Migranti, «parrocchie e famiglie pronte ad accoglierne 200»

Migranti, «parrocchie e famiglie pronte ad accoglierne 200»
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In Piemonte 6500, nel Torinese 2300, nel Novarese oltre 700, nel Vco 330: sono i numeri dei migranti, forniti dall’Assessorato regionale all’Immigrazione. Numeri in crescita, che richiedono il reperimento di nuovi posti. Nell'anno del Giubileo l'impegno della Chiesa sarà quello di accogliere i più bisognosi. E già numerose Parrocchie torinesi hanno raccolto l'invito di Papa Francesco ad aprire le porte. Proprio dal capoluogo piemontese è arrivata la notizia che ci sono già 50 Parrocchie e 150 famiglie pronte. Attenzione, tutto ciò gratuitamente, ovvero al di fuori del programma di accoglienza su tutto il territorio nazionale varato dal Viminale mediante i famosi appalti a cooperative e associazioni assegnati tramite le Prefetture (i 37 euro pro capite pro die). 

E a Novara? Com’è la situazione? Ci sono già Parrocchie e famiglie che hanno offerta una casa ai cosiddetti “asilanti”? Lo abbiamo chiesto a don Dino Campiotti (nella foto), direttore della Caritas diocesana, cui il vescovo Brambilla ha delegato (da tempo) la questione. Per Novara si intende anche la provincia del Vco e la Valsesia, ovvero i confini della Diocesi. «Finora - spiega don Dino - la Diocesi ha supportato, a titolo gratuito e a livello di vestiario, cibo e così via, le azioni di cooperative, associazioni, e anche servizi sociali in alcune casi nel Vco, che hanno vinto gli appalti delle Prefetture per l’accoglienza. Nel frattempo avevamo dato il via a una sorta di mappatura per capire quali e quante Parrocchie e famiglie nelle zone di nostra competenza avessero possibilità e disponibilità ad accogliere, sempre a titolo gratuito, al di fuori quindi del discorso 37 euro, i migranti». Pronta la mappatura, c’è stato il passo successivo: «Ci siamo fatti avanti con le tre Prefetture competenti per i rispettivi territori - spiega don Dino - manifestando la nostra disponibilità ad accogliere i migranti, e siamo ora in attesa delle risposte». Che ovviamente non possono essere immediate. Ci sono problematiche di tipo burocratico, organizzativo, procedurale, e in ogni caso i prefetti devono far capo al Viminale. Proprio a Roma, ai massimi livelli, si sta cercando, per dirla in parole povere, di varare un accordo in questo senso, una sorta di convenzione fra Vaticano e Governo per regolare, per attuare questo tipo di accoglienza al di fuori degli appalti, e quindi come detto gratuita, da parte di Parrocchie e di famiglie loro vicine. C’è già una specie di vademecum diramato dalla Chiesa romana, che prospetta tre diversi tipi di accoglienza. In sintesi: la semplice ospitalità di singoli migranti in Parrocchie (e famiglie), l’ospitalità di migranti “girati” da cooperative e associazioni aggiudicatarie di appalti, oppure una sorta di accoglienza di 2° livello, di soggetti che hanno ottenuto da parte delle apposite Commissioni regionali il riconoscimento delle status di rifugiati. Soggetti, cioè, che con tale riconoscimento diventano a tutti gli effetti cittadini, liberi di soggiornare, lavorare, rifarsi una vita. Paradossalmente, però, escono dal programma di accoglienza, non possono più essere ospitati dagli organismi appaltatori, “perdono” vitto, alloggio, assistenza e quant’altro. In pratica devono arrangiarsi. «Ecco, magari noi potremmo occuparci proprio di costoro - dice don Dino - offrendo così non semplice ospitalità o accoglienza bensì proprio occasioni per integrarsi, inserirsi nella comunità e nel mondo del lavoro, a 360° gradi quindi». Ma tutto, come detto, è fermo, e ovviamente non per colpa della Diocesi o delle Prefetture. Appena arriveranno le “direttive” romane, comunque, si è pronti a partire. 

Don Dino, qualche numero: in totale a oggi quanti migranti potreste accogliere nel territorio della Diocesi? «Potremmo arrivare a circa 200».

Paolo Viviani

In Piemonte 6500, nel Torinese 2300, nel Novarese oltre 700, nel Vco 330: sono i numeri dei migranti, forniti dall’Assessorato regionale all’Immigrazione. Numeri in crescita, che richiedono il reperimento di nuovi posti. Nell'anno del Giubileo l'impegno della Chiesa sarà quello di accogliere i più bisognosi. E già numerose Parrocchie torinesi hanno raccolto l'invito di Papa Francesco ad aprire le porte. Proprio dal capoluogo piemontese è arrivata la notizia che ci sono già 50 Parrocchie e 150 famiglie pronte. Attenzione, tutto ciò gratuitamente, ovvero al di fuori del programma di accoglienza su tutto il territorio nazionale varato dal Viminale mediante i famosi appalti a cooperative e associazioni assegnati tramite le Prefetture (i 37 euro pro capite pro die). 

E a Novara? Com’è la situazione? Ci sono già Parrocchie e famiglie che hanno offerta una casa ai cosiddetti “asilanti”? Lo abbiamo chiesto a don Dino Campiotti (nella foto), direttore della Caritas diocesana, cui il vescovo Brambilla ha delegato (da tempo) la questione. Per Novara si intende anche la provincia del Vco e la Valsesia, ovvero i confini della Diocesi. «Finora - spiega don Dino - la Diocesi ha supportato, a titolo gratuito e a livello di vestiario, cibo e così via, le azioni di cooperative, associazioni, e anche servizi sociali in alcune casi nel Vco, che hanno vinto gli appalti delle Prefetture per l’accoglienza. Nel frattempo avevamo dato il via a una sorta di mappatura per capire quali e quante Parrocchie e famiglie nelle zone di nostra competenza avessero possibilità e disponibilità ad accogliere, sempre a titolo gratuito, al di fuori quindi del discorso 37 euro, i migranti». Pronta la mappatura, c’è stato il passo successivo: «Ci siamo fatti avanti con le tre Prefetture competenti per i rispettivi territori - spiega don Dino - manifestando la nostra disponibilità ad accogliere i migranti, e siamo ora in attesa delle risposte». Che ovviamente non possono essere immediate. Ci sono problematiche di tipo burocratico, organizzativo, procedurale, e in ogni caso i prefetti devono far capo al Viminale. Proprio a Roma, ai massimi livelli, si sta cercando, per dirla in parole povere, di varare un accordo in questo senso, una sorta di convenzione fra Vaticano e Governo per regolare, per attuare questo tipo di accoglienza al di fuori degli appalti, e quindi come detto gratuita, da parte di Parrocchie e di famiglie loro vicine. C’è già una specie di vademecum diramato dalla Chiesa romana, che prospetta tre diversi tipi di accoglienza. In sintesi: la semplice ospitalità di singoli migranti in Parrocchie (e famiglie), l’ospitalità di migranti “girati” da cooperative e associazioni aggiudicatarie di appalti, oppure una sorta di accoglienza di 2° livello, di soggetti che hanno ottenuto da parte delle apposite Commissioni regionali il riconoscimento delle status di rifugiati. Soggetti, cioè, che con tale riconoscimento diventano a tutti gli effetti cittadini, liberi di soggiornare, lavorare, rifarsi una vita. Paradossalmente, però, escono dal programma di accoglienza, non possono più essere ospitati dagli organismi appaltatori, “perdono” vitto, alloggio, assistenza e quant’altro. In pratica devono arrangiarsi. «Ecco, magari noi potremmo occuparci proprio di costoro - dice don Dino - offrendo così non semplice ospitalità o accoglienza bensì proprio occasioni per integrarsi, inserirsi nella comunità e nel mondo del lavoro, a 360° gradi quindi». Ma tutto, come detto, è fermo, e ovviamente non per colpa della Diocesi o delle Prefetture. Appena arriveranno le “direttive” romane, comunque, si è pronti a partire. 

Don Dino, qualche numero: in totale a oggi quanti migranti potreste accogliere nel territorio della Diocesi? «Potremmo arrivare a circa 200».

Paolo Viviani

 

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