Processo

Delitto Amicucci a Novara: perizia psichiatrica per la colf che ha tentato di uccidersi con la candeggina

Ndreu avrebbe ucciso l'uomo con 12 coltellate, inferte al petto e all’addome

Delitto Amicucci a Novara: perizia psichiatrica per la colf che ha tentato di uccidersi con la candeggina
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Per il delitto di Antonio Amicucci (nella foto) è stata chiesta – e ottenuta – la perizia psichiatrica. Condannata a 16 anni e mezzo di reclusione per omicidio volontario aggravato, lo scorso 28 luglio al termine del rito abbreviato, Mide Ndreu, la 52enne colf albanese che avrebbe ucciso Antonio Amicucci (nella foto) di 68 anni nella sua abitazione al civico 1 di via Andoardi, sarà sottoposta a un parere tecnico circa la sua capacità di intendere e di volere.

Parere positivo alla perizia psichiatrica

Nella mattinata di mercoledì 15 marzo il legale di fiducia della donna, l’avvocato Giuseppe Ruffier di Novara che aveva presentato ricorso, ha ottenuto dai giudici della Corte di secondo grado, cui si era appellato, il parere positivo. Ndreu, va detto, a Torino non era presente perché dimessa il giorno prima dall’ospedale, dopo che nei giorni precedenti avrebbe tentato di suicidarsi ingerendo a quanto pare della candeggina.

«Il perito nominato dalla Corte di Appello giurerà il prossimo 22 marzo, poi la perizia» ha fatto sapere Ruffier, interpellato da Novara Oggi. Secondo Ruffier, Ndreu «necessita di cure» e quella mattina di due anni or sono «si era difesa dall’ennesimo tentativo di molestia sessuale» e da una «possibile minaccia da parte dell’uomo, con lo stesso coltello, diventato l’arma del delitto».

Il fatto nel 2021 e la questione delle molestie

Il fatto, va ricordato, era avvenuto il 24 novembre 2021, nel cuore del rione popolare di Sant’Andrea. Stando a quanto ricostruito, al culmine di una violenta lite, non la prima tra i due, Ndreu avrebbe ucciso Amicucci con 12 coltellate, inferte al petto e all’addome. A lanciare l’allarme ai carabinieri erano stati i vicini di casa, che avevano sentito urla strazianti e strani rumori provenire dall’alloggio situato al secondo piano della palazzina.

All’angolo con via Beltrami, verso le 11.30, erano accorsi anche i Vigili del fuoco, che avevano sfondato la porta di casa, e un equipaggio del 118. Il pensionato era stato trovato in un lago di sangue, già morto, mentre la collaboratrice domestica si era rifugiata, sotto choc, da un vicino.

Dopo la confessione al pm Giovanni Castellani («abbiamo litigato, poi lui mi ha aggredito, ho dovuto difendermi»), per Ndreu erano scattate le manette attorno ai polsi.

Sposata, con figli, e residente nello stesso quartiere novarese di Amicucci, la donna lavorava da circa quattro anni nella casa del 68enne, “Tonino” per gli amici, persona riservata e solitaria e, peraltro, gravata da invalidità totale.

Amicucci, così era emerso, aveva alle sue spalle precedenti e una condanna per molestie nei confronti dell’ex moglie, da cui era separato da tempo, e delle figlie. Ndreu, dopo aver trascorso un periodo di detenzione in carcere ed essere stata dimessa, martedì 14 marzo, dal reparto di psichiatria dell’ospedale, ha fatto ritorno nella sua abitazione, dove è sottoposta ai domiciliari con braccialetto elettronico.

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