I fratelli Palamara si avvalgono della facoltà di non rispondere e restano in carcere
La villa di Meina, così è emerso nelle indagini, è stata di proprietà di Santo Salvatore Ferraro, ritenuto vicino a Giacomo Zagari, vertice della locale di ‘ndrangheta nel Varesotto
Ha scosso il Novarese l’inchiesta della Dda milanese (tuttora in corso) sui presunti “fallimenti pilotati” per la quale sono state – per ora – indagate nove persone e tra queste i fratelli Giuseppe e Pasquale Palamara, 48 e 57 anni, imprenditori nel settore edile e movimentazione terra che vivono rispettivamente ad Arona e Meina e che sono ritenuti vicini alla ‘ndrangheta e l’ex parlamentare di Psdi e Psi ed ex sindaco di Borgomanero, Giuseppe Cerutti, di 86 anni.
Le accuse
Sono accusati, a vario titolo, di bancarotta fraudolenta, autoriciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. L’altro giorno nel corso dell’interrogatorio di garanzia i Palamara – detenuti nella casa circondariale di Novara – si sono avvalsi della facoltà di non rispondere e l’avvocato difensore Stefano Allegra ha chiesto la misura dei domiciliari. Mercoledì 17 il gip ha respinto la richiesta.
Probabile, a questo punto, il ricorso al tribunale del Riesame. Secondo le indagini del Nucleo di polizia Economico finanziaria della Guardia di Finanza di Milano, a partire dal 2019 i due fratelli, che sono ritenuti essere a capo del presunto sistema, avrebbero portato in “decozione” due società nel settore scavi e edilizia, mentre su una terza, che ha sede in provincia di Novara ed è ancora operativa, sono in corso accertamenti. Pilotando, così pare, i fallimenti, non solo avrebbero svuotato le aziende distraendo denaro e beni a loro favore per un valore di 1,3 milioni – una parte dei fondi sarebbero stati dirottati sui conti di una società svizzera –, ma le avrebbero anche rese insolvibili nei confronti dell’Erario.
«Sarebbero stati dediti – si legge nelle carte – alla commissione di plurimi reati tributari e fallimentari attraverso società operanti nel settore del movimento terra e lavori stradali a Milano e nella provincia di Novara». La scorsa settimana, quando la notizia del blitz e degli arresti della Gdf è venuta alla luce facendo velocemente il giro di tutto il web, ai Palamara sono stati sequestrati un immobile, auto di lusso e disponibilità finanziarie per un valore di 1,3 milioni di euro. Va detto che i due fratelli che risiedono sul lago Maggiore – la società è la Palamara scavi di Milano, da cui è nata l’inchiesta – sono originari della Calabria e sono imparentati con la famiglia Ferraro di Melito di Porto Salvo e Africo.
La villa di Meina, così è emerso nelle indagini, è stata di proprietà di Santo Salvatore Ferraro, ritenuto vicino a Giacomo Zagari, vertice della locale di ‘ndrangheta nel Varesotto. Per quanto riguarda Cerutti, che in passato è stato anche consigliere regionale in Piemonte, il suo coinvolgimento a quanto si è appreso sarebbe legato al fatto che dal 2002 al 2017 è stato presidente di Sitaf Spa, la Società italiana per il traforo autostrade Fréjus, e fino allo scorso mese di settembre anche il legale rappresentante di una delle società coinvolte nell’inchiesta, la Cave di Romagnano Sesia, di cui il procuratore risulta essere stato Pasquale Palamara. Cerutti, che risponde di reati tributari, è tra i destinatari del sequestro fino a una concorrenza di 280mila euro. A coordinare l’inchiesta è la pm della Dda milanese Sara Ombra, mentre l’ordinanza di custodia cautelare in carcere (133 le pagine che compongono il documento) è stata firmata dal gip Luigi Iannelli. Lo stesso Iannelli ha invitato la procura a proseguire nelle indagini. Potrebbero, dunque, esserci delle novità a breve.