Colpì la moglie a coltellate: ai domiciliari in un istituto sanitario l’anziano di Cressa

Colpì la moglie a coltellate: ai domiciliari in un istituto sanitario l’anziano di Cressa
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NOVARA - E’ uscito dal carcere Nicola Testa, il pensionato di 83 anni che domenica 8 marzo ha ferito al collo e all’addome con un coltello la moglie Lucia Di Salvatore, di 81, nella loro abitazione di via Mattioli a Cressa. La donna era poi deceduta dopo nove giorni di agonia al “Maggiore” di Novara.

Testa si trova ora ai “domiciliari”: per circa una settimana è stato a casa di uno dei figli, quindi, da martedì, è in un istituto di Nebbiuno che si occupa di recupero psicologico. A concedere i “domiciliari” il gip Angela Fasano, sulla base di una perizia medico-legale affidata a un perito. Perizia che ha mostrato come la sua situazione sia incompatibile con il carcere. L’avvocato Claudio Teruggi, suo difensore (l’accusa è di omicidio): «Su nostra istanza il gip ha concesso l’altro giorno il trasferimento nella struttura di Nebbiuno. Successivamente dovrebbe tornare a casa. Ora è preponderante il suo pieno recupero». Per quanto riguarda le indagini: «Stiamo attendendo il risultato completo dell’esame autoptico per capire se per la morte della moglie siano stati determinanti i colpi inferti o meno. La signora non stava bene, era ammalata e molto debilitata. Testa ha ammesso i fatti, probabilmente si potrà andare a processo con un giudizio immediato, quindi un percorso molto veloce». Ad aver ‘scatenato’ quella reazione pare sia stata una situazione di grande stanchezza vissuta dall’uomo, che da diverso tempo accudiva la moglie seminferma e malata. «Erano dieci giorni - continua il legale – che, a quanto mi ha riferito, non chiudeva occhio pur di accudire incessantemente la moglie. Alla fine è crollato».

Monica Curino


NOVARA - E’ uscito dal carcere Nicola Testa, il pensionato di 83 anni che domenica 8 marzo ha ferito al collo e all’addome con un coltello la moglie Lucia Di Salvatore, di 81, nella loro abitazione di via Mattioli a Cressa. La donna era poi deceduta dopo nove giorni di agonia al “Maggiore” di Novara.

Testa si trova ora ai “domiciliari”: per circa una settimana è stato a casa di uno dei figli, quindi, da martedì, è in un istituto di Nebbiuno che si occupa di recupero psicologico. A concedere i “domiciliari” il gip Angela Fasano, sulla base di una perizia medico-legale affidata a un perito. Perizia che ha mostrato come la sua situazione sia incompatibile con il carcere. L’avvocato Claudio Teruggi, suo difensore (l’accusa è di omicidio): «Su nostra istanza il gip ha concesso l’altro giorno il trasferimento nella struttura di Nebbiuno. Successivamente dovrebbe tornare a casa. Ora è preponderante il suo pieno recupero». Per quanto riguarda le indagini: «Stiamo attendendo il risultato completo dell’esame autoptico per capire se per la morte della moglie siano stati determinanti i colpi inferti o meno. La signora non stava bene, era ammalata e molto debilitata. Testa ha ammesso i fatti, probabilmente si potrà andare a processo con un giudizio immediato, quindi un percorso molto veloce». Ad aver ‘scatenato’ quella reazione pare sia stata una situazione di grande stanchezza vissuta dall’uomo, che da diverso tempo accudiva la moglie seminferma e malata. «Erano dieci giorni - continua il legale – che, a quanto mi ha riferito, non chiudeva occhio pur di accudire incessantemente la moglie. Alla fine è crollato».

Monica Curino

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