«Metodi mafiosi anche a Novara»

«Metodi mafiosi anche a Novara»
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Non proprio un fulmine a ciel sereno - visto che le precedenti inchieste della Dda subalpina, da Minotauroin giu?, e gli sconfinamenti di quelle meneghine avevano gia? rivelato inquietanti presenzenel Novarese - ma la notizia del lo smantellamento della localedi ndrangheta di Santhia?, di cui avevano dato conto sul numero del 2 luglio, di certo ha destato particolare scalpore e preoccupazione proprio per nuovi riferimenti alla nostra provincia. Erano state eseguite 18 misure cautelari (15 di custodia cautelare in carcere, 1 di arresti domiciliari trattandosi di un ultrasettantenne, e 2 di obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria), con accuse a vario titolo di associazione mafiosa armata e concorso esterno in associazione mafiosa, di estorsione, detenzione e porto di armi, danneggiamenti aggravati, incendi, sequestro di persona e tentato omicidio aggravato. Dove? Fra le province di Torino, Biella, Vercelli e appunto Novara. Una «indagine ampia ed articolata», aveva spiegato il procuratore capo subalpino Armando Spataro, condotta dal Gico della Gdf di Torino, dalle Squadre Mobili di Torino e Biella unitamente ai Carabinieri di Volpiano che si erano occupati di tentato omicidio avvenuto nel luglio 2010 a Volpiano. Smantellata una cellula ndranghetista (esponenti della cosca Raso-Gullace-Albanese) «operativa nel territorio dellAlto Piemonte, in costante collegamento con altri esponenti della medesima associazione mafiosa, dimoranti nella provincia di Torino, nella specie Saverio e Rocco Dominello, esponenti della cosca Pesce-Bellocco di Rosarno». Ebbene, non solo uno degli indagati risiede a Vespolate e un gravissimo episodio si era verificato a Novara nel 2010, bensi? leggendo le carte spuntano continui riferimenti alla nostra provincia, un continuo via vai di indagati, oltretutto in contatto con soggetti residenti, nomi peraltro noti e finiti nelle carte di altre inchieste. Sono tutte conferme innanzitutto che il Novarese non e? affatto immune da certi traffici e da certi affari, e poi, come piu? volte ripetuto, che non si puo? piu? parlare di sempli ci infiltrazionibensi? di presenze radicate. 

Paolo Viviani

Leggi tutto il servizio sul Corriere di Novara di lunedì 18 luglio 2016 

Non proprio un fulmine a ciel sereno - visto che le precedenti inchieste della Dda subalpina, da “Minotauro” in giu?, e gli sconfinamenti di quelle meneghine avevano gia? rivelato inquietanti “presenze” nel Novarese - ma la notizia del lo smantellamento della “locale” di ‘ndrangheta di Santhia?, di cui avevano dato conto sul numero del 2 luglio, di certo ha destato particolare scalpore e preoccupazione proprio per nuovi riferimenti alla nostra provincia. Erano state eseguite 18 misure cautelari (15 di custodia cautelare in carcere, 1 di arresti domiciliari trattandosi di un ultrasettantenne, e 2 di obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria), con accuse a vario titolo di associazione mafiosa armata e concorso esterno in associazione mafiosa, di estorsione, detenzione e porto di armi, danneggiamenti aggravati, incendi, sequestro di persona e tentato omicidio aggravato. Dove? Fra le province di Torino, Biella, Vercelli e appunto Novara. Una «indagine ampia ed articolata», aveva spiegato il procuratore capo subalpino Armando Spataro, condotta dal Gico della Gdf di Torino, dalle Squadre Mobili di Torino e Biella unitamente ai Carabinieri di Volpiano che si erano occupati di tentato omicidio avvenuto nel luglio 2010 a Volpiano. Smantellata una cellula‘ndranghetista (esponenti della cosca Raso-Gullace-Albanese) «operativa nel territorio dell’Alto Piemonte, in costante collegamento con altri esponenti della medesima associazione mafiosa, dimoranti nella provincia di Torino, nella specie Saverio e Rocco Dominello, esponenti della cosca Pesce-Bellocco di Rosarno». Ebbene, non solo uno degli indagati risiede a Vespolate e un gravissimo episodio si era verificato a Novara nel 2010, bensi? leggendo le carte spuntano continui riferimenti alla nostra provincia, un continuo via vai di indagati, oltretutto in contatto con soggetti residenti, nomi peraltro noti e finiti nelle carte di altre inchieste. Sono tutte conferme innanzitutto che il Novarese non e? affatto immune da certi traffici e da certi “affari”, e poi, come piu? volte ripetuto, che non si puo? piu? parlare di sempli ci “infiltrazioni” bensi? di presenze radicate. 

Paolo Viviani

Leggi tutto il servizio sul Corriere di Novara di lunedì 18 luglio 2016 

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