Condanne a 3 e 4 anni per gli ultimi imputati dell’operazione “White sugar”

Condanne a 3 e 4 anni per gli ultimi imputati dell’operazione “White sugar”
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NOVARA - Due condanne, rispettivamente a 5 anni e 40mila euro di multa e a 4 anni e 20mila euro, in Tribunale a Novara, per Raul Conforti, 39enne toscano, e Raffaele Veloz, 45 anni.

Il primo, soprannominato il ‘chimico’, per l’accusa si sarebbe occupato di trasformare la pasta di coca in cocaina una volta giunta in Piemonte da Santo Domingo; il secondo, invece, avrebbe ricevuto poco più di 8mila euro per una partita di droga: avrebbe fatto, insomma, da intermediario.

Nella penultima udienza del processo, il pm Enrica Gabetta aveva chiesto 10 anni di reclusione per il primo e 7 anni per il secondo. I due difensori, invece, l’assoluzione.

Si tratta della conclusione del processo a carico degli ultimi imputati dell’operazione “White Sugar”, indagine che nel gennaio 2014 aveva permesso alla Guardia di Finanza di Torino, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, di sgominare una banda dedita, a quanto risulta, al traffico internazionale di droga dal Sud America (precisamente da Santo Domingo) all’Italia e la cui base, stando sempre alle indagini, era in una villa di Galliate, di proprietà di Giuseppe Modica. L’ultimo a essere arrestato fu proprio Conforti, che si era reso latitante.

Per il pm, i due «facevano parte dell’organizzazione» di narcotrafficanti che trasportava droga sino in Italia, accusa questa rigettata e contestata dai difensori, per i quali nulla di quanto addebitato ai due «è stato dimostrato».

Lo scorso anno, con rito abbreviato, a Torino, ci sono state già le condanne per gli altri soggetti coinvolti, complessivamente nove persone. 18 anni di carcere sono stati comminati a Giuseppe Modica e al figlio Gianluca e poi pene tra i 3 e i 15 anni per i restanti imputati.

Il Tribunale, giudice Fabrizia Pironti di Campagna, ha accolto la ricostruzione dell’accusa e ha condannato i due;

Il pm aveva ricostruito nella sua requisitoria l’intera vicenda, illustrando anni di indagini, avviate nell’ottobre del 2011, quando le Fiamme Gialle vennero a conoscenza di un carico di cinque chili di pasta di cocaina che un corriere pare dovesse recuperare all’aeroporto di Parigi e trasportare in Italia. Complessivamente, a chiusura dell’operazione, erano stati sequestrati 32 chili di coca, 354 grammi di hashish e 103 di marijuana. Il tutto per guadagni di alcuni milioni di euro.

Nelle passate udienze, diversi i testi escussi, in particolare alcuni finanzieri, che avevano illustrato come per comunicare tra loro e ordinare la sostanza stupefacente la banda avesse ideato un sistema particolare, che pensavano potesse eludere i controlli degli investigatori. C’era una mail a conoscenza di tutti (con relativa password), ma anziché inviare i messaggi da una parte all’altra del mondo, il mittente lasciava il messaggio in ‘bozze’ (ossia non li spediva). L’altro, dall’altra parte, andava sulla stessa mail e, senza che arrivasse nulla di nuovo, senza che ci fosse alcun ‘traffico’ mail, guardava la casella bozze scritta dall’altra persona e lì trovava le indicazioni.

mo.c.


NOVARA - Due condanne, rispettivamente a 5 anni e 40mila euro di multa e a 4 anni e 20mila euro, in Tribunale a Novara, per Raul Conforti, 39enne toscano, e Raffaele Veloz, 45 anni.

Il primo, soprannominato il ‘chimico’, per l’accusa si sarebbe occupato di trasformare la pasta di coca in cocaina una volta giunta in Piemonte da Santo Domingo; il secondo, invece, avrebbe ricevuto poco più di 8mila euro per una partita di droga: avrebbe fatto, insomma, da intermediario.

Nella penultima udienza del processo, il pm Enrica Gabetta aveva chiesto 10 anni di reclusione per il primo e 7 anni per il secondo. I due difensori, invece, l’assoluzione.

Si tratta della conclusione del processo a carico degli ultimi imputati dell’operazione “White Sugar”, indagine che nel gennaio 2014 aveva permesso alla Guardia di Finanza di Torino, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, di sgominare una banda dedita, a quanto risulta, al traffico internazionale di droga dal Sud America (precisamente da Santo Domingo) all’Italia e la cui base, stando sempre alle indagini, era in una villa di Galliate, di proprietà di Giuseppe Modica. L’ultimo a essere arrestato fu proprio Conforti, che si era reso latitante.

Per il pm, i due «facevano parte dell’organizzazione» di narcotrafficanti che trasportava droga sino in Italia, accusa questa rigettata e contestata dai difensori, per i quali nulla di quanto addebitato ai due «è stato dimostrato».

Lo scorso anno, con rito abbreviato, a Torino, ci sono state già le condanne per gli altri soggetti coinvolti, complessivamente nove persone. 18 anni di carcere sono stati comminati a Giuseppe Modica e al figlio Gianluca e poi pene tra i 3 e i 15 anni per i restanti imputati.

Il Tribunale, giudice Fabrizia Pironti di Campagna, ha accolto la ricostruzione dell’accusa e ha condannato i due;

Il pm aveva ricostruito nella sua requisitoria l’intera vicenda, illustrando anni di indagini, avviate nell’ottobre del 2011, quando le Fiamme Gialle vennero a conoscenza di un carico di cinque chili di pasta di cocaina che un corriere pare dovesse recuperare all’aeroporto di Parigi e trasportare in Italia. Complessivamente, a chiusura dell’operazione, erano stati sequestrati 32 chili di coca, 354 grammi di hashish e 103 di marijuana. Il tutto per guadagni di alcuni milioni di euro.

Nelle passate udienze, diversi i testi escussi, in particolare alcuni finanzieri, che avevano illustrato come per comunicare tra loro e ordinare la sostanza stupefacente la banda avesse ideato un sistema particolare, che pensavano potesse eludere i controlli degli investigatori. C’era una mail a conoscenza di tutti (con relativa password), ma anziché inviare i messaggi da una parte all’altra del mondo, il mittente lasciava il messaggio in ‘bozze’ (ossia non li spediva). L’altro, dall’altra parte, andava sulla stessa mail e, senza che arrivasse nulla di nuovo, senza che ci fosse alcun ‘traffico’ mail, guardava la casella bozze scritta dall’altra persona e lì trovava le indicazioni.

mo.c.

 

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