Frontalieri con auto svizzere in Italia: un problema da risolvere
Non possono più circolare in ottemperanza al nuovo Decreto Sicurezza voluto dal ministro Salvini.
Il sequestro del veicolo e sanzioni che vanno dai 712 ai 2.848 euro.
Frontalieri alla guida di auto svizzere
E’ quanto rischiano i frontalieri alla guida, in Italia, di auto o altri mezzi di servizio con targhe svizzere. Il tema è da tempo al centro del dibattito politico ma finora la matassa non si è dipanata. I frontalieri sono preoccupati. «Sono ormai mesi che come Coordinamento provinciale dei Frontalieri del Vco stiamo cercando di capire come risolvere questa problematica. Queste auto – spiega il coordinatore Antonio Locatelli - non possono più circolare in Italia in ottemperanza al nuovo Decreto Sicurezza voluto dal ministro Salvini per regolarizzare la situazione delle auto con targhe extracomunitarie in Italia. La situazione è problematica perché ci sono ditte svizzere che mettono a disposizione i loro mezzi per permettere agli operai di viaggiare con una sola vettura, razionalizzando i consumi e le spese, riducendo l’inquinamento ecc. Queste persone ora non possono più spostarsi con i mezzi targati “TI” per colpa di questo decreto».
La preoccupazione dei lavoratori
I frontalieri sono molto preoccupati ma non intendono arrendersi. «Tempo addietro mi sono rivolto ai rappresentanti di Governo e pareva che qualcosa si fosse mosso: abbiamo ottenuto risposte con promesse di impegno e soluzioni immediate – puntualizza Locatelli -. Addirittura a mezza stampa i 5Stelle Niccolò Invidia e Federico D’Incà avevano annunciato la presentazione di un emendamento al Ministero degli Interni per un intervento del ministro Salvini. Stiamo ancora aspettando: ho anche contattato i rappresentanti locali della Lega e la notizia che ho avuto è che l’emendamento in questione verrà discusso, forse, a metà settembre. Chiediamo con forza un intervento risolutivo, ci appelliamo a tutti parlamentari locali delle attuali forze di governo ma anche all’onorevole del Pd Enrico Borghi, affinché si giunga presto a una risoluzione del problema».
Marco De Ambrosis