Così si è allargato (a sorpresa) il caso Est Sesia

Così si è allargato (a sorpresa) il caso Est Sesia
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NOVARA - Non solo nuovi indagati nel caso Est Sesia bensì anche accuse più gravi sul capo dei principali (e iniziali) fra i suddetti, ovvero i vertici operativi del Consorzio Bruno Bolognino, Luisa Lazzarini, Giorgio Massara e Francesca Bozzola: associazione a delinquere. Il direttore e i dirigenti dei Settori amministrativo e tecnico avrebbero costituito e organizzato - e il capo Ufficio progetti avrebbero partecipato - una associazione «allo scopo di commettere più delitti, e tra essi quelli di peculato, falso ideologico in atti pubblici, truffa aggravata per il conseguimento di erogazione pubblica, turbata libertà degli incanti e abuso d’ufficio». In pratica, secondo l’accusa, dal 2009 e fino a ottobre 2012, avrebbero orchestrato un sistema «ed una operatività criminosa» attraverso lo sviamento «dell’attività pubblicistica del Consorzio Est Sesia (ente privato di interesse pubblico, ndr)», alterando «le procedure amministrative in modo da ottenere rimborsi dal competente Ministero e da altri enti pubblici», in relazione «a lavori di progettazione ed alla realizzazione delle opere, molto superiori a quelli effettivamente dovuti e spettanti e operando in modo da distrarre quelle cifre verso il settore operativo e patrimoniale di diritto privato». Per così dire di “contorno” le ipotesi di reato contestate a vario titolo agli altri indagati: alcuni avrebbero concorso nel peculato, altri nel falso ideologico, altri ancora nella turbata libertà degli incanti. Per alcuni collaudatori il falso ideologico, per altri - compreso il comandante generale del Corpo forestale dello Stato - solo tentato («non riuscendo nell’intento... per l’intervento della Polizia giudiziaria che sequestrava la relativa documentazione, impedendo la consumazione del reato»). E per i revisori dei conti del Consorzio, dal 2005 al 2011, falsità ideologica. Sia chiaro, mere ipotesi di accusa, tutte da provare. Gli indagati a questo punto hanno una ventina di giorni per presentare memorie difensive o chiedere di essere interrogati, dopodichè la palla tornerà al pm Bossi, che avanzerà le sue richieste, ovvero presumibilmente il rinvio a giudizio. Perentorio, e fin da subito, l’avvocato Celestino Corica, difensore del principale indagato, il direttore (poi sospeso) Bruno Bolognino: «Il mio assistito è un galantuomo, totalmente estraneo agli addebiti che gli vengono contestati. L’Ente non ha subìto alcun danno e lui non ha mai intascato un solo euro. Dimostreremo la sua innocenza nelle sedi opportune».

p.v.

leggi il servizio sul Corriere di Novara di giovedì 22 ottobre

NOVARA - Non solo nuovi indagati nel caso Est Sesia bensì anche accuse più gravi sul capo dei principali (e iniziali) fra i suddetti, ovvero i vertici operativi del Consorzio Bruno Bolognino, Luisa Lazzarini, Giorgio Massara e Francesca Bozzola: associazione a delinquere. Il direttore e i dirigenti dei Settori amministrativo e tecnico avrebbero costituito e organizzato - e il capo Ufficio progetti avrebbero partecipato - una associazione «allo scopo di commettere più delitti, e tra essi quelli di peculato, falso ideologico in atti pubblici, truffa aggravata per il conseguimento di erogazione pubblica, turbata libertà degli incanti e abuso d’ufficio». In pratica, secondo l’accusa, dal 2009 e fino a ottobre 2012, avrebbero orchestrato un sistema «ed una operatività criminosa» attraverso lo sviamento «dell’attività pubblicistica del Consorzio Est Sesia (ente privato di interesse pubblico, ndr)», alterando «le procedure amministrative in modo da ottenere rimborsi dal competente Ministero e da altri enti pubblici», in relazione «a lavori di progettazione ed alla realizzazione delle opere, molto superiori a quelli effettivamente dovuti e spettanti e operando in modo da distrarre quelle cifre verso il settore operativo e patrimoniale di diritto privato». Per così dire di “contorno” le ipotesi di reato contestate a vario titolo agli altri indagati: alcuni avrebbero concorso nel peculato, altri nel falso ideologico, altri ancora nella turbata libertà degli incanti. Per alcuni collaudatori il falso ideologico, per altri - compreso il comandante generale del Corpo forestale dello Stato - solo tentato («non riuscendo nell’intento... per l’intervento della Polizia giudiziaria che sequestrava la relativa documentazione, impedendo la consumazione del reato»). E per i revisori dei conti del Consorzio, dal 2005 al 2011, falsità ideologica. Sia chiaro, mere ipotesi di accusa, tutte da provare. Gli indagati a questo punto hanno una ventina di giorni per presentare memorie difensive o chiedere di essere interrogati, dopodichè la palla tornerà al pm Bossi, che avanzerà le sue richieste, ovvero presumibilmente il rinvio a giudizio. Perentorio, e fin da subito, l’avvocato Celestino Corica, difensore del principale indagato, il direttore (poi sospeso) Bruno Bolognino: «Il mio assistito è un galantuomo, totalmente estraneo agli addebiti che gli vengono contestati. L’Ente non ha subìto alcun danno e lui non ha mai intascato un solo euro. Dimostreremo la sua innocenza nelle sedi opportune».

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