La polemica

La protesta delle mamme: «Stop alla didattica a distanza»

Il gruppo Facebook che invita a non collegarsi alle lezioni o line gli ultimi giorni di scuola nasce a Poggibonsi. E sta raccogliendo consensi in tutta Italia

La protesta delle mamme: «Stop alla didattica a distanza»
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La protesta corre sulla rete. Su Whatsapp, sui social. E si concluderà con un clic: quello che genitori e bambini faranno ai loro pc, ai loro tablet, ai loro cellullari negli ultimi giorni di scuola. Per disconnettersi. E dire «Basta Dad», ovvero basta alla didattica a distanza.

«Vogliamo che i bambini tornino a scuola in sicurezza». E’ questo il senso di questa protesta che nasce a Poggibonsi, si allarga con un gruppo social su Fb che si chiama Basta Dad e che ad oggi raccoglie cittadini valdelsani, ma non solo per un totale di 2250 persone in tutta Italia. L’organizzatrice e coordinatrice è di Poggibonsi, genitore e imprenditore nel settore della comunicazione.

«E’ un gruppo nato pochi giorni fa – ha raccontato Angela Cecconi – E ha avuto subito centinaia di adesioni da tutta Italia, i più sono toscani perché è la cerchia di amicizia che si è allargato a macchia di olio. Si parte da qui insomma. Ma ci sono tante persone dall’Emilia, dal Veneto, dalla Sicilia, dalla Liguria, persone da tutta Italia».

Ne fanno parte genitori, ma anche insegnanti.

 

«Ci sono anche molti docenti. E la cosa mi fa molto piacere perché ci supportano. Sono docenti e genitori a loro volta e capiscono che questa cosa non è fattibile».

Il successo nasce dal desiderio di far tornare a scuola i bambini, di far riscoprire loro la socialità e il contatto con maestri e compagni di scuola da cui, causa coronavirus, sono stati lontani per così tanto tempo. Poi, l’incertezza che ancora regna sovrana per settembre alimenta il Basta Dad.

«Il governo ha riaperto tutto e ancora non si parla in modo certo di una riapertura sicura per le scuole a settembre», ha detto Angela Cecconi. E allora ecco l’idea. «Una forma di protesta simbolica, ovvero disertarela didattica a distanza nell’ultima settimana di scuola perché alla fine è l’unico modo per farci ascoltare».

Sui limiti della didattica a distanza, che l’emergenza sanitaria ha portato con sé, si sono riempite pagine di giornali, cartacei e non, social e discussioni infinite.

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