Delitto di Cressa: chiesto il giudizio immediato

Delitto di Cressa: chiesto il giudizio immediato
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NOVARA - E’ uscito in questi giorni dall’istituto di cura sanitario di Nebbiuno, dove si trovava dopo un breve periodo di carcere e i primi tempi di domiciliari trascorsi a casa di uno dei figli, Nicola Testa, il pensionato di 83 anni che domenica 8 marzo ha ferito al collo e all’addome con un coltello la moglie Lucia Di Salvatore, di 81, nella loro abitazione di via Mattioli a Cressa. La donna è deceduta dopo nove giorni di agonia. Inizialmente trasportata all’ospedale di Borgomanero, era stata trasferita già nel pomeriggio di quella domenica al nosocomio novarese, dove era stata sottoposta anche a un intervento chirurgico.

L’anziano si trova ora ospite, sempre ai domiciliari, a casa della figlia. «Potrebbe tornare in struttura tra qualche settimana – spiega il suo legale, l’avvocato Carlo Teruggi – Essenzialmente per controlli di routine. Adesso sta comunque dalla figlia».

Intanto la Procura della Repubblica di Novara (a seguire l’inchiesta è il sostituto procuratore Olimpia Bossi) ha chiesto, per l’uomo, il giudizio immediato, reputando come la prova dei fatti sia evidente. L’anziano, del resto, ha confessato poco dopo i fatti (accaduti all’ora di pranzo), recandosi alla caserma della Tenenza dei Carabinieri di Borgomanero, dove aveva raccontato di aver ferito la donna. Subito, dunque, a processo. Una richiesta accolta dal Gip di Novara, che ha fissato il processo davanti alla locale Corte d’Assise per il prossimo 22 ottobre.

Adesso il legale dell’83enne ha tempo sino a fine mese (quindici giorni) per decidere se chiedere di procedere con riti alternativi come l’abbreviato, percorso che consente in caso di condanna lo sconto di un terzo della pena. «Con calma – commenta l’avvocato - sceglieremo la strategia migliore». Testa è accusato di omicidio volontario. Negli scorsi mesi una perizia medico-legale, affidata dal gip, ha ritenuto le condizioni dell’uomo incompatibili con la vita carceraria. 

mo.c.

 

Per saperne di più leggi l’articolo sul Corriere di Novara in edicola sabato 18 luglio


NOVARA - E’ uscito in questi giorni dall’istituto di cura sanitario di Nebbiuno, dove si trovava dopo un breve periodo di carcere e i primi tempi di domiciliari trascorsi a casa di uno dei figli, Nicola Testa, il pensionato di 83 anni che domenica 8 marzo ha ferito al collo e all’addome con un coltello la moglie Lucia Di Salvatore, di 81, nella loro abitazione di via Mattioli a Cressa. La donna è deceduta dopo nove giorni di agonia. Inizialmente trasportata all’ospedale di Borgomanero, era stata trasferita già nel pomeriggio di quella domenica al nosocomio novarese, dove era stata sottoposta anche a un intervento chirurgico.

L’anziano si trova ora ospite, sempre ai domiciliari, a casa della figlia. «Potrebbe tornare in struttura tra qualche settimana – spiega il suo legale, l’avvocato Carlo Teruggi – Essenzialmente per controlli di routine. Adesso sta comunque dalla figlia».

Intanto la Procura della Repubblica di Novara (a seguire l’inchiesta è il sostituto procuratore Olimpia Bossi) ha chiesto, per l’uomo, il giudizio immediato, reputando come la prova dei fatti sia evidente. L’anziano, del resto, ha confessato poco dopo i fatti (accaduti all’ora di pranzo), recandosi alla caserma della Tenenza dei Carabinieri di Borgomanero, dove aveva raccontato di aver ferito la donna. Subito, dunque, a processo. Una richiesta accolta dal Gip di Novara, che ha fissato il processo davanti alla locale Corte d’Assise per il prossimo 22 ottobre.

Adesso il legale dell’83enne ha tempo sino a fine mese (quindici giorni) per decidere se chiedere di procedere con riti alternativi come l’abbreviato, percorso che consente in caso di condanna lo sconto di un terzo della pena. «Con calma – commenta l’avvocato - sceglieremo la strategia migliore». Testa è accusato di omicidio volontario. Negli scorsi mesi una perizia medico-legale, affidata dal gip, ha ritenuto le condizioni dell’uomo incompatibili con la vita carceraria. 

mo.c.

 

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