Marito a processo per maltrattamenti, estorsione e sfruttamento

Marito a processo per maltrattamenti, estorsione e sfruttamento
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NOVARA – Cinque anni. Questa la pena richiesta martedì 9 giugno, in Tribunale a Novara, per P.D.M., 37enne residente nell’Ovest Ticino, alla sbarra con le accuse di maltrattamenti, estorsione, rapina e sfruttamento della prostituzione. L’uomo, difeso dall’avvocato Patrizia Bartaloni, è finito alla sbarra per la denuncia sporta dalla moglie, nordafricana, nel 2012. Denuncia dopo la quale la donna è sparita.

Per l’accusa l’uomo avrebbe costretto a prostituirsi per strada la moglie, affinché gli portasse poi i soldi. Se la donna cercava di ribellarsi o rifiutarsi, sostiene l’accusa, l’uomo diventava particolarmente violento. Diversi i testi escussi in aula davanti al collegio e al pm Nicola Serianni. Una situazione di violenze che era peggiorata quando la donna era rimasta incinta e aveva, quindi, posto una sosta all’attività in strada. Il 37enne non l’aveva presa bene e, a quanto risulta, l’avrebbe minacciata con un coltello. In aula sono stati ascoltati un conoscente della donna e una prostituta. «Non voleva lavorare in strada. Era costretta». L’imputato rigetta ogni addebito e anzi sostiene come mai abbia saputo dell’‘attività’ della donna. L’avrebbe scoperto dopo il matrimonio, provando a spingerla a cambiare lavoro. Il difensore ha chiesto l’assoluzione per il suo assistito, puntando sulla non credibilità della versione della donna. «Non è credibile quanto ha raccontato». L’udienza è stata, quindi, aggiornata al 14 luglio per eventuali repliche e sentenza.

mo.c.


NOVARA – Cinque anni. Questa la pena richiesta martedì 9 giugno, in Tribunale a Novara, per P.D.M., 37enne residente nell’Ovest Ticino, alla sbarra con le accuse di maltrattamenti, estorsione, rapina e sfruttamento della prostituzione. L’uomo, difeso dall’avvocato Patrizia Bartaloni, è finito alla sbarra per la denuncia sporta dalla moglie, nordafricana, nel 2012. Denuncia dopo la quale la donna è sparita.

Per l’accusa l’uomo avrebbe costretto a prostituirsi per strada la moglie, affinché gli portasse poi i soldi. Se la donna cercava di ribellarsi o rifiutarsi, sostiene l’accusa, l’uomo diventava particolarmente violento. Diversi i testi escussi in aula davanti al collegio e al pm Nicola Serianni. Una situazione di violenze che era peggiorata quando la donna era rimasta incinta e aveva, quindi, posto una sosta all’attività in strada. Il 37enne non l’aveva presa bene e, a quanto risulta, l’avrebbe minacciata con un coltello. In aula sono stati ascoltati un conoscente della donna e una prostituta. «Non voleva lavorare in strada. Era costretta». L’imputato rigetta ogni addebito e anzi sostiene come mai abbia saputo dell’‘attività’ della donna. L’avrebbe scoperto dopo il matrimonio, provando a spingerla a cambiare lavoro. Il difensore ha chiesto l’assoluzione per il suo assistito, puntando sulla non credibilità della versione della donna. «Non è credibile quanto ha raccontato». L’udienza è stata, quindi, aggiornata al 14 luglio per eventuali repliche e sentenza.

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