La strage di Altavilla tocca il Novarese, il padre: "Mia figlia e i miei nipoti uccisi da una setta"
I protagonisti della terribile vicenda avevano vissuto a Romentino, dove risiedono ancora i genitori di Antonella Salomone, la donna uccisa insieme a due figli
La tragedia che si è consumata in Sicilia la scorsa domenica 11 febbraio 2024 ha sconvolto l'Italia intera, toccando in modo particolare il Novarese e la comunità di Romentino.
Nella foto Antonella Salomone, 42 anni, con il marito Giovanni Barreca; l'uomo ha ucciso lei e due dei loro tre figli: Emanuel e Kevin.
Ampio servizio sul Corriere di Novara in edicola da domani, 15 febbraio.
La strage familiare
Antonella Salamone, 42 anni, domenica 11 febbraio sarebbe stata barbaramente uccisa dal marito Giovanni Barreca e da due complici, ad Altavilla Milicia, in provincia di Palermo. L’uomo di 54 anni nella sua furia omicida ha anche ammazzato due figli Emanuel e Kevin, di 5 e 16 anni, mentre la figlia maggiore, di 17 anni, è riuscita a salvarsi.
Barreca dopo aver compiuto la strage ha chiamato i Carabinieri per costituirsi. Un delitto efferato e spietato. Stando a quanto trapelato la donna sarebbe stata bruciata e sepolta e i figli sarebbero stato torturati.
La pista del fanatismo religioso
L’uomo, di professione muratore, secondo le prime ricostruzioni era molto religioso e sarebbe stato vicino a una setta o gruppo dedito a forme di fanatismo. Tra le giustificazioni per l’assassinio dei familiari avrebbe addotto quella che “il diavolo li avesse presi” e che doveva debellare la presenza demoniaca.
I complici
Nelle ore successive alla mattanza è stata fermata anche una coppia che potrebbe aver spinto l'uomo al gesto. Sabrina Fina - venditrice online - e Massimo Carandente, disoccupato, erano a loro volta due fanatici religiosi, come testimoniato dalle farneticazioni sui loro profili social. Come per il muratore 54enne, reo confesso dei delitti, le accuse sono di omicidio plurimo e soppressione di cadavere. La coppia - entrambi palermitani - avrebbe conosciuto Barreca durante incontri di preghiera in una chiesa evangelica.
I tre, però, si sarebbero sempre più allontanati e dalla chiesa per rifugiarsi in un mondo sempre più apocalittico e oltranzista, nutrendo - probabilmente - le proprie ossessioni a vicenda.
Shock a Romentino
La notizia ha raggiunto rapidamente Romentino dove Giovanni Barreca in passato aveva vissuto per diversi anni con la moglie e i figli. In paese abitano ancora i genitori di Antonella Salamone, con un altro figlio, partiti immediatamente per Altavilla Milicia non appena appreso quanto era accaduto.
A Romentino la famiglia Barreca era conosciuta da molti, e proprio in paese due dei tre figli, ossia la più grande, unica sopravvissuta alla strage, e Kevin, il mezzano, avevano frequentato le scuole.
Poi, pare per questioni economiche, Giovanni Barreca e Antonella Salamone, con i figli, erano tornati a vivere in Sicilia da cinque anni. Ma chi era vicino ad Antonella sa quanto la donna desiderasse tornare a Romentino, vicino alla sua famiglia d'origine, là dove era stata bene.
Lo sfogo del papà sui social
Come detto in questa strage è subito sembrata piuttosto evidente la pista del fanatismo religioso e qualcuno nelle sue ricostruzioni ha fatto riferimento anche all'appartenenza di Barreca a movimenti di impronta evangelica. Ma proprio in merito a questo aspetto il papà di Antonella, Angelo Salomone, ha voluto prendere una posizione chiara sui social:
"Questi assassini non sono evangelici come si definiscono, sono una setta satanica: lui li ha cercati, li ha contattati lui e obbligava mia figlia a farli entrare a casa e gli dicevano che mia figlia e i miei nipoti avevano un demone e dovevano essere uccisi. Lui aveva il demone, gli evangelici non hanno niente a che fare con i satanisti. Io sono il padre e conosco bene Giovanni Barreca, fanatico. Dovrà dare conto a Dio"
L'udienza di oggi
Intanto si è tenuta oggi l'udienza di convalida del fermo di Giovanni Barreca e i suoi presunti complici. Questi ultimi, nell'interrogatorio fiume di domenica scorsa, non avrebbero mostrato alcun pentimento né respinto le accuse, anzi, avrebbero risposto agli investigatori «abbiamo fatto solo del bene».