"Così quella notte accoltellarono a morte Vincenzo sotto i nostri occhi"

"Così quella notte accoltellarono a morte Vincenzo sotto i nostri occhi"
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NOVARA -  «Sì, giustizia è stata fatta, e anche in tempi relativamente ragionevoli, ma non si torna indietro... Vincenzo non c’è più… resta un dolore immenso». Così Assunta Oropallo, all’indomani della notizia che la Cassazione ha reso definitiva la condanna del terzo soggetto coinvolto nell’omicidio del fratello, Marcello Murciano, che in carcere dovrà scontare 9 anni e 6 mesi. Col pronunciamento della Suprema Corte, il cerchio si è chiuso ed è stata fatta piena luce sul delitto, avvenuto la sera del 21 giugno 2010 davanti alla trattoria Concordia di viale Giulio Cesare (nella foto), scaturito da un rimprovero di Vincenzo Oropallo al giovane Abdeffamad El Kacimi sorpreso a urinare su un muretto. La Procura novarese mandò a giudizio quest’ultimo, cittadino italiano di origini nordafricane, e ottenne una condanna a 15 anni e 8 mesi. Ma quella sera con lui c’era appunto anche Murciano, e Vincenzo Perri, ritenuti però dagli inquirenti novaresi estranei al delitto. Non di questo avviso la Procura generale di Torino, che si oppose all’archiviazione e portò i due a processo. Qualche giorno fa, come detto, la condanna definitiva di Murciano; in precedenza anche quella, a 14 anni, di Perri. Dunque una aggressione a tre.

Quella sera in soccorso di Vincenzo Oropallo erano accorse, invano, la stessa sorella Assunta, e anche la moglie Filomena Ciaramella, uscendo dalla trattoria di famiglia. Assunta ringrazia la Procura generale per aver riaperto il caso. E dice amareggiata: «Non provo rancore, ma rimane la rabbia dentro… E’ bastato un attimo, una stupidaggine ed ecco spezzata una vita e rovinate intere famiglie». E pensa commossa ai due nipoti, che oggi hanno 20 e 18 anni: «Hanno perso il padre, e proprio nel momento in cui ne avevano tanto bisogno».

Paolo Viviani

leggi l’articolo integrale sul Corriere di Novara di sabato 2 aprile

NOVARA -  «Sì, giustizia è stata fatta, e anche in tempi relativamente ragionevoli, ma non si torna indietro... Vincenzo non c’è più… resta un dolore immenso». Così Assunta Oropallo, all’indomani della notizia che la Cassazione ha reso definitiva la condanna del terzo soggetto coinvolto nell’omicidio del fratello, Marcello Murciano, che in carcere dovrà scontare 9 anni e 6 mesi. Col pronunciamento della Suprema Corte, il cerchio si è chiuso ed è stata fatta piena luce sul delitto, avvenuto la sera del 21 giugno 2010 davanti alla trattoria Concordia di viale Giulio Cesare (nella foto), scaturito da un rimprovero di Vincenzo Oropallo al giovane Abdeffamad El Kacimi sorpreso a urinare su un muretto. La Procura novarese mandò a giudizio quest’ultimo, cittadino italiano di origini nordafricane, e ottenne una condanna a 15 anni e 8 mesi. Ma quella sera con lui c’era appunto anche Murciano, e Vincenzo Perri, ritenuti però dagli inquirenti novaresi estranei al delitto. Non di questo avviso la Procura generale di Torino, che si oppose all’archiviazione e portò i due a processo. Qualche giorno fa, come detto, la condanna definitiva di Murciano; in precedenza anche quella, a 14 anni, di Perri. Dunque una aggressione a tre.

Quella sera in soccorso di Vincenzo Oropallo erano accorse, invano, la stessa sorella Assunta, e anche la moglie Filomena Ciaramella, uscendo dalla trattoria di famiglia. Assunta ringrazia la Procura generale per aver riaperto il caso. E dice amareggiata: «Non provo rancore, ma rimane la rabbia dentro… E’ bastato un attimo, una stupidaggine ed ecco spezzata una vita e rovinate intere famiglie». E pensa commossa ai due nipoti, che oggi hanno 20 e 18 anni: «Hanno perso il padre, e proprio nel momento in cui ne avevano tanto bisogno».

Paolo Viviani

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