Individuati i rapinatori di “Vero caffè”, risiedono nell’Aronese

Svolta nelle indagini dei Carabinieri dopo un colpo a Samarate.

Individuati i rapinatori di “Vero caffè”, risiedono nell’Aronese
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Individuati i rapinatori di “Vero caffè”, risiedono nell’Aronese. Svolta nelle indagini dei Carabinieri dopo un colpo a Samarate.

Individuati i rapinatori di “Vero caffè”, risiedono nell’Aronese

Il bottino della prima rapina, 6.300 euro il 27 febbraio scorso al bar “Vero Caffè” di Castelletto Ticino, li avrebbe spinti ad insistere colpendo altri esercizi della stessa catena. Ma i colpi successivi avevano fruttato molto meno: 1.350 euro il 27 aprile a Tradate, 791 il 28 aprile a Castellanza, 150 il 30 aprile a Casale Coite Cerro, 500 il 9 maggio a Somma Lombardo, 200 il 18 magio a Parabiago. Così. Quando furono arrestati subito dopo aver rapinato un negozio di tatuaggi, il Crop Circle Tatoo di Samarate, il 43enne W. B. D e il 52enne A. B, entrambi residenti nel basso Aronese, avevano deciso di cambiare obiettivo.

Mandato di cattura nel carcere di Busto Arsizio

L’episodio di Samarate, per i carabinieri del Nucleo operativo radiomobile di Verbania, è stata la svolta decisiva nelle indagini che hanno consentito la notifica ai due rapinatori dei mandati di cattura nel carcere di Busto Arsizio dove si trovavano dal giorno del colpo a Samarate. A fornire i dettagli dell’operazione, alla quale non poteva che essere attribuito il nominativo in codice di “Vero Caffè”, sabato 13 al comando provinciale è stato il comandante, capitano Stefano Covolo: «Viaggiavano in sella allo scooter TMMax di B. A. e indossavano gli stessi caschi e i giubbotti utilizzati per le altre rapine». L’arresto è avvenuto a Somma Lombardo quando i due stavano raggiungendo la Mini Cooper Clubman di W. B. D. Oltre ai due mezzi sono stati sequestrati una pistola, un apparecchio elettrico utilizzato abitualmente dai veterinari in grado di emettere scariche elettriche fino a 5.000 volt.

Sempre le stesse modalità operative

A far intuire che si trattasse delle stesse persone che avevano colpito i bar della catena “Vero Caffè” sono state le modalità operative della rapina di Samarate. La Mini Cooper e lo scooter erano stati notati qualche giorno prima delle rapine dai testimoni oculari sentiti in corso d’indagine. La targa del motociclo veniva coperta per effettuare i colpi. I passamontagna, i caschi integrali e gli indumenti erano gli stessi delle video registrazioni esaminate in corso d’indagine dal procuratore capo, Olimpia Bossi. Il procuratre ha chiesto, ed ottenuto, l’autorizzazione agli arresti al gip Beatrice Alesci.
m.r.

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