Come sarà la Novara nel 2030

I progetti urbanistici futuri nel primo incontro del ciclo “Lavori in corso”.

Come sarà la Novara nel 2030
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Come sarà la Novara nel 2030. Il sindaco Canelli ha spiegato i progetti urbanistici futuri nel primo incontro del ciclo "Lavori in corso".

Come sarà la Novara nel 2030

Il primo appuntamento del ciclo di incontri, organizzati dal Comune, dal titolo “Lavori in corso - incontri e racconti sul futuro di Novara” si è svolto nel tardo pomeriggio di venerdì nel Centro di ricerca applicata “Ipazia”. Una sede fortemente simbolica in relazione al fatto che molti dei recuperi urbanistici illustrati hanno sono nel quartiere cittadino un tempo a vocazione industriale e ora con diverse aree di fabbriche dismesse. Il sindaco Alessandro Canelli prima di lasciare spazio all’illustrazione dei due progetti di recupero dell’area Molino Tacchini e dell’ex Centro sociale di viale Giulio Cesare, ha tracciato le linee guida che l’amministrazione comunale sta portando avanti, per «una visione della Novara nel 2030».

«Un’idea precisa di sviluppo della città»

«Questi progetti che illustriamo sono portati avanti sulla base di un’idea precisa di sviluppo della città. Alcuni erano già esistenti, varati dalle amministrazioni precedenti, altri sono stati aggiornati e altri creati in modo in innovativo. Prima però di parlare di questi progetti va fatta una premessa. Dal 2006 al 2012 la popolazione è aumentata costantemente ogni anno per poi rallentare la sua crescita. Dal 2012 abbiamo perso mille abitanti, nonostante un aumento notevole di stranieri. La città pare aver perso la propria capacità attrattiva, pur collocandosi all’interno dell’area metropolitana milanese e nonostante la dimensione di città di media grandezza, la presenza di un mercato immobiliare decisamente più appetibile , la presenza di servizi di spicco per i cittadini (ad esempio, alcuni reparti dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria)».

«Dobbiamo attirare più abitanti»

«Inoltre per il quinto anno consecutivo la performance economico-imprenditoriale della provincia novarese risulta la migliore a livello regionale. Nel 2017 l’andamento demografico delle imprese di tutte le province piemontesi evidenzia delle flessioni, con l’unica eccezione di Torino e, appunto, Novara. Sotto il profilo occupazionale, il quadro statistico del bacino di Novara è però purtroppo peggiorato nel corso del 2017. Novara è l’unica provincia, insieme ad Alessandria, ad avere un tasso di disoccupazione superiore all’11%. Dobbiamo attirare più abitanti e possibilmente una nuova popolazione composta da giovani e famiglie. deve crescere il livello del reddito pro-capite. Ciò è possibile soltanto attraverso una politica di investimenti pubblici e privati sulla città e attraverso l’insediamento di nuovi siti produttivi, logistici e commerciali».

Più bellezza

Per ottenere questi risultati il sindaco ha esposto alcune linee di programma: «Serve più bellezza! La città va curata sotto l’aspetto manutentivo (case, edifici pubblici, strade e marciapiedi), sotto il profilo del decoro urbano e della sua pulizia, ma anche sotto l’aspetto della sicurezza percepita, della qualità dell’offerta culturale e della qualità ambientale. Accanto a questa vanno potenziate le i principali infrastrutture che caratterizzano la città. Tra queste l’Infrastrutturazione digitale, l’efficientamento dell’illuminazione pubblica (pali intelligenti), il rafforzamento della linea ferroviaria passeggeri di collegamento con Novara, l’infrastrutturazione stradale e ferroviaria per le merci, rete di teleriscaldamento della città».

Le aree dismesse

Un punto su cui ha particolarmente insistito è il recupero delle aree dismesse: «L’obiettivo di trasformare la città in un luogo facile e piacevole in cui stare passa anche attraverso la rivalutazione dell’immagine urbana, mediante il recupero e la trasformazione dei grandi contenitori urbani che, deprivati della loro funzione originaria, sono stati abbandonati al loro destino». Tra queste aree i principali progetti di recupero riguardano il complesso delle ex Caserme, l’ex Macello comunale, l’area del Complesso ospedaliero, l’area ex Ferrovie Nord Milano. Un discorso a parte è stato riservato al Bando Periferie e a Casa Bossi. «Per Casa Bossi abbiamo ricevuto un project financing, è la base per cominciare seriamente a pensare all’uso di questo importante edifico storico».

All’ex Centro Sociale un campus residenziale universitario

In merito alla riqualificazione dell’area dell’ex Centro Sociale di viale Giulio Cesare «che si trasformerà in un campus residenziale universitario privato con annesse strutture sportive aperte anche alla città e attività commerciali di supporto. Cambierà la viabilità della zona», il sindaco Canelli ha lasciato la parola al direttore generale Roberto Moriondo: «Il project financing è stato depositato due settimane fa. È in corso l’istruttoria per la valutazione dell’interesse pubblico, che dovrà essere approvata dal Consiglio Comunale. Poi il progetto verrà messo a bando. A livello di tempi si presume che a fine primavera avremo il soggetto vincitore della gara. Nella seconda metà del 2020 l’opera sarà a disposizione di chi studia, attrezzata di aeree sportive e commerciali».

Il progetto per il recupero del Molino Tacchini

«La storia di questa struttura, appartenente alla mia famiglia parte dal 1905. Oggi parte un nuovo capitolo» A parlare è l’imprenditore ed ex campione internazionale di tennis Sergio Tacchini, che accompagnato dal figlio Alessandro ha introdotto il progetto di recupero appunto dell’ex Molino Tacchini, nel cuore delle aree industriali dismesse di S. Agabio.
Il progetto, è stato illustrato dall'architetto Marco Bozzola: «Presentiamo un progetto avveniristico che nasce dalla visone coraggiosa di un imprenditore. Realizzeremo un microquartiere, in cui conviveranno un mix di funzioni, dal residenziale in particolare destinato agli universitari, alle attrezzature sportive, dal commerciale ad un parcheggio multipiano, fino allo spazio per la ristorazione interamente vetrato con uno sguardo inedito sulla skyline della città, tutto su un’area di circa 10.000 metri quadri. Un progetto che cambierà completamente la zona, a pochi passi dalla sede universitaria di via Wild. Teniamo conto che adiacenti vi sono le aree ex Enel, ex V Magazzino dell’aeronautica militare e ex Olcese. Una volta recuperare anche quelle Novara sarà diversa».

m.d.

Leggi di più sul Corriere di Novara di lunedì 19 novembre 2018

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