Migranti, per la Regione "bocciate troppe richieste di asilo"

Migranti, per la Regione "bocciate  troppe richieste di asilo"
Pubblicato:

NOVARA Da un lato una nuova ondata di arrivi di migranti, in Italia, in Piemonte e conseguentemente nelle varie province, dall’altro una decisa presa di posizione dell’’assessore regionale all’Immigrazione, Monica Cerutti, che critica l’alta percentuale di “bocciature” del riconoscimento di rifugiati politici, perseguitati etc etc. Ce n’è abbastanza per innescare nuove polemiche (e per smentire coloro i quali negano una situazione a dir poco emergenziale). 

Ma andiamo con ordine, partendo proprio dai numeri forniti martedì dall’assessore Cerutti al Consiglio regionale.

Dal 1° gennaio al 4 luglio di quest’anno sono sbarcati in Italia 71.274 migranti, «poco meno del numero di migranti sbarcati lo scorso anno nello stesso periodo, ovvero 72.756», sembra rincuorare l’assessore, che poi precisa: «Il 7% sono accolti in Piemonte, 8.883 nei Cas e 967 con lo Sprar, per un totale di 9.850 presenze ad oggi nella nostra regione». 

Dunque a oggi in Piemonte c’è un totale di quasi 10mila migranti. Ma ne stanno arrivando centinaia di altri: «La Prefettura di Torino richiede di predisporre l'accoglienza per 749 nuovi migranti, così suddivisi: 300 a Torino, 124 a Cuneo, 92 ad Alessandria, 78 a Novara (che a questo punto sfiora il migliaio di presenze, ndr), 46 ad Asti, 38 a Biella, 37 a Vercelli e 34 a Verbania». 
Ma arriviamo alla polemica. «Nel nostro costante lavoro di coordinamento con sindaci, Prefetture e strutture di accoglienza - osserva l’assessore Cerutti - non possiamo non rilevare un problema che sta diventando sempre più grave e di conseguenza sempre più urgente da affrontare. Mi riferisco al numero di dinieghi sempre più in aumento e al popolo di uomini e donne invisibili che questo sistema rischia di creare». “Invisibili”, e vedremo perché. In Piemonte, su un totale di 1.916 decisioni prese dalle Commissioni territoriali (organi tecnici che “ricostruiscono” le vite dei singoli richiedenti per valutare il loro reale status: una sezione ora, come noto, opera anche a Novara, ndr) nei primi 5 mesi del 2016, le domande rigettate, o che comunque hanno avuto esito negativo, sono state 1.343 mentre quelle con un esito positivo sono state solo 573. Ciò significa che il 70% dei presunti profughi non lo sono, cioè non fuggono da guerre, persecuzioni e quant’altro. In caso di esito negativo è possibile presentare ricorso presso il Tribunale ordinario - ricorda l’assessore - ma «spesso il diniego viene confermato nei diversi gradi di giudizio>, e i tempi sono comunque lunghi. In caso di bocciatura diventata definitiva, l’interessato è ufficialmente invitato a lasciare l’Italia. Ufficialmente. Di fatto molti diventano…”invisibili”. La cosa non piace all’assessore Cerutti: «L’alto numero di dinieghi, unito ai tempi lunghi di attesa, si sta rivelando una pesante spada di Damocle per i ragazzi ospiti, andando a creare un effetto scoramento sia tra i richiedenti asilo che tra gli operatori. Tanti sono stati infatti i casi in cui ragazzi inseriti bene nella comunità ospitante, con un tirocinio avviato e buone possibilità di conferma del posto di lavoro, hanno ricevuto il diniego e di conseguenza visto sfumare la possibilità di assunzione e inserimento lavorativo». E ancora: «Per questi motivi non posso che condividere e sostenere la proposta fatta dalla Fondazione Migrantes e la loro richiesta rivolta al Governo di valutare la possibilità di rilasciare un permesso di soggiorno umanitario per le persone in fuga da disastri ambientali, da persecuzione politica e religiosa o da sfruttamento grave, andando così ad evitare che si crei un popolo di invisibili e sfruttati». Insomma, par di capire: porte aperte a livello quasi indiscriminato. Mentre nelle città, nei quartieri - si veda il recente caso del “San Paolo” - nei paesi monta la protesta. E i prefetti incontrano sempre più difficoltà a  reperire posti tramite le pur milionarie gare d’appalto.

Paolo Viviani

leggi il servizio sul Corriere di Novara di giovedì 7 luglio

NOVARA Da un lato una nuova ondata di arrivi di migranti, in Italia, in Piemonte e conseguentemente nelle varie province, dall’altro una decisa presa di posizione dell’’assessore regionale all’Immigrazione, Monica Cerutti, che critica l’alta percentuale di “bocciature” del riconoscimento di rifugiati politici, perseguitati etc etc. Ce n’è abbastanza per innescare nuove polemiche (e per smentire coloro i quali negano una situazione a dir poco emergenziale). 

Ma andiamo con ordine, partendo proprio dai numeri forniti martedì dall’assessore Cerutti al Consiglio regionale.

Dal 1° gennaio al 4 luglio di quest’anno sono sbarcati in Italia 71.274 migranti, «poco meno del numero di migranti sbarcati lo scorso anno nello stesso periodo, ovvero 72.756», sembra rincuorare l’assessore, che poi precisa: «Il 7% sono accolti in Piemonte, 8.883 nei Cas e 967 con lo Sprar, per un totale di 9.850 presenze ad oggi nella nostra regione». 

Dunque a oggi in Piemonte c’è un totale di quasi 10mila migranti. Ma ne stanno arrivando centinaia di altri: «La Prefettura di Torino richiede di predisporre l'accoglienza per 749 nuovi migranti, così suddivisi: 300 a Torino, 124 a Cuneo, 92 ad Alessandria, 78 a Novara (che a questo punto sfiora il migliaio di presenze, ndr), 46 ad Asti, 38 a Biella, 37 a Vercelli e 34 a Verbania». 
Ma arriviamo alla polemica. «Nel nostro costante lavoro di coordinamento con sindaci, Prefetture e strutture di accoglienza - osserva l’assessore Cerutti - non possiamo non rilevare un problema che sta diventando sempre più grave e di conseguenza sempre più urgente da affrontare. Mi riferisco al numero di dinieghi sempre più in aumento e al popolo di uomini e donne invisibili che questo sistema rischia di creare». “Invisibili”, e vedremo perché. In Piemonte, su un totale di 1.916 decisioni prese dalle Commissioni territoriali (organi tecnici che “ricostruiscono” le vite dei singoli richiedenti per valutare il loro reale status: una sezione ora, come noto, opera anche a Novara, ndr) nei primi 5 mesi del 2016, le domande rigettate, o che comunque hanno avuto esito negativo, sono state 1.343 mentre quelle con un esito positivo sono state solo 573. Ciò significa che il 70% dei presunti profughi non lo sono, cioè non fuggono da guerre, persecuzioni e quant’altro. In caso di esito negativo è possibile presentare ricorso presso il Tribunale ordinario - ricorda l’assessore - ma «spesso il diniego viene confermato nei diversi gradi di giudizio>, e i tempi sono comunque lunghi. In caso di bocciatura diventata definitiva, l’interessato è ufficialmente invitato a lasciare l’Italia. Ufficialmente. Di fatto molti diventano…”invisibili”. La cosa non piace all’assessore Cerutti: «L’alto numero di dinieghi, unito ai tempi lunghi di attesa, si sta rivelando una pesante spada di Damocle per i ragazzi ospiti, andando a creare un effetto scoramento sia tra i richiedenti asilo che tra gli operatori. Tanti sono stati infatti i casi in cui ragazzi inseriti bene nella comunità ospitante, con un tirocinio avviato e buone possibilità di conferma del posto di lavoro, hanno ricevuto il diniego e di conseguenza visto sfumare la possibilità di assunzione e inserimento lavorativo». E ancora: «Per questi motivi non posso che condividere e sostenere la proposta fatta dalla Fondazione Migrantes e la loro richiesta rivolta al Governo di valutare la possibilità di rilasciare un permesso di soggiorno umanitario per le persone in fuga da disastri ambientali, da persecuzione politica e religiosa o da sfruttamento grave, andando così ad evitare che si crei un popolo di invisibili e sfruttati». Insomma, par di capire: porte aperte a livello quasi indiscriminato. Mentre nelle città, nei quartieri - si veda il recente caso del “San Paolo” - nei paesi monta la protesta. E i prefetti incontrano sempre più difficoltà a  reperire posti tramite le pur milionarie gare d’appalto.

Paolo Viviani

leggi il servizio sul Corriere di Novara di giovedì 7 luglio

Seguici sui nostri canali