Malpensa terminal del Khat, la “droga dei poveri”

Malpensa terminal del Khat, la “droga dei poveri”
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Un fiume di “droga dei poveri” in arrivo dall’Etiopia a Malpensa per le province limitrofe, a cavallo del Ticino. Un traffico stroncato dalla Guardia di finanza, la quale aveva intensificato i controlli proprio perché consapevole della «diffusione delle sostanze di nuova generazione, che si affiancano a quelle che ormai da decenni hanno invaso il purtroppo fiorente mercato del consumo di droga». Quest’ultima operazione le Fiamme gialle l’hanno portata a termine in collaborazione con l’Agenzia delle Dogane e l’Ufficio sanità aerea: trae origine da una segnalazione inerente un maxi sequestro di “Khat”, operato a Zurigo dalle locale Dogana nella scorsa primavera, proveniente principalmente dall’Africa orientale. Ed ecco innalzarsi i livelli di controllo sulle spedizioni postali provenienti dallo scalo etiopico e dirette all’hub varesino. Ebbene, tra luglio ed ottobre di quest’anno, all’area cargo di Malpensa, sono state poste sotto sequestro oltre 100 spedizioni postali, tutte provenienti dall’Etiopia, per un totale di oltre 935 chili circa di “Khat”, considerata appunto la “droga dei poveri” in quanto «poco costosa – spiega la Gdf – ma ugualmente pericolosa per la salute, e le cui foglie essiccate erano state fatte passare per tè, henné o spezie. Si tratta di un’essenza naturale costituita dalle foglie del “Catha Edulis”, un arbusto originario delle regioni orientali dell’Africa, ma assai diffuso nella penisola arabica e che contiene i principi attivi catinone e catina. Le foglie di questa pianta contengono un alcaloide dall’azione stimolante che causa stati di eccitazione e di euforia e che provoca forme di dipendenza, tanto da essere introdotta nel 1980 dall’Organizzazione mondiale della sanità tra le sostanze stupefacenti. Il consumo di questa sostanza avviene tramite la masticazione delle foglie ed il prodotto migliore è quello che si ottiene dalle foglie giovani ed integre, quindi più tenere. In questo modo produce euforia, logorrea, eccitamento, insonnia, effetti afrodisiaci spesso di tipo illusorio, diminuzione del senso di fatica, del dolore, della stanchezza mentale e della fame. Tutti questi effetti producono dipendenza, essenzialmente psichica; infatti, contrariamente a quanto accade per la dipendenza comune da amfetamine, il “Khat” non produce assuefazione e la comparsa di sintomi da astinenza è piuttosto rara». Dall’inizio dell’anno sono stati arrestati 5 passeggeri (2 romeni, 1 etiope, 1 somalo e 1 britannico) tutti provenienti da Addis Abeba, trovati in possesso in totale di oltre 220 chili di “Khat” celati all’interno di valigie. Il totale complessivamente sequestrato ammonta a oltre 1.100 chili.
Osservazione finale della Gdf: Malpensa si conferma, «per la sua posizione strategica e per i rilevanti collegamenti internazionali», come «centro di snodo di traffici illeciti».

p.v.

Un fiume di “droga dei poveri” in arrivo dall’Etiopia a Malpensa per le province limitrofe, a cavallo del Ticino. Un traffico stroncato dalla Guardia di finanza, la quale aveva intensificato i controlli proprio perché consapevole della «diffusione delle sostanze di nuova generazione, che si affiancano a quelle che ormai da decenni hanno invaso il purtroppo fiorente mercato del consumo di droga». Quest’ultima operazione le Fiamme gialle l’hanno portata a termine in collaborazione con l’Agenzia delle Dogane e l’Ufficio sanità aerea: trae origine da una segnalazione inerente un maxi sequestro di “Khat”, operato a Zurigo dalle locale Dogana nella scorsa primavera, proveniente principalmente dall’Africa orientale. Ed ecco innalzarsi i livelli di controllo sulle spedizioni postali provenienti dallo scalo etiopico e dirette all’hub varesino. Ebbene, tra luglio ed ottobre di quest’anno, all’area cargo di Malpensa, sono state poste sotto sequestro oltre 100 spedizioni postali, tutte provenienti dall’Etiopia, per un totale di oltre 935 chili circa di “Khat”, considerata appunto la “droga dei poveri” in quanto «poco costosa – spiega la Gdf – ma ugualmente pericolosa per la salute, e le cui foglie essiccate erano state fatte passare per tè, henné o spezie. Si tratta di un’essenza naturale costituita dalle foglie del “Catha Edulis”, un arbusto originario delle regioni orientali dell’Africa, ma assai diffuso nella penisola arabica e che contiene i principi attivi catinone e catina. Le foglie di questa pianta contengono un alcaloide dall’azione stimolante che causa stati di eccitazione e di euforia e che provoca forme di dipendenza, tanto da essere introdotta nel 1980 dall’Organizzazione mondiale della sanità tra le sostanze stupefacenti. Il consumo di questa sostanza avviene tramite la masticazione delle foglie ed il prodotto migliore è quello che si ottiene dalle foglie giovani ed integre, quindi più tenere. In questo modo produce euforia, logorrea, eccitamento, insonnia, effetti afrodisiaci spesso di tipo illusorio, diminuzione del senso di fatica, del dolore, della stanchezza mentale e della fame. Tutti questi effetti producono dipendenza, essenzialmente psichica; infatti, contrariamente a quanto accade per la dipendenza comune da amfetamine, il “Khat” non produce assuefazione e la comparsa di sintomi da astinenza è piuttosto rara». Dall’inizio dell’anno sono stati arrestati 5 passeggeri (2 romeni, 1 etiope, 1 somalo e 1 britannico) tutti provenienti da Addis Abeba, trovati in possesso in totale di oltre 220 chili di “Khat” celati all’interno di valigie. Il totale complessivamente sequestrato ammonta a oltre 1.100 chili.
Osservazione finale della Gdf: Malpensa si conferma, «per la sua posizione strategica e per i rilevanti collegamenti internazionali», come «centro di snodo di traffici illeciti».

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