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Tiradani ricercatore novarese: "La ricerca non può fermarsi"

"Contro le fake news ci vuole una comunicazione alla portata di tutti"

Tiradani ricercatore novarese: "La ricerca non può fermarsi"
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«Ora più che mai è davvero importante che la luce sulla ricerca non si spenga»
Luigi Tiradani ha 38 anni, è di Cressa e si è laureato in Biotecnologie a Novara; da 6 anni è ricercatore dell’Istituto San Raffaele Telethon per la terapia genica di Milano

"La ricerca non può fermarsi"

E’ uno dei ricercatori dell’Istituto Telethon per la terapia genica all’interno dell’ospedale San Raffaele di Milano e sta continuando il suo lavoro in laboratorio nonostante la pandemia, perché «la ricerca non si può fermare del tutto». Luigi Tiradani è di Cressa, ha studiato al liceo Classico Fermi di Arona per poi laurearsi in Biotecnologie a Novara. E sempre a Novara ha mosso i suoi primi fondamentali passi nel mondo della ricerca, prima presso l’Università e poi in una start up scientifica. Da sei anni invece è approdato al prestigioso istituto del Capoluogo lombardo che si occupa di strategie terapeutiche per malattie genetiche rarissime e attualmente incurabili, lavorando nello specifico su modelli di gravissime malattie neurodegenerative come la leucodistrofia metacromatica e la malattia di Krabbe.

Malattie che continuano a richiedere studi, sperimentazioni e cure anche in tempo di Coronavirus, come lui stesso ha spiegato in una intervista pubblicata lo scorso mese di marzo sul sito di Fondazione Telethon.

I lavori in atto

«Ci sono cellule da mantenere in coltura - spiega Tiradani nell’articolo - animali modello che necessitano di essere nutriti e monitorati, esperimenti già in corso da mesi che vanno portati avanti, perché interromperli richiederebbe molto più tempo per rifarli da capo. E questo vanificherebbe mesi e mesi di lavoro, così come preziosi fondi per la ricerca come quelli che Fondazione Telethon raccoglie grazie alla generosità delle persone e investe nel nostro istituto». Un lavoro che, seppur inevitabilmente limitato dall’emergenza, non può essere fermato: «Abbiamo ridotto al minimo indispensabile le attività - spiega Tiradani - chi può lavora da casa mentre chi viene in laboratorio cerca di fare parte anche del lavoro degli altri, evitando se possibile di usare mezzi pubblici per spostarsi. Non cominciamo nuovi esperimenti, ci limitiamo a portare avanti quelli già in corso».

E l’auspicio è che ora più che mai sempre più persone comprendano quanto la ricerca sia fondamentale e diano il proprio contributo per tenerla in vita: «In questo momento - riflette Tiradani - com’è giusto e comprensibile, la maggior parte delle donazioni più copiose sono indirizzate alla gestione dell’Emergenza Covid ma è importante ricordare che c’è tutto un mondo di ricerche che hanno bisogno di sostegno per proseguire, soprattutto ora che per ovvie ragioni non si possono fare tutta una serie di iniziative di raccolta fondi, come le campagne di primavera... ecco, pur nell’emergenza Coronavirus è importante che la luce sulla ricerca non si spenga».

"Contro le fake news ci vuole una comunicazione alla portata di tutti"

Un momento questo in cui chi lavora in ambito scientifico ha certamente un punto di osservazione privilegiato sulla realtà: «Da una parte spero che ora tutti comprendano l’importanza della ricerca, il cui valore troppe volte è stato messo in dubbio senza appoggiarsi ad alcuna base scientifica, e senza comprendere la dedizione, la difficoltà e i sacrifici di chi fa questo lavoro. D’altro canto, facendo un “mea culpa” per la categoria, va detto che troppo spesso chi lavora in ambito scientifico trascura l’importanza di una comunicazione che sia alla portata di tutti ed è proprio questo a lasciare aperta la porta a fake news che, apparentemente più chiare e di impatto, purtroppo spesso arrivano prima della verità... ecco perché, senza trascurare naturalmente il valore scientifico, ritengo sia giusto trovare davvero un modo per comunicare in modo fruibile e accessibile».

"La gratitudine di quei genitori mi ha fatto riflettere"

Certo, perché è importante trasmettere che la ricerca non è “solo” microscopi, provette e preziose formule incomprensibili ai più: ricerca sono anche gli occhi di un genitore colmi di gratitudine per quella cura sperimentale che ha regalato anni di vita e speranza di un futuro migliore al loro bambino. «Solitamente chi lavora in laboratorio - racconta infatti Tiradani - non ha un feedback diretto. Nel nostro caso invece una parte del nostro lavoro viene direttamente applicato come sperimentazione clinica. Quello di cui mi occupo sono malattie neurodegenerative che insorgono nei primi 2/3 anni di vita, qui vengono in cura bambini davvero da tutto il mondo, dagli Stati Uniti al Mondo arabo, per fare solo due esempi, ed è capitato che dei genitori, oltre a ringraziare il medico, che è la persona con cui si interfacciano e che propone loro la cura, abbiano chiesto di incontrare anche noi ricercatori e si siano interessati all’attività di laboratorio. E’ capitato che per il compleanno di qualcuno di questi bimbi ci abbiano portato i pasticcini o fatto avere la foto di loro figlio. E questo toccare con mano quanto possa fare la ricerca nella vita delle persone, non può non farti riflettere ed emozionare».

Le parole del direttore generale di Fondazione Telethon

Avanti tutta quindi, senza esitazioni, perché, come spiega il direttore generale di Fondazione Telethon Francesca Pasinelli in merito all’emergenza sanitaria in corso «il nostro impegno consiste nel continuare a svolgere al meglio il nostro lavoro». «Innanzitutto - precisa Pasinelli - perché la nostra missione come charity è lavorare per una comunità di persone che continuano a rappresentare un’emergenza, così come le tante altre emergenze di cui tipicamente si occupano le organizzazioni del terzo settore e che non cessano di esistere in questo momento. Anzi, tutte le persone vulnerabili, per una patologia in famiglia o una condizione sociale fragile, lo sono ancora di più adesso e lo saranno nei prossimi mesi, forse anni. In linea con la promessa fatta ai propri sostenitori, Fondazione Telethon farà la sua parte continuando a sostenere la ricerca sulle malattie genetiche rare. Confidiamo nelle ricadute trasversali di questo patrimonio di conoscenza e faremo tutto il possibile per preservare questi programmi così preziosi dall’impatto del coronavirus».

Fondazione Telethon è una delle principali charity biomediche italiane: nata nel 1990, la sua missione è di arrivare alla cura delle malattie genetiche rare grazie a una ricerca scientifica di eccellenza. Attraverso un metodo unico nel panorama italiano, segue l’intera “filiera della ricerca” occupandosi
della raccolta fondi, della selezione e del finanziamento dei progetti e dell’attività stessa di ricerca.

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