«Mi ha messo la mano in mezzo alle gambe»

«Mi ha messo la mano in mezzo alle gambe»
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NOVARA - «La mia permanenza in ospedale in Italia è stata davvero un incubo», La categorica affermazione arriva da una signora di nazionalità dei Paesi Bassi che ha contattato tramite lettera il Corriere di Novara per segnalare, a suo parere, una serie di vicissitudini affrontate durante un ricovero all’ospedale “Maggiore” di Novara. La più grave riguarda un presunto tentativo di violenza carnale. La signora Jolanda racconta che dopo essere stata vittima di un incidente in bicicletta «su una strada dissestata a Baveno (con un grosso buco in prossimità di una curva)» il 28 luglio alle ore 18 è stata portata in ambulanza all’ospedale “Castelli” di Verbania-Pallanza. La diagnosi «è risultata una frattura alla mascella, allo zigomo, all’orbita oculare, al quarto e quinto metacarpo e una scheggia nella guancia che avrebbe richiesto un intervento chirurgico. Per quest’ultimo sono stata trasferita il giorno seguente all’ospedale “Maggiore” di Novara, 91 km da Pallanza. Una connessione a internet pessima e scarse competenze in inglese del personale mi hanno moralmente atterrito, solamente nel momento di visita di mio marito e mio figlio potevo sentirmi al sicuro e non abbandonata alla mia sorte. Vista la mia situazione, in cui non avevo neanche il permesso di tossire o starnutire, mi aspettavo di trovare immediatamente posto per procedere con l’operazione, ma mi è stato ripetutamente detto che l’operazione avrebbe avuto luogo solamente lunedì 1 agosto o giovedì 4 agosto. Anche per quanto riguarda il cibo che mi è stato somministrato in ospedale ho delle lamentele da sollevare: vista la mia situazione in cui mi era impossibile masticare avrei dovuto ingerire solamente liquidi. Sorprendentemente mi sono invece ritrovata per colazione 3 piccoli biscotti secchi e una tazza di tè, inoltre semplicemente appoggiati di fronte a me senza nessuno che mi aiutasse ad aprire la scatola nonostante le fratture limitanti sopracitate. È stata davvero una situazione deplorevole». Ma oltre alle lamentele per la situazione sanitaria italiana la signora racconta un fatto grave: «Come se non ci fosse fine al peggio, il giorno dopo il mio arrivo mi sono ritrovata sola in camera. Domenica 31 luglio di primo mattino, mentre stavo tentando di trovare connessione internet vicino alla finestra della mia camera si è avvicinato un uomo che, ignorando il mio “buongiorno”, si è avvicinato a me e mi ha messo la mano in mezzo alle gambe. L’ho spinto via dicendogli di andarsene, così è sceso le scale e sparito dalla mia vista. Sono andata a cercare qualcuno che parlava in inglese ma non ho trovato nessuno. Dopo aver raccontato quello che mi era successo nessuno si è mostrato realmente preoccupato, anche quando la sicurezza è arrivata non è riuscita aiutarmi perché non parlava inglese e non mi ha neanche chiesto l’aspetto del mio aggressore. In ogni caso l’ospedale non ha preso nessun provvedimento». La signora aggiunge di aver dovuto contattare le Forze dell’ordine per proprio conto aggiungendo: «Non mi sono per niente sentita sicura in un ambiente, come l’ospedale, dove avrei dovuto sentirmi sicura per eccellenza. Che cosa sarebbe successo se il fatto fosse accaduto dopo l’operazione e io non avessi avuto la possibilità di difendermi da sola? La gestione del mio problema è stata veramente vergognosa e non ci sono parole per l’accaduto. Sperando che una situazione del genere non si ripresenti per futuri pazienti». 
In merito alla vicenda abbiamo contattato Il direttore sanitario dell’azienda ospedaliero-universitaria “Maggiore della Carità”, dottor Gianenrico Guida che precisa:  «Abbiamo letto con attenzione la lettera della signora olandese e abbiamo iniziato una verifica interna per accertare come si siano svolti i fatti. Alcune cose, tuttavia, si possono già affermare. Come è noto, è in corso da tempo un intervento per dotare di wi-fi il più ampio numero di strutture ospedaliere e quindi contiamo di colmare questa lacuna. E’ certamente possibile che nessuno del personale sapesse parlare inglese, ma del resto questa non è una qualità che viene richiesta nei concorsi che riguardano gli ospedali. Infine, il grave fatto di molestie subite se, come è stato scritto dalla signora, è stato denunciato sarà oggetto di inchiesta da parte di chi ne ha la competenza. In ogni caso, ci spiace davvero che la signora abbia avuto una così cattiva impressione del nostro ospedale; ma siamo per altro lieti di sapere che non ha avuto modo di lamentarsi dell’assistenza sanitaria ricevuta».
m.d.

NOVARA - «La mia permanenza in ospedale in Italia è stata davvero un incubo», La categorica affermazione arriva da una signora di nazionalità dei Paesi Bassi che ha contattato tramite lettera il Corriere di Novara per segnalare, a suo parere, una serie di vicissitudini affrontate durante un ricovero all’ospedale “Maggiore” di Novara. La più grave riguarda un presunto tentativo di violenza carnale. La signora Jolanda racconta che dopo essere stata vittima di un incidente in bicicletta «su una strada dissestata a Baveno (con un grosso buco in prossimità di una curva)» il 28 luglio alle ore 18 è stata portata in ambulanza all’ospedale “Castelli” di Verbania-Pallanza. La diagnosi «è risultata una frattura alla mascella, allo zigomo, all’orbita oculare, al quarto e quinto metacarpo e una scheggia nella guancia che avrebbe richiesto un intervento chirurgico. Per quest’ultimo sono stata trasferita il giorno seguente all’ospedale “Maggiore” di Novara, 91 km da Pallanza. Una connessione a internet pessima e scarse competenze in inglese del personale mi hanno moralmente atterrito, solamente nel momento di visita di mio marito e mio figlio potevo sentirmi al sicuro e non abbandonata alla mia sorte. Vista la mia situazione, in cui non avevo neanche il permesso di tossire o starnutire, mi aspettavo di trovare immediatamente posto per procedere con l’operazione, ma mi è stato ripetutamente detto che l’operazione avrebbe avuto luogo solamente lunedì 1 agosto o giovedì 4 agosto. Anche per quanto riguarda il cibo che mi è stato somministrato in ospedale ho delle lamentele da sollevare: vista la mia situazione in cui mi era impossibile masticare avrei dovuto ingerire solamente liquidi. Sorprendentemente mi sono invece ritrovata per colazione 3 piccoli biscotti secchi e una tazza di tè, inoltre semplicemente appoggiati di fronte a me senza nessuno che mi aiutasse ad aprire la scatola nonostante le fratture limitanti sopracitate. È stata davvero una situazione deplorevole». Ma oltre alle lamentele per la situazione sanitaria italiana la signora racconta un fatto grave: «Come se non ci fosse fine al peggio, il giorno dopo il mio arrivo mi sono ritrovata sola in camera. Domenica 31 luglio di primo mattino, mentre stavo tentando di trovare connessione internet vicino alla finestra della mia camera si è avvicinato un uomo che, ignorando il mio “buongiorno”, si è avvicinato a me e mi ha messo la mano in mezzo alle gambe. L’ho spinto via dicendogli di andarsene, così è sceso le scale e sparito dalla mia vista. Sono andata a cercare qualcuno che parlava in inglese ma non ho trovato nessuno. Dopo aver raccontato quello che mi era successo nessuno si è mostrato realmente preoccupato, anche quando la sicurezza è arrivata non è riuscita aiutarmi perché non parlava inglese e non mi ha neanche chiesto l’aspetto del mio aggressore. In ogni caso l’ospedale non ha preso nessun provvedimento». La signora aggiunge di aver dovuto contattare le Forze dell’ordine per proprio conto aggiungendo: «Non mi sono per niente sentita sicura in un ambiente, come l’ospedale, dove avrei dovuto sentirmi sicura per eccellenza. Che cosa sarebbe successo se il fatto fosse accaduto dopo l’operazione e io non avessi avuto la possibilità di difendermi da sola? La gestione del mio problema è stata veramente vergognosa e non ci sono parole per l’accaduto. Sperando che una situazione del genere non si ripresenti per futuri pazienti». 
In merito alla vicenda abbiamo contattato Il direttore sanitario dell’azienda ospedaliero-universitaria “Maggiore della Carità”, dottor Gianenrico Guida che precisa:  «Abbiamo letto con attenzione la lettera della signora olandese e abbiamo iniziato una verifica interna per accertare come si siano svolti i fatti. Alcune cose, tuttavia, si possono già affermare. Come è noto, è in corso da tempo un intervento per dotare di wi-fi il più ampio numero di strutture ospedaliere e quindi contiamo di colmare questa lacuna. E’ certamente possibile che nessuno del personale sapesse parlare inglese, ma del resto questa non è una qualità che viene richiesta nei concorsi che riguardano gli ospedali. Infine, il grave fatto di molestie subite se, come è stato scritto dalla signora, è stato denunciato sarà oggetto di inchiesta da parte di chi ne ha la competenza. In ogni caso, ci spiace davvero che la signora abbia avuto una così cattiva impressione del nostro ospedale; ma siamo per altro lieti di sapere che non ha avuto modo di lamentarsi dell’assistenza sanitaria ricevuta».
m.d.

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