Il sindaco: «Evitare che l’ex campo Tav diventi una cittadella radicale»
NOVARA - Ex campo Tav, il giorno dopo. Lì, in quel villaggio che accoglie oltre 350 persone, i due “falsi” imam, il marocchino Abderrhaim El Khaoua e il tunisino Jaidi Chaouki, cercavano proseliti alla causa della radicalizzazione islamica. Avevano addirittura messo in piedi un luogo di culto, defilato, nella zona del campo ancora sotto sequestro.
Ieri il sindaco Alessandro Canelli, l’assessore ai servizi sociali Emilio Iodice, con il dirigente Davide Buccolini, accompagnati dalla Polizia Municipale hanno compiuto un sopralluogo della zona. Poi, nel comando dei Vigili Urbani, le prime considerazioni: «Va evitato – ha detto Canelli - che l’ex campo Tav diventi una cittadella radicale. Stiamo parlando di una struttura nata per risolvere una situazione emergenziale, divenuta ora permanente: una sorta di condominio di case popolari, con strutture ormai deteriorate».
Che fine farà questa zona? «L’intenzione è quella di sgombrare il più possibile l’area, ridisegnandola proprio per le emergenze abitative, con soggiorni al massimo di sei mesi. Questo per evitare che possano ripresentarsi situazioni come quella che abbiamo appena vissuto, dove, in un contesto globalizzato e scarsamente controllato, crescono posizioni pericolose di radicalizzazione. In Europa, in Italia e anche a Novara – prosegue il primo cittadino – questa radicalizzazione non è solo trasmissibile nei luoghi di culto, ma anche in quelli privati. Il rischio che ciò accada è sempre alto».
Insomma siamo di fronte a due problemi: uno abitativo e l’altro relativo al rischio di posizione oltranziste. «E la soluzione è una sola: dismettere il campo».
Sandro Devecchi
Leggi il servizio sul Corriere di Novara di giovedì 8 settembre 2016
NOVARA - Ex campo Tav, il giorno dopo. Lì, in quel villaggio che accoglie oltre 350 persone, i due “falsi” imam, il marocchino Abderrhaim El Khaoua e il tunisino Jaidi Chaouki, cercavano proseliti alla causa della radicalizzazione islamica. Avevano addirittura messo in piedi un luogo di culto, defilato, nella zona del campo ancora sotto sequestro.
Ieri il sindaco Alessandro Canelli, l’assessore ai servizi sociali Emilio Iodice, con il dirigente Davide Buccolini, accompagnati dalla Polizia Municipale hanno compiuto un sopralluogo della zona. Poi, nel comando dei Vigili Urbani, le prime considerazioni: «Va evitato – ha detto Canelli - che l’ex campo Tav diventi una cittadella radicale. Stiamo parlando di una struttura nata per risolvere una situazione emergenziale, divenuta ora permanente: una sorta di condominio di case popolari, con strutture ormai deteriorate».
Che fine farà questa zona? «L’intenzione è quella di sgombrare il più possibile l’area, ridisegnandola proprio per le emergenze abitative, con soggiorni al massimo di sei mesi. Questo per evitare che possano ripresentarsi situazioni come quella che abbiamo appena vissuto, dove, in un contesto globalizzato e scarsamente controllato, crescono posizioni pericolose di radicalizzazione. In Europa, in Italia e anche a Novara – prosegue il primo cittadino – questa radicalizzazione non è solo trasmissibile nei luoghi di culto, ma anche in quelli privati. Il rischio che ciò accada è sempre alto».
Insomma siamo di fronte a due problemi: uno abitativo e l’altro relativo al rischio di posizione oltranziste. «E la soluzione è una sola: dismettere il campo».
Sandro Devecchi
Leggi il servizio sul Corriere di Novara di giovedì 8 settembre 2016