Giovane a processo per maltrattamenti e tentata violenza sessuale

Giovane a processo per maltrattamenti e tentata violenza sessuale
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NOVARA – “Mio figlio maggiore era senza una casa e, così, l’ho ospitato nella mia abitazione, ma ci sono stati problemi. Mi picchiava, mi offendeva, mi diceva “Ti ammazzo”, “Sei una poco di buono”. Ha cercato di baciarmi, dopo che si era spogliato. Io gli ho tirato una sberla e sono scappata via”.

E’ la testimonianza di una donna sulla cinquantina, originaria della Tanzania, nel processo a carico del figlio di 29 anni, sul banco degli imputati, in Tribunale a Novara, con le accuse di maltrattamenti in famiglia, lesioni e tentata violenza sessuale.

 

NOVARA – “Mio figlio maggiore era senza una casa e, così, l’ho ospitato nella mia abitazione, ma ci sono stati problemi. Mi picchiava, mi offendeva, mi diceva “Ti ammazzo”, “Sei una poco di buono”. Ha cercato di baciarmi, dopo che si era spogliato. Io gli ho tirato una sberla e sono scappata via”.

E’ la testimonianza di una donna sulla cinquantina, originaria della Tanzania, nel processo a carico del figlio di 29 anni, sul banco degli imputati, in Tribunale a Novara, con le accuse di maltrattamenti in famiglia, lesioni e tentata violenza sessuale.

L’ultima udienza stamani, martedì 27 gennaio. L’episodio al centro del processo è avvenuto il 17 gennaio del 2012, quando la donna stava ospitando il figlio nella sua abitazione. I vicini di casa, dopo aver udito forti rumori e grida d’aiuto, avevano dato l’allarme, chiamando i carabinieri. L’uomo, sottoposto al divieto di dimora in provincia e difeso dall’avvocato Enrico Aina, sembra stesse malmenando la madre. Stando alla denuncia la donna avrebbe patito una serie di violenze domestiche anche prima dell’intervento dei militari nella loro casa. Quel giorno pare fosse l’ennesimo episodio e la donna si era vista minacciare pesantemente dal figlio. Ai carabinieri, la vittima ha anche raccontato come il giovane, qualche anno prima, avesse cercato di avere un rapporto sessuale con lei.

“Aveva abbassato i pantaloni e gli slip – ha raccontato in aula la donna – ha cercato di allargarmi le cosce. Io ho urlato e sono riuscita a scappare”.

Prossima udienza il 7 luglio.

mo.c.

 

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