Magliette Chanel contraffatte: a processo 32enne

NOVARA, 16 mesi di carcere e una multa di 10mila euro. E’ la pena chiesta dal pm in Tribunale a Novara a carico di un’imprenditrice di 32 anni, C.D.L., finita a processo per contraffazione di marchio. La vicenda risale ad alcuni anni fa e riguarda il marchio “Chanel”. Proprio la sede italiana del grande marchio di moda si era accorta che alcune ditte presentavano il suo simbolo, la ‘C’ incrociata una di fronte all’altra appoggiate di ‘schiena’, un simbolo che, per loro, era contraffatto. “Chanel” aveva così segnalato la situazione alle Forze dell’Ordine, che avevano dato il via ad alcuni controlli e, in Piemonte, si era giunti a un laboratorio di Oleggio, dove furono sequestrati oltre un centinaio di capi già pronti per essere distribuiti in altri negozi.A essere state trovate, in particolare, magliette con il simbolo “Chanel” oro ironizzato, formato da frutta o animali. Per il difensore della donna, l’avvocato Maria Lucia Infantino, che ha chiesto l’assoluzione della sua assistita: «Chiedo l’assoluzione in quanto la mia assistita – ha sostenuto – non aveva alcun potere decisionale nelle scelte stilistiche. Lei si occupava solo della parte commerciale. Inoltre la mia assistita era alla guida della ditta di Oleggio solo dal 2011, non c’è nessuna prova del periodo in cui sono stati prodotti i vestiti poi sequestrati. Non solo: i capi mostravano in maniera ben evidente il marchio del laboratorio di Oleggio, sia sul capo sia sull’etichetta».mo.c.
Per saperne di più leggi il Corriere di Novara in edicola lunedì 22 maggio
NOVARA, 16 mesi di carcere e una multa di 10mila euro. E’ la pena chiesta dal pm in Tribunale a Novara a carico di un’imprenditrice di 32 anni, C.D.L., finita a processo per contraffazione di marchio. La vicenda risale ad alcuni anni fa e riguarda il marchio “Chanel”. Proprio la sede italiana del grande marchio di moda si era accorta che alcune ditte presentavano il suo simbolo, la ‘C’ incrociata una di fronte all’altra appoggiate di ‘schiena’, un simbolo che, per loro, era contraffatto. “Chanel” aveva così segnalato la situazione alle Forze dell’Ordine, che avevano dato il via ad alcuni controlli e, in Piemonte, si era giunti a un laboratorio di Oleggio, dove furono sequestrati oltre un centinaio di capi già pronti per essere distribuiti in altri negozi.A essere state trovate, in particolare, magliette con il simbolo “Chanel” oro ironizzato, formato da frutta o animali. Per il difensore della donna, l’avvocato Maria Lucia Infantino, che ha chiesto l’assoluzione della sua assistita: «Chiedo l’assoluzione in quanto la mia assistita – ha sostenuto – non aveva alcun potere decisionale nelle scelte stilistiche. Lei si occupava solo della parte commerciale. Inoltre la mia assistita era alla guida della ditta di Oleggio solo dal 2011, non c’è nessuna prova del periodo in cui sono stati prodotti i vestiti poi sequestrati. Non solo: i capi mostravano in maniera ben evidente il marchio del laboratorio di Oleggio, sia sul capo sia sull’etichetta».mo.c.
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