Comitato aerei Varallo Pombia tra i firmatari della lettera sulle grandi opere
Un documento inviato in tutte le sedi a Roma e a Bruxelles
Comitato aerei Varallo Pombia figura tra i sottoscrittori dell'appello fatto al Governo e alla Commissione europea per il rispetto delle regole sulle grandi opere.
Una lettera aperta di importanza nazionale
Nella lista delle numerosissime associazioni che sostengono la lettera aperta inviata nei giorni scorsi a Roma sul tema della valutazione d’impatto ambientale nelle grandi opere c’è anche il Comitato dei cittadini di Varallo Pombia per l’aeroporto di Malpensa. Con questo atto ufficiale i rappresentanti di molte associazioni nazionali e locali lanciano un appello al Presidente del Consiglio Mario Draghi, ai ministri della transizione ambientale e della cultura, al Parlamento e alla Commissione europea per chiedere un’azione concreta di tutela dei cittadini nei confronti degli effetti negativi delle grandi opere.
L’obiettivo è quello di ottenere una più rigorosa applicazione delle normative comunitarie sulle procedure di valutazione ambientale relative a piani e grandi progetti, soprattutto per quanto riguarda la trasparenza e la partecipazione del pubblico. Per tutto ciò che riguarda gli eventuali interventi su Malpensa insomma, si chiede alle autorità di intervenire per rendere più puntuali ed efficaci le verifiche effettuate tramite valutazione di impatto ambientale, autorizzazione integrata ambientale, valutazione ambientale strategica e valutazione di incidenza ambientale.
"Ecco i problemi attuali"
"Associazioni, comitati, reti di cittadini - scrivono i promotori - da quelle nazionali come Friday For Future, Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua, Italia Nostra e tante altre, alle reti "Per il Clima Fuori dal Fossile" e "Mamme da Nord a Sud" fino a una miriade di associazioni e comitati locali da tutte le regioni da anni impegnati sul territorio e che hanno esperienza diretta delle imbarazzanti procedure di Via condotte dal Ministero dell'Ambiente, si sono ritrovate in questo appello che reclama garanzie per la tutela di diritti primari, da quello alla salute a quello della tutela del paesaggio, della biodiversità e del clima. In Italia le grandi imprese, invece di affrontare la sfida di vedersi valutare pubblicamente i propri progetti come prevedono le leggi internazionali, vivono queste procedure come fastidiosi orpelli. È lì, invece, che si dovrebbe vagliare la qualità della progettualità di un paese. Continuano quindi a chiedere di stravolgere le regole in una continua gara ad abbassare l'asticella delle tutele, peraltro conducendo il paese a continui fallimenti. Basti pensare che le norme sulla Via sono cambiate nel 2017 con il D.lgs.104/2007 per introdurre la solita e vacua "semplificazione". La situazione è... peggiorata! Invece di trarre le dovute conseguenze nel 2020 si è pensato a introdurre altre modifiche nel decreto legge "Semplificazioni", immediatamente da noi denunciate. Dopo pochi mesi proprio chi ha pensato di beneficiare di tali leggi ora grida al loro fallimento! Recentemente il Presidente della Commissione Via nazionale, il Dottor Atelli, ha ammesso candidamente e autorevolmente che l'ingorgo di 600 progetti attualmente in valutazione presso il Ministero dell'Ambiente - molti da diversi anni - è dovuto al fatto che anche i progetti fatti male, superficiali o incompleti, sono incredibilmente e irritualmente ammessi alla procedura invece di essere respinti subito. Così perdono tempo tutti, dai cittadini interessati agli enti locali impegnati in estenuanti lungaggini. Un vero e proprio "accanimento" per usare le parole del presidente Atelli che spesso finisce con l'approvazione di progetti rattoppati a furia di integrazioni con i cittadini che presentano preziose osservazioni usati nei fatti come meri "correttori di bozze" svilendo così il rapporto con le comunità. Il 90% dei progetti alla fine ha comunque l'ok: viene da chiedersi come mai se hanno tali e tante criticità ammesse dagli stessi valutatori. Escono quindi pareri con decine o centinaia di prescrizioni che, secondo la Commissione Europea, sono un segnale di scarsa qualità di progetti che non avrebbero dovuto avere alcun seguito venendo respinti al mittente. Addirittura da tempo associazioni e ricercatori segnalano inutilmente al Ministero casi spudorati di copia-incolla, strafalcioni, errori. Addirittura studi di impatto ambientale fatti attraverso foto e senza recarsi sul posto nonostante i progetti spesso valgano centinaia di milioni di euro. Per non parlare, poi, delle verifiche dell'ottemperanza di tali prescrizioni sui cantieri, che, quando va bene, vengono fatte da funzionari seduti a Roma sulle carte inviate dai proponenti. È ovvia la reazione dei cittadini che si vedono arrivare progetti che mettono a rischio la qualità della vita. Il paradosso di questa corsa al ribasso è che a farne le spese sono alla fine i progetti meritevoli di attenzione che rimangono invischiati nelle lentissime e farraginose procedure ministeriali. Insomma, ci si chiede perché mai un'azienda dovrebbe puntare su una progettazione di qualità in queste condizioni".
Le proposte dei Comitati
Tra le proposte avanzate dai Comitati firmatari anche quella di promuovere la cosiddetta "inchiesta pubblica" sui progetti più controversi, prevista già in un primo momento dal Testo unico dell’ambiente fin dal 2006 e mai messa in atto dal Ministero. Si propone inoltre di pubblicare gli ordini del giorno della Commissione di valutazione di impatto ambientale nazionale e di prevedere la possibilità di fare audizioni per promuovere un confronto più tempestivo tra le parti in gioco su un determinato progetto. Le associazioni chiedono anche un controllo reale sul campo sui cantieri, trasparente e partecipato, la revisione dei pareri su alcune opere approvate oltre 10 anni fa. "Le associazioni - scrivono i promotori al fondo del comunicato - come sempre sono aperte al confronto sulle regole: in un momento storico così delicato la partecipazione dei cittadini nelle scelte e la trasparenza sono fondamentali. Noi ci siamo".