla gioia di mostrarsi utile, di prendere la propria forza ed il proprio entusiasmo per la salvezza di un bene comune. Onore ai beats, onore agli ‘Angeli del fango’”.

Come sei nato tu angelo del fango?

«A Milano, alla Statale nei giorni immediatamente seguenti al famoso 4 novembre ‘66 era stato appeso un comunicato, senza timbri e scritto a penna. Parlava di un pullman che era stato organizzato per partire all’alba del 9 per i primi soccorsi all’alluvione di Firenze. Ne parlai in casa e mi munii di stivaloni, uno zainetto, ereditato dai miei fratelli, e di un lungo impermeabile, che poi da allora è rimasto appeso come reliquia in un angolo del garage, ancora carico di fango, e ormai cammina da solo, come uno stracchino. Quella notte alla Stazione Centrale di Milano, non la dimenticherò mai, con la ronda della polizia che pattuglia ad intermittenza e ti chiede ogni volta il documento d’identità, con i barboni, che per ripararsi dal freddo, dormono negli scatoloni sui contrafforti degli scaloni neo liberty, in ansia, ad aspettare il pullman che aveva appuntamento davanti alla Stazione centrale».

Ma chi era l’organizzatore?

«Non lo so. Allora cominciavo il terzo anno di legge e non frequentavo più che tanto per cui conoscevo pochi del mio corso e così anche sul pullman che finalmente arrivò, non ne riconobbi alcuno, ma poco importò, perchè fino all’arrivo a Firenze dormii profondamente. Devo dire che anzi, pieno d’orgoglio, stavo credendo di fare assieme ai miei compagni di viaggio un gesto unico, straordinario, eccezionale. Peccato che non fu così! Basterebbe vedere le immagini di quel tempo, per rendersi conto che eravamo davvero tanti e di ogni parte del mondo. E poi i vari documentari e “corti” girati in quei giorni, di cui il più rinomato è stato certo quello di Zeffirelli con la voce di Richard Burton, reperibile ancora adesso su Internet, su you tube. Da allora mi son procurato in casa una buona bibliografia, cominciando da un libro “Gli angeli del fango” che mi diede in dono un editore quando ci ritrovammo in Rusconi, dove ho lavorato per una decina d’anni come Capo del personale. Forse quell’assoluta libertà ed autonomia di organizzazione, di gestirsi rappresentò un segno positivo indimenticabile. Intanto non si poteva stare in ozio: quanto, ma quanto c’era da fare! Si avvertiva in pieno lo squallore, la desolazione, il paesaggio livido, bianco e nero monotono di fango, anche se l’onda di piena se n’era già andata. Finito il lavoro, andavamo a mangiare al dopolavoro comunale dietro alla piazza S.Croce e per dormire ci coricavamo nelle cuccette dei vagoni abbandonati negli scali della stazione di S.Maria Novella (senza sborsare una lira, naturalmente). Tutti, senza distinzione, si davano da fare ed eravamo pienamente consapevoli del dramma dei fiorentini, che per questo motivo ci diedero dimostrazione di riconoscenza perchè fummo ben voluti - ed ancora adesso lo siamo quando andiamo giù per le cerimonie di ricordo - dalla cittadinanza. Non posso dimenticare come ci accolse e ringraziò, subito all’inizio del suo discorso, il sindaco Domenici nel 2006, per i 40 anni dall’alluvione. Mi fa accaponare la pelle se lo risento mentalmente: una grandissima emozione!».

Ma perchè è per te un’esperienza particolare, indimenticabile?

«A Firenze è stata un’atmosfera unica: noi ci muovevamo attorniati da scenari naturali troppo belli con quei tesori artistici, che tutto il mondo ci invidia, fantastici anche se rovinati ed infangati, con le luci dei riflettori che illuminavano a giorno gli ambienti esterni, sopperendo alla mancanza di energia elettrica: m’è sempre parso di essere su di un palcoscenico, di recitare per tutta la settimana di permanenza un lavoro teatrale. Con tante, infinite comparse, provenienti da tutte le parti d’italia e d’Europa, tutte giovani, con chitarre, schiamazzi, cortei e tanta gioia di vivere, di far amicizia, ma sì di festa, malgrado ognuno avesse la piena consapevolezza della tragicità del momento per i padroni di casa. (e se poi pensiamo che ad esempio tra questi ragazzi con la chitarra in mano c’era il più grande, Francesco De Gregori...)».

Leggi questa ed altre testimonianze di novaresi “angeli del fango” sul Corriere di Novara di giovedì 4 novembre 2016

 

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