Funerali della giovane senza nome a Bellinzago: in 400 hanno partecipato al suo saluto
BELLINZAGO – Chiesa parrocchiale gremita, questa mattina, martedì 12 maggio, a Bellinzago Novarese, per i funerali della giovane di età compresa tra i 25 e i 30 anni, ritrovata cadavere nel canale Regina Elena esattamente il 12 maggio di quattro anni fa. Una donna rimasta senza nome e, sinora, in attesa delle indagini, senza sepoltura.
BELLINZAGO – Chiesa parrocchiale gremita, questa mattina, martedì 12 maggio, a Bellinzago Novarese, per i funerali della giovane di età compresa tra i 25 e i 30 anni, ritrovata cadavere nel canale Regina Elena esattamente il 12 maggio di quattro anni fa. Una donna rimasta senza nome e, sinora, in attesa delle indagini, senza sepoltura.
Un nome glielo hanno dato i volontari di Liberazione e Speranza onlus, l’associazione che, dal 2000, si occupa di salvare e seguire le donne vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale. L’hanno chiamata Micuta Anastasia. Micuta perché “pensiamo – spiegano dall’associazione presieduta da Andrea Lebra – che possa essere stata originaria di una povera zona di un paese dell’Est Europa e Micuta, in rumeno, significa ‘piccola’, ‘fragile’, ‘vulnerabile’. Anastasia, invece, significa ‘resurrezione’. Ogni persona ha diritto a un nome e noi abbiamo voluto darne ben due alla ragazza. Oggi abbiamo voluto pregare per lei, ricordandola. E ci fa piacere la risposta che è arrivata dalla gente. In chiesa c’erano oltre 400 persone, non giunte solo da Bellinzago”. A celebrare le esequie, organizzate da Liberazione e Speranza con il Comune di Bellinzago, il parroco don Pierangelo Cerutti, con altri sei sacerdoti: don Carlo Bonasio (parroco di S. Agabio), don Mario Bandera (del Centro missionario della Diocesi), don Giorgio Borroni (vicedirettore della Caritas), don Gianfranco Regalli (nuovo parroco di Borgolavezzaro), don Renato Sacco e don Gabriele Vitiello, coadiutore a Bellinzago.
“Siamo qui – spiega Liberazione e Speranza – per una celebrazione alla quale, credo nessuno di noi, prima di oggi, ha mai partecipato: dare la sepoltura ad una persona della quale non conosciamo quasi nulla. Non sappiamo da dove proveniva. Non sappiamo perché sia annegata il 12 maggio 2011 nel canale Regina Elena. Quattro anni di gelida e solitaria attesa nella cella frigorifero dell’ospedale di Novara non sono serviti a nulla per delinearne l’identità. Noi di “Liberazione e speranza” in questi anni abbiamo assistito a molte e terribili storie di violenza che si sono consumate in questo territorio nei confronti di tante ragazze straniere. Noi pensiamo che la tragica fine di questa ragazza abbia a che fare con quella efferata violazione dei diritti umani che è la tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale, un’attività ignobile, come ha denunciato in più occasioni papa Francesco, una vergogna per le nostre società che si dicono civilizzate, un crimine contro l’umanità”.
Monica Curino