Milani, non si trova l’arma del delitto

Milani, non si trova l’arma del delitto
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Salvatore Stentardo, reo confesso dell’omicidio di Maria Rosa Milani, il 13 settembre dell’anno scorso, e dal 13 dicembre in carcere dopo essere stato arrestato dai Carabinieri in un palazzo alla periferia di Bologna, è tornato mercoledì insieme agli inquirenti alla Cascina Calossa, teatro del delitto, per un importante sopralluogo. Collegato al lunghissimo interrogatorio che si è tenuto il mercoledì precedente, 4 febbraio, durante il quale l’uomo ha ricostruito nei dettagli le fasi dell’omicidio e i successivi 3 mesi di latitanza. Gli inquirenti hanno però ritenuto necessaria anche una ricognizione ”sul campo”, ed ecco allora ieri il pool di investigatori, guidati dal pm Giovanni Caspani e dal tenente colonello Maurilio Liore, accompagnare l’uomo, assistito sall’avvocato Gianni Croce, nella vallata del Ticino di Oleggio, in quella Cascina isolata in frazione Loreto a ridosso del canale Regina Elena, dove, un paio di giorni dopo un mancato rientro in carcere dal permesso diurno di lavoro, Stentardo aveva trovato rifugio. Ma era stato sorpreso dall’anziana proprietaria: reazione scomposta, anche in preda alla cocaina, e putroppo aggressione mortale alla donna a colpi di bastone. Ebbene, ieri si puntava anche al recupero del bastone, che l’uomo aveva detto di aver gettato nella boscaglia. La notizia è che non è stato rinvenuto. Evidentemente - fu una fuga repentina, concitata, mentre sopraggiungevano i parenti della vittima - Stentardo non ricorda o non è in grado di indicare il punto esatto.

Salvatore Stentardo, reo confesso dell’omicidio di Maria Rosa Milani, il 13 settembre dell’anno scorso, e dal 13 dicembre in carcere dopo essere stato arrestato dai Carabinieri in un palazzo alla periferia di Bologna, è tornato mercoledì insieme agli inquirenti alla Cascina Calossa, teatro del delitto, per un importante sopralluogo. Collegato al lunghissimo interrogatorio che si è tenuto il mercoledì precedente, 4 febbraio, durante il quale l’uomo ha ricostruito nei dettagli le fasi dell’omicidio e i successivi 3 mesi di latitanza. Gli inquirenti hanno però ritenuto necessaria anche una ricognizione ”sul campo”, ed ecco allora ieri il pool di investigatori, guidati dal pm Giovanni Caspani e dal tenente colonello Maurilio Liore, accompagnare l’uomo, assistito sall’avvocato Gianni Croce, nella vallata del Ticino di Oleggio, in quella Cascina isolata in frazione Loreto a ridosso del canale Regina Elena, dove, un paio di giorni dopo un mancato rientro in carcere dal permesso diurno di lavoro, Stentardo aveva trovato rifugio. Ma era stato sorpreso dall’anziana proprietaria: reazione scomposta, anche in preda alla cocaina, e putroppo aggressione mortale alla donna a colpi di bastone. Ebbene, ieri si puntava anche al recupero del bastone, che l’uomo aveva detto di aver gettato nella boscaglia. La notizia è che non è stato rinvenuto. Evidentemente - fu una fuga repentina, concitata, mentre sopraggiungevano i parenti della vittima - Stentardo non ricorda o non è in grado di indicare il punto esatto.

Viceversa è stato possibile ricostruire nei dettagli la dinamica del grave fatto di sangue, e il percorso seguito per far perdere le proprie tracce, dal retro della “Calossa” lungo un ponticello oltre il canale, prima a piedi e poi in bicicletta.

Puzzle che sembra sostanzialmente ben ricostruito, anche se par di capire che il quadro, arma del delitto a parte, non sia affatto completo. Come sempre bocche cucite da parte degli inquirenti.

Paolo Viviani

 

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