In aula i primi indagati dell’inchiesta “Caro Nipote”, relativa a truffe ad anziani

In aula i primi indagati dell’inchiesta “Caro Nipote”, relativa a truffe ad anziani
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NOVARA - A sette mesi dalla conclusione del blitz, che era scattato sul finire dello scorso luglio, sono arrivati a processo alcuni degli indagati coinvolti nell’operazione “Caro nipote”. Un’indagine che, coordinata dalla locale Procura, con il sostituto procuratore Ciro Caramore, aveva sgominato una presunta organizzazione criminale di rom di origine polacca, che si sarebbe dedicata a truffe ai danni di anziani.

I Carabinieri di Genova ne hanno scoperte 253 tra Italia, Svizzera, Repubblica Ceca, Canada, Usa, Germania e Svezia. Base operativa, in Italia, era proprio Novara, in particolare tra il campo di Agognate e l’abitazione posta all’angolo tra corso Trieste e strada Due Ponti.

Dei 71 indagati sono, al momento, già arrivati nelle aule di giustizia, pur se per udienze interlocutorie, in nove. Il processo si è già scisso in due parti. In due stanno seguendo il rito ordinario, con dibattimento e discussione; gli altri sette, invece, sono ricorsi al rito abbreviato.

A processo ordinario sono arrivati Jan Lakatosz e Maria Kierpacz, assistiti dall’avvocato Andrea Lafrancesca. Una prima udienza si è svolta ai primi di marzo e ha visto un rinvio al 13 dello stesso mese, quando ci sarà l’affidamento dell’incarico a un perito per la trascrizione delle intercettazioni telefoniche, tutte in stretta lingua polacca.

Barbara, Zofia, Sara e Ryszars Lakatosz, Samuel Kovalski, Ursula Sabo e Mirko Kopacsz, invece, saranno processati con rito abbreviato, procedimento che, in caso di condanna, prevede lo sconto di un terzo della pena. La prossima udienza, dopo una iniziale avvenuta il 25 febbraio, è fissata al 21 maggio. Sono assistiti dall’avvocato Lafrancesca e da un legale di Torino, l’avvocato William Voarino.

Stando a quanto emerse dalle indagini i componenti si sarebbero spacciati per nipoti, cugini e parenti, e avrebbero detto di avere necessità di denaro, di un aiuto economico. Per l’accusa avrebbero puntato subito a persone anziane, sole e, spesso, anche ammalate. Le avrebbero scelte da nomi sulle rubriche del telefono, nomi particolari che, per loro, indicavano una certa età, come ‘Cesira’ o ‘Ernestina’. La truffa iniziava con una telefonata: «Zia come stai? Mi riconosci?». Dopo aver conquistato la loro fiducia, con altri complici, le avrebbero derubate dei risparmi, di denaro, polizze in pegno e gioielli.

mo.c.


NOVARA - A sette mesi dalla conclusione del blitz, che era scattato sul finire dello scorso luglio, sono arrivati a processo alcuni degli indagati coinvolti nell’operazione “Caro nipote”. Un’indagine che, coordinata dalla locale Procura, con il sostituto procuratore Ciro Caramore, aveva sgominato una presunta organizzazione criminale di rom di origine polacca, che si sarebbe dedicata a truffe ai danni di anziani.

I Carabinieri di Genova ne hanno scoperte 253 tra Italia, Svizzera, Repubblica Ceca, Canada, Usa, Germania e Svezia. Base operativa, in Italia, era proprio Novara, in particolare tra il campo di Agognate e l’abitazione posta all’angolo tra corso Trieste e strada Due Ponti.

Dei 71 indagati sono, al momento, già arrivati nelle aule di giustizia, pur se per udienze interlocutorie, in nove. Il processo si è già scisso in due parti. In due stanno seguendo il rito ordinario, con dibattimento e discussione; gli altri sette, invece, sono ricorsi al rito abbreviato.

A processo ordinario sono arrivati Jan Lakatosz e Maria Kierpacz, assistiti dall’avvocato Andrea Lafrancesca. Una prima udienza si è svolta ai primi di marzo e ha visto un rinvio al 13 dello stesso mese, quando ci sarà l’affidamento dell’incarico a un perito per la trascrizione delle intercettazioni telefoniche, tutte in stretta lingua polacca.

Barbara, Zofia, Sara e Ryszars Lakatosz, Samuel Kovalski, Ursula Sabo e Mirko Kopacsz, invece, saranno processati con rito abbreviato, procedimento che, in caso di condanna, prevede lo sconto di un terzo della pena. La prossima udienza, dopo una iniziale avvenuta il 25 febbraio, è fissata al 21 maggio. Sono assistiti dall’avvocato Lafrancesca e da un legale di Torino, l’avvocato William Voarino.

Stando a quanto emerse dalle indagini i componenti si sarebbero spacciati per nipoti, cugini e parenti, e avrebbero detto di avere necessità di denaro, di un aiuto economico. Per l’accusa avrebbero puntato subito a persone anziane, sole e, spesso, anche ammalate. Le avrebbero scelte da nomi sulle rubriche del telefono, nomi particolari che, per loro, indicavano una certa età, come ‘Cesira’ o ‘Ernestina’. La truffa iniziava con una telefonata: «Zia come stai? Mi riconosci?». Dopo aver conquistato la loro fiducia, con altri complici, le avrebbero derubate dei risparmi, di denaro, polizze in pegno e gioielli.

mo.c.

 

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