Delitto di Maria Rosa Milani: ergastolo anche in appello per Stentardo

Delitto di Maria Rosa Milani: ergastolo anche in appello per Stentardo
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OLEGGIO, Omicidio dell’ottantenne Maria Rosa Milani alla Cascina Calossa di Oleggio: per Salvatore Stentardo, reo confesso del delitto, nel processo in Appello a Torino, condanna all’ergastolo con isolamento. Una conferma, dunque, di quanto stabilito a Novara il 3 febbraio 2016 al processo di primo grado davanti al gup Angela Fasano, quando il 61enne, difeso dall’avvocato Gianni Croce (così come in Appello), era stato condannato proprio al carcere a vita. Questo, nonostante la scelta del giudizio abbreviato, che prevedrebbe, in caso di condanna, uno ‘sconto’ di un terzo sulla pena. L’uomo ha numerosi precedenti e aggravanti: la modalità stessa dell’aggressione, particolarmente violenta, ha portato i giudici a non fare sconti di alcun tipo, così come anche a Novara.

Il delitto era avvenuto il 13 settembre 2014 e l’uomo era stato individuato tre mesi dopo. Già in primo grado il difensore, che ricorrerà in Cassazione, aveva depositato un memoriale in cui l’imputato si diceva pentito e chiedeva scusa.

mo.c.

Per saperne di più leggi il Corriere di Novara in edicola lunedì 16 ottobre

 

OLEGGIO, Omicidio dell’ottantenne Maria Rosa Milani alla Cascina Calossa di Oleggio: per Salvatore Stentardo, reo confesso del delitto, nel processo in Appello a Torino, condanna all’ergastolo con isolamento. Una conferma, dunque, di quanto stabilito a Novara il 3 febbraio 2016 al processo di primo grado davanti al gup Angela Fasano, quando il 61enne, difeso dall’avvocato Gianni Croce (così come in Appello), era stato condannato proprio al carcere a vita. Questo, nonostante la scelta del giudizio abbreviato, che prevedrebbe, in caso di condanna, uno ‘sconto’ di un terzo sulla pena. L’uomo ha numerosi precedenti e aggravanti: la modalità stessa dell’aggressione, particolarmente violenta, ha portato i giudici a non fare sconti di alcun tipo, così come anche a Novara.

Il delitto era avvenuto il 13 settembre 2014 e l’uomo era stato individuato tre mesi dopo. Già in primo grado il difensore, che ricorrerà in Cassazione, aveva depositato un memoriale in cui l’imputato si diceva pentito e chiedeva scusa.

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