Il caso

Maxifrode internazionale, parla il novarese Caressa: "Chiarirò la mia posizione"

Il consigliere comunale di Fratelli d’Italia e dg della NovaRomentin è indagato nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla Procura Europea-Ufficio di Milano

Maxifrode internazionale, parla il novarese Caressa: "Chiarirò la mia posizione"
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Parlano il politico novarese, nonché dg della NovaRomentin, e il suo avvocato. A raccogliere le loro dichiarazioni il Corriere di Novara.

Nella foto da sinistra Guido Presta, presidente della NovaRomentin arrestato insieme al fratello Ivan per frode fiscale, e Franco Caressa, consigliere comunale di Novara e dg della NovaRomentin, indagato nella medesima inchiesta.

Maxifrode internazionale, parla il novarese Caressa

«Il mio cliente dal momento che è entrato nella società “Pentacom S.r.l.” nella metà dell’aprile 2022, ha cercato di correggere diverse operazioni che presentavano situazioni di dubbio».

A parlare è l’avvocato Salvatore Pino, del Foro di Milano, legale di Franco Caressa, consigliere comunale a Novara per Fratelli d’Italia, che in passato ha anche ricoperto le cariche di vicesindaco e di assessore allo Sport.

L'inchiesta e gli arresti

Caressa risulta, infatti, indagato nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla Procura Europea – Ufficio di Milano, in merito una maxifrode internazionale che giovedì ha visto la Guardia di Finanza di Milano, trarre in arresto per frode fiscale due imprenditori novaresi i fratelli Guido, 39 anni, e Ivan Presta 42 anni, il primo presidente della società di calcio NovaRomentin, ex Rg Ticino, residenti in Svizzera e altre due persone residenti nel Novarese, Giuseppe Lisciandro, 68 anni e Giovanna Pezzullo 45 anni, oltre che a procedere al sequestro di oltre 95 milioni di euro nei confronti di sedici persone fisiche, molte residenti in provincia di Novara, e due aziende attive nel settore delle telecomunicazioni.

L'avviso di garanzia a Caressa

Caressa ha ricevuto un avviso di garanzia in qualità di presidente del consiglio di amministrazione della “Pentacom srl”. Secondo quanto reso noto dalla Guardia di Finanza, l’indagine trae origine da una serie d’ispezioni di natura fiscale avviate nel corso del 2022 dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Milano e dall’Ufficio Antifrode dell’Agenzia delle Entrate – Settore Contrasto Illeciti, che hanno portato all’emersione di “un sofisticato circuito di false fatturazioni nel settore del commercio di traffico dati internazionale VoIP”.

Nell’ambito delle indagini, a ottobre 2023 era già stato arrestato un broker italiano formalmente residente in Svizzera ed erano stati sequestrati oltre 50 milioni di euro, importo corrispondente all’Iva evasa.

Le successive investigazioni di natura tributaria e giudiziaria hanno permesso di ricostruire altri anelli della catena di frode, individuando altri due imprenditori italiani, anch’essi formalmente residenti in Svizzera, i due fratelli Presta, cui facevano capo società cartiere e alcune buffer, e le altre due persone residenti Novarese, che, secondo gli investigatori “fungevano da reclutatori e coordinatori delle teste di legno cui attribuire la rappresentanza legale delle società utilizzate nel circuito fraudolento”.

I due fratelli Presta si trovano in carcere perché per gli inquirenti esiste il pericolo di fuga, di reiterazione del reato e di inquinamento probatorio. Per ora i loro legali non hanno rilasciato dichiarazioni.

«Il mio cliente ha cercato di correggere diverse operazioni dubbie»

Diversa la posizione di Franco Caressa, come spiega avvocato Pino: «Le contestazioni fatte dalle Fiamme Gialle risalirebbero a scelte compiute da chi operava in società prima del mio cliente, che da subito ha chiesto una verifica della situazione societaria. Inoltre ha bloccato un poderoso rimborso dell’Iva, che stava già per essere liquidato, perché non era certo della conformità fiscale. A questo si aggiunge la richiesta della documentazione fiscale a tutte le società con cui vi erano rapporti lavorativi “tagliando” quelle che sembravano non avere i requisiti di legge».

«Il mio cliente - prosegue il legale - ha visto il blocco non solo dei conti societari ma anche di quelli personali e ora non può neanche disporre dei soldi per pagarsi un caffè... un fatto che potrebbe definirsi incostituzionale... Lo sblocco dei conti personali è prioritario. Le indagini sono ancora in corso e quindi non abbiamo ancora la possibilità di acquisire la documentazione necessaria. Stiamo lavorando per capire quale siano i documenti su cui si basa l’accusa. Stiamo ancora valutando la strategia in attesa di avere tutti gli atti. Va detto che il tipo di attività, il commercio di traffico dati internazionale VoIP” è difficile da analizzare, rispetto ad altre attività “maggiormente palpabili”. Il mio cliente comunque può produrre tutta la documentazione necessaria per chiarire la propria posizione».

Oltre al suo legale il Corriere ha chiesto una dichiarazione anche allo stesso Franco Caressa ,che, pur ammettendo di non trovarsi in una situazione facile, si è detto «fiducioso nella Magistratura. Mi sono state fatte delle contestazioni cui in parte penso di aver risposto, depositando della documentazione societaria e, se dovessero chiedere altre precisazioni, sono fiducioso e penso di poter chiarire ulteriormente la mia posizione. Assieme ai miei avvocati farò di tutto per dimostrare la mia estraneità a qualsiasi attività illegale».

In merito alle possibili ripercussioni della vicenda sulla società calcistica NovaRomentin, di cui Guido Presta è presidente e Caressa dirigente, quest’ultimo ha precisato: «Come dirigenti, tutti assieme, cercheremo le soluzioni più opportune per tutelare squadra e tesserati».

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