Furti di rame e bella vita: sgominata banda, la base era a San Pietro Mosezzo
Tutto è partito dal sequestro di un furgone carico di rame
La Polizia di Stato di Novara, al termine di una lunga e complessa indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Novara, ha individuato e disarticolato i presunti appartenenti ad un’associazione per delinquere finalizzata al furto pluriaggravato di cavi in rame ed all’autoriciclaggio.
Le indagini
La terza sezione della Squadra Mobile, in seguito al sequestro di un furgone contenente 1700 kg di cavi in rame, effettuato dagli agenti della squadra Volante nel mese di Aprile 2022, avviava un’attività d’indagine che consentiva di risalire ad un sodalizio criminale che secondo l’ipotesi investigativa sarebbe stato dedito ai furti di ingenti quantità di cavi in rame, avente base a San Pietro Mosezzo.
Secondo gli Agenti della polizia di Stato si tratterebbe di un gruppo composto da sei persone, ognuna delle quali con uncompito specifico: dopo aver consumato numerosi furti di cavi in rame presso grandi società del milanese e del novarese, lo lavoravano reimmettendolo sul mercato ed ottenendo rilevantiguadagni.
Secondo gli investigatori a capo della banda, ci sarebbe stato un novarese il quale, dopo aver individuato il sito da depredare ed effettuati accurati sopralluoghi, avrebbe impartito le direttive ai propri “dipendenti” affinché consumassero il reato negli orari e con modalità prestabilite.
I furti sarebbero avvenuti tutti in orari notturni, il luogo di ritrovo dei sodali era l’abitazione del “capo banda” da dove, dopo aver prelevato tutta l’attrezzatura necessaria, partivano alla volta dei siti a cui fare “visita”.
Secondo una ricostruzione dei fatti gli esecutori materiali dei furti sarebbero stati tre, due uomini ed una donna: i primi due entravano nelle ditte mentre la donna fungeva da autista e si appostava nelle vicinanze con funzioni di “palo”. La quantità di materiale asportato variava dai 500 ai 2000 kg ed i furti avevano la durata di alcune ore.
Durante l’attività d’indagine, precisamente nel mese di settembre 2022, gli agenti, dopo aver individuato il luogo in cui la banda stava colpendo, ovvero la centrale termoelettrica vicino a questo capoluogo, decidevano di intervenire riuscendo a bloccare uno dei rei mentre il secondo si dava alla fuga nella zona boschiva circostante.
A seguito di questo intervento, secondo gli investigatori, il presunto “capo” del sodalizio non si sarebbe dato per vinto e, a distanza di pochi giorni, avrebbe organizzato un nuovo furto presso una società di Casaleggio, partecipando di persona allo stesso. Gli Agenti della Squadra Mobile, una volta individuato il sito, organizzavano un blitz nel corso del quale riuscivano a trarre in arresto i tre soggetti uno dei quali, per darsi alla fuga, trovandosi su una scala a circa tre metri di altezza, non ha avuto remore a saltare addosso ad uno degli operatori procurandogli delle lesioni e venendo bloccato dopo una colluttazione.
I danni causati dai furti erano notevoli: infatti, oltre al danno e al costo di riparazione, le imprese a causa del totale black out causato dall’asportazione dei cavi dovevano interrompere la loro attività anche per vari giorni.
L’accusa per i tre è quindi passata dal tentato furto pluriaggravato alla tentata rapina impropria.
Le indagini si sono quindi concentrate sull’ultimo consociato, ovvero l’uomo che secondo l’ipotesi investigativa sarebbe stato addetto al ritiro del rame ed alla successiva immissione sul mercato. La perquisizione, eseguita presso la sua abitazione, ha permesso di rinvenire la documentazione attestante la vendita del rame e dalla quale lo stesso, nell’arco degli ultimi 4 anni, ha guadagnato oltre un milione di euro. L’uomo, pregiudicato e disoccupato, per non attirare l’attenzione su di sé, faceva transitare tutto il denaro sul conto corrente intestato alla propria compagna, incensurata e disoccupata. E’ stato inoltre scoperto che la coppia era inoltre proprietaria di ben due Ferrari, una Testarossa ed una 360 Modena, del valore totale di oltre 200000 euro. Le auto venivano individuate in un’officina situata fuori Novara, sottoposte a sequestro e messe a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
Da quanto sopra anche la compagna dell’uomo è stata indagata in stato di libertà per il reato di riciclaggio.
L’attività d’indagine ha quindi consentito di recuperare circa 3000 kg di cavi in rame, di indagare 7 persone e di trarne in arresto tre, oltre al sequestro delle due Ferrari di ingente valore.