Il Tar chiude la caccia a quattro specie animali: esulta Pro Natura
Si tratta di pernice bianca, fagiano di monte, coturnice e moretta
Il Tar del Piemonte si è espresso riguardo alle istanze presentate da alcune associazioni animaliste, tra cui Pro Natura, e ha chiuso la caccia a pernice bianca, fagiano di monte, coturnice e moretta.
La decisione del Tar del Piemonte
Parzialmente accolto, con la chiusura decretata dal Tar, il ricorso presentato da tre associazioni animaliste (OIPA, LeAL e Federazione Nazionale Pro Natura) in merito alla caccia di quattro specie in Piemonte: la pernice bianca, il fagiano di monte, coturnice e moretta. Il ricorso si basa sul fatto che in Piemonte non esiste un Piano Faunistico Venatorio Regionale, che la legge nazionale sulla caccia considera obbligatorio e indispensabile per poter procedere con l’attività venatoria.
Quattro specie a rischio
"Inoltre - proseguono dall'associazione animalista - le quattro specie citate sono riconosciute come a rischio di estinzione, tant’è che l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, organo del Ministero per l’Ambiente e massima autorità scientifica pubblica in tema di fauna selvatica) aveva suggerito di escluderle da quelle cacciabili o adottare precauzioni molto stringenti. La Regione Piemonte invece non ha voluto tenere conto delle indicazioni che provengono dal mondo scientifico adducendo giustificazioni superficiali e basate su dati vecchi e ampiamente superati. Ricordiamo che i cambiamenti climatici hanno causato profonde modificazioni nell’ambiente alpino, dove vive la maggior parte delle specie sottratte all’esercizio venatorio, e il loro effetto è risultato particolarmente drammatico proprio in questi ultimi anni".
Il verdetto sulla questione arriva il prossimo 6 novembre
Il Tar scioglierà gli ultimi nodi della questione il prossimo 6 novembre, entrando nel merito del contenzioso. "Ci pare comunque veramente incredibile – concludono gli ambientalisti – che il mondo venatorio si sia scagliato con forza e violenza contro una decisione che è del tutto logica. Non stiamo parlando di cinghiali o di fagiani, ma di specie diventate rarissime e il cui numero in Regione oscilla, nei casi più favorevoli, intorno ad alcune centinaia”.