In due alla sbarra per lesioni ed estorsione per un fatto del 2011

In due alla sbarra per lesioni ed estorsione per un fatto del 2011
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NOVARA – In due a processo per un episodio risalente al 2 settembre 2011, in piazza a Trecate.

Nell’ultima udienza, in Tribunale a Novara, martedì 7 aprile, il pm Silvia Baglivo ha chiesto per entrambi, Ahmed Issam Maulay, tunisino di 37 anni, e Elvir Ligataj, albanese di 29, una condanna a due anni di reclusione e una multa di 1.300 euro.

I due sono alla sbarra per lesioni ed estorsione. In quell’occasione un quarantenne era stato aggredito dai due affinché restituisse un prestito di 50 euro ricevuto da un loro amico. Stando all’accusa l’uomo era stato preso per i capelli e trascinato per metri e malmenato a pugni e calci.

In aula sono stati escussi alcuni testi, tra cui una giovane che era in auto con i due imputati prima dei fatti (“ho chiesto io di fermarci, per andare a chiedere i soldi che mi doveva, ma non ho detto a nessuno di intromettersi e di intervenire”), e un militare intervenuto in quell’occasione, che ha riferito di aver calmato gli animi, portando poi tutti in caserma.

Per il difensore, l’avvocato Cimma, non esistono prove che l’accaduto sia andato in quel modo. L’udienza è stata aggiornata al 28 aprile per la sentenza.

mo.c.


NOVARA – In due a processo per un episodio risalente al 2 settembre 2011, in piazza a Trecate.

Nell’ultima udienza, in Tribunale a Novara, martedì 7 aprile, il pm Silvia Baglivo ha chiesto per entrambi, Ahmed Issam Maulay, tunisino di 37 anni, e Elvir Ligataj, albanese di 29, una condanna a due anni di reclusione e una multa di 1.300 euro.

I due sono alla sbarra per lesioni ed estorsione. In quell’occasione un quarantenne era stato aggredito dai due affinché restituisse un prestito di 50 euro ricevuto da un loro amico. Stando all’accusa l’uomo era stato preso per i capelli e trascinato per metri e malmenato a pugni e calci.

In aula sono stati escussi alcuni testi, tra cui una giovane che era in auto con i due imputati prima dei fatti (“ho chiesto io di fermarci, per andare a chiedere i soldi che mi doveva, ma non ho detto a nessuno di intromettersi e di intervenire”), e un militare intervenuto in quell’occasione, che ha riferito di aver calmato gli animi, portando poi tutti in caserma.

Per il difensore, l’avvocato Cimma, non esistono prove che l’accaduto sia andato in quel modo. L’udienza è stata aggiornata al 28 aprile per la sentenza.

mo.c.


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