E' ai domiciliari

Giovane di Momo a processo per tentato omicidio e stupro

Una ragazza ha dichiarato di essere stata quasi soffocata

Giovane di Momo a processo per tentato omicidio e stupro
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Il ventenne, secondo quanto ricostruito, era stato identificato e arrestato dopo aver aggredito, a quanto pare in due diverse occasioni, altrettante prostitute che aveva adescato online.

I fatti

Gli episodi, che il diretto interessato dai domiciliari dove attualmente si trova ha sempre negato, sarebbero accaduti a gennaio dell’anno scorso. Secondo quanto ricostruito mercoledì 12 il giovane avrebbe incontrato una escort contattata in rete, obbligandola a fare sesso in un capannone abbandonato della periferia cittadina. La ragazza, di origine dominicana, lo aveva denunciato ai carabinieri dichiarando di essere stata quasi soffocata. Il giorno successivo, giovedì 13, il presunto aggressore sarebbe entrato nuovamente in azione, utilizzando più o meno le stesse modalità della prima volta.

Vittima, questa volta, una squillo di origine romena, sempre contattata sui siti specializzati che, dopo il rapporto forzato nella palestra comunale di Momo, dove sarebbe anche stata stordita, era finita al pronto soccorso con varie contusioni e una prognosi di una trentina di giorni. Incrociate le informazioni della prima e della seconda denuncia (quest’ultima presso la questura), le forze dell’ordine erano risalite all’identità dell’allora diciannovenne, che era finito dietro le sbarre dopo l’ordinanza firmata dalla gip del tribunale di Novara Rossana Mongiardo, su richiesta del pubblico ministero, Paolo Verri.

Il diretto interessato aveva reagito sostenendo che si trattava di calunnie e che al momento dei fatti era a casa. Tramite il suo legale, nei giorni scorsi in udienza preliminare, ha chiesto di essere processato con rito abbreviato per ottenere lo sconto di pena. Gli inquirenti sospettano che possa essere stato protagonista di altri episodi, magari anche “solo” tentati.

Le indagini si erano avvalse, tra l’altro, delle immagini raccolte dalle telecamere di videosorveglianza di Momo, dei dati contenuti nel telefono cellulare del ventenne – che una perizia ha stabilito essere in grado di stare a giudizio – e dei risultati degli accertamenti medici compiuti sulle due presunte vittime, che si sono costituite parte civile. Salvo imprevisti, sentenza a maggio 2023.

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