Decollano gli F35 ma Cameri trema

Decollano gli F35 ma Cameri trema
Pubblicato:

Sembra proprio che Roma voglia “nascondere” gli F35, l’ormai famoso Jsf, super caccia di nuova generazione che come noto per Europa e Mediterraneo viene assemblato al “Faco” di Cameri.
Eppure dicembre 2016 è stato un mese particolarmente importante per il grandioso (e costoso) progetto targato Lockeed Martin-Alenia Aermacchi. Poco prima di Natale i primi due F-35 tricolori sono atterrati e sono a disposizione del 32° Stormo di Amendola, in provincia di Foggia, «unità recentemente ricostituita proprio per accogliere il Joint Strike Fighter», come informa l’Arma azzurra. Che aggiunge: «Amendola è la prima base in Europa ad acquisire i velivoli prodotti ed assemblati in Italia presso la Faco (Final Assembly and Check Out) di Cameri, e l’evento rappresenta il raggiungimento di un importante obiettivo non solo per l’Aeronautica, ma per tutto il comparto della Difesa e dell’industria in termini di accrescimento di capacità e tecnologia».

I piloti, ben addestrati negli Usa così come i tecnici, hanno già iniziato le attività di volo. Insomma, un vero evento. Snobbato a livello governativo/istituzionale, nonostante rappresentasse «il raggiungimento di un importante obiettivo per la difesa e sicurezza del Paese». In pratica solo una nota della Difesa (imbarazzo per un progetto contrastato, almeno in passato, da forze dell’attuale maggioranza?). E pensare che contestualmente, quel giorno prenatalizio, anche Israele riceveva i suoi due primi F35 (una cinquantina quelli ordinati), atterrati alla base aerea di Nevatim, nel deserto del Negev, dove è di stanza il 140° Golden Eagles Squadron (curiosità: stando a fonti qualificate, in Israele il Jsf è stato ribattezzato “Adir”, che in ebraico significa “tuono”). Una cerimonia in pompa magna, riferiscono le agenzie internazionali: erano presenti il presidente Rivlin, il premier Netanyahu e mezzo Governo, oltre al segretario della Difesa statunitense Ashton Carter. In Italia, invece, tutto in sordina. E nemmeno si hanno numeri precisi.

Paolo Viviani

Leggi l'articolo integrale sul Corriere di Novara di lunedì 16 gennaio 2017 -- 

Sembra proprio che Roma voglia “nascondere” gli F35, l’ormai famoso Jsf, super caccia di nuova generazione che come noto per Europa e Mediterraneo viene assemblato al “Faco” di Cameri.
Eppure dicembre 2016 è stato un mese particolarmente importante per il grandioso (e costoso) progetto targato Lockeed Martin-Alenia Aermacchi. Poco prima di Natale i primi due F-35 tricolori sono atterrati e sono a disposizione del 32° Stormo di Amendola, in provincia di Foggia, «unità recentemente ricostituita proprio per accogliere il Joint Strike Fighter», come informa l’Arma azzurra. Che aggiunge: «Amendola è la prima base in Europa ad acquisire i velivoli prodotti ed assemblati in Italia presso la Faco (Final Assembly and Check Out) di Cameri, e l’evento rappresenta il raggiungimento di un importante obiettivo non solo per l’Aeronautica, ma per tutto il comparto della Difesa e dell’industria in termini di accrescimento di capacità e tecnologia».

I piloti, ben addestrati negli Usa così come i tecnici, hanno già iniziato le attività di volo. Insomma, un vero evento. Snobbato a livello governativo/istituzionale, nonostante rappresentasse «il raggiungimento di un importante obiettivo per la difesa e sicurezza del Paese». In pratica solo una nota della Difesa (imbarazzo per un progetto contrastato, almeno in passato, da forze dell’attuale maggioranza?). E pensare che contestualmente, quel giorno prenatalizio, anche Israele riceveva i suoi due primi F35 (una cinquantina quelli ordinati), atterrati alla base aerea di Nevatim, nel deserto del Negev, dove è di stanza il 140° Golden Eagles Squadron (curiosità: stando a fonti qualificate, in Israele il Jsf è stato ribattezzato “Adir”, che in ebraico significa “tuono”). Una cerimonia in pompa magna, riferiscono le agenzie internazionali: erano presenti il presidente Rivlin, il premier Netanyahu e mezzo Governo, oltre al segretario della Difesa statunitense Ashton Carter. In Italia, invece, tutto in sordina. E nemmeno si hanno numeri precisi.

Paolo Viviani

Leggi l'articolo integrale sul Corriere di Novara di lunedì 16 gennaio 2017 -- 

Seguici sui nostri canali