Mafia del carburante: 13 arresti e sequestri per 60 milioni VIDEO e FOTO
Operazione “Fuel Discont”: scoperta maxi frode all’Iva da 100 milioni di Euro. Ai vertici dell’organizzazione soggetti contigui alla camorra e alla criminalità romana. 13 arresti e perquisizioni in tutta Italia.
Mafia del carburante: 13 arresti e sequestri per 60 milioni
La Guardia di Finanza di Pavia, dalle prime luci dell’alba, al termine di una complessa indagine, coordinata dal Procuratore aggiunto Mario Venditti e dal Sostituto Procuratore Alberto Palermo, sta dando esecuzione a 13 misure cautelari personali e a decine di perquisizioni su tutto il territorio nazionale. L’operazione che vede impegnati più di 100 uomini sta sradicando una organizzazione criminale che attraverso un sistema di frodi carosello ha sottratto circa 100 Milioni di IVA in poco più di due anni e ha riciclato in Italia e all’estero i proventi illecitamente accumulati. A capo dell’organizzazione soggetti contigui alla camorra e alla criminalità romana.
Le indagini
Tutto nasce quando, nel gennaio 2019, i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Pavia, sulla base di attività di intelligence e insospettiti da un notevole aumento del transito di autocisterne con targa slovena o croata dirette ad un deposito situato nel comune di Vigevano, hanno avviato un’autonoma attività d’indagine, che in poco più di un anno, anche grazie al prezioso ausilio della Sezione della Polizia Stradale di Pavia e dell’Ufficio delle Dogane di Pavia, ha portato a disvelare un’imponente “frode carosello” perpetrata nel settore industriale fra i più a rischio, quello dei prodotti petroliferi, a danno non solo dell’erario nazionale, ma anche di tutte le imprese che operano nel pieno rispetto della legge e in applicazione delle regole di libera e leale concorrenza di mercato.
Il modus operandi
Gli artefici della frode, infatti, acquistavano il prodotto, tramite delle c.d. società “cartiere” a loro riconducibili, da operatori aventi sede in Repubblica Ceca, Cipro, Croazia, Romania e Slovenia poi, grazie ad un giro di fatture false complessivamente quantificato in oltre 400 milioni di euro, riuscivano a rivenderlo a diversi clienti sparsi sul territorio nazionale o a metterlo in consumo attraverso distributori stradali da loro gestiti in Piemonte, Veneto e Lombardia a prezzi molto più convenienti rispetto a quelli di mercato.
Rilevanti introiti
Facile intuire i danni provocati da questo sodalizio criminale agli operatori del settore i cui distributori insistevano in zone limitrofe a quelle dove veniva venduto il prodotto di questa organizzazione. I rilevanti introiti, poi, attraverso la falsificazione dei bilanci delle società (agli arresti domiciliari è finito anche un commercialista pavese T.G. 54 anni) e il mancato versamento delle imposte da parte delle società appositamente costituite per organizzare la frode, venivano riciclati attraverso il reimpiego degli stessi per attività illecite quali il pagamento in nero di stipendi o provvigioni oppure venivano utilizzati per l’acquisto di beni di lusso quali orologi del valore di anche 100.000 euro, automobili quali Porsche, Ferrari e Lamborghini e vacanze a bordo di yacht da 15.000 euro al giorno.