Mortale di Castelletto. Parla l’avvocato dell’autista del bus

Mortale di Castelletto. Parla l’avvocato dell’autista del bus
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CASTELLETTO TICINO - «L’autista non è fuggito. Si è fermato almeno 15 minuti e non si è accorto in alcun modo di aver investito qualcuno». A parlare è l’avvocato Stefano Bruno del Foro di Varese, avvocato del 61enne alla guida del bus che, stando alla ricostruzione della Polizia stradale di Romagnano Sesia, nel tardo pomeriggio di lunedì, lungo l’A26, a pochi metri dal casello di Castelletto Ticino, avrebbe investito il corpo di Valentina Broggio, la mamma di 31 anni sbalzata fuori dall’abitacolo della Peugeot sulla quale viaggiava insieme al compagno Davide Pelganta. A finire lungo la carreggiata, stando sempre alla stradale, anche il corpo di Pelganta, 35 anni, di Domodossola come la compagna. La loro auto era uscita di strada, a quanto risulta autonomamente, finendo contro un terrapieno. Sono in corso indagini per accertare se il bus abbia investito anche lui. Al momento il 61enne, autista per un’azienda di Varese, è stato denunciato alla Procura di Novara per omissione di soccorso e omicidio colposo. «Il bus guidato dal mio assistito - ricostruisce il legale - stava rientrando da Alagna, dove aveva condotto una scolaresca delle medie. Si trovava sulla corsia di destra e stava tornando a Varese. Era preceduto da un’autovettura. A un certo punto è stato superato da un altro mezzo, il veicolo dei due ragazzi, che ha oltrepassato anche la vettura che lo precedeva. Ha poi visto una brusca sterzata, con l’auto dei due giovani che finiva sul terrapieno, cinque metri prima del guardrail: capottava e alzava terra, sassi e fango. Il mio assistito si è ritrovato – sostiene il difensore – con la visibilità totalmente ridotta, tanto che ha dovuto azionare il tergicristalli. In quel momento c’erano le urla dei ragazzi e il rumore dei sassi che finivano addosso alla carrozzeria del bus... Nessuno si è accorto di un investimento».

Quanto alla contestata omissione di soccorso: «Non è vero che ha proseguito senza fermarsi – spiega la sua versione il difensore – E’ invece vero che è sceso e poi ripartito. Ma non è stato lì pochi istanti, bensì 15-20 minuti. Lo potrà evidenziare il cronotachigrafo. Si è fermato e ha provato a chiamare i soccorsi, cosa che ha fatto un’insegnante che era lì con lui. Ha poi notato che c’era già tanta gente nella zona del sinistro e, non essendo un medico, ha pensato di portare a casa i bambini».

Si è ora in attesa dei risultati dell’autopsia e anche della perizia tossicologica effettuata sul corpo dei due giovani.

Sabato pomeriggio, intanto, nella chiesa di Cosasca di Trobaso, nel Vco, si sono svolti i funerali dei due ragazzi, che lasciano due gemellini di un anno e mezzo. Tantissima la gente presente.

Monica Curino

 

Per saperne di più leggi l’articolo sul Corriere di Novara in edicola lunedì primo giugno

CASTELLETTO TICINO - «L’autista non è fuggito. Si è fermato almeno 15 minuti e non si è accorto in alcun modo di aver investito qualcuno». A parlare è l’avvocato Stefano Bruno del Foro di Varese, avvocato del 61enne alla guida del bus che, stando alla ricostruzione della Polizia stradale di Romagnano Sesia, nel tardo pomeriggio di lunedì, lungo l’A26, a pochi metri dal casello di Castelletto Ticino, avrebbe investito il corpo di Valentina Broggio, la mamma di 31 anni sbalzata fuori dall’abitacolo della Peugeot sulla quale viaggiava insieme al compagno Davide Pelganta. A finire lungo la carreggiata, stando sempre alla stradale, anche il corpo di Pelganta, 35 anni, di Domodossola come la compagna. La loro auto era uscita di strada, a quanto risulta autonomamente, finendo contro un terrapieno. Sono in corso indagini per accertare se il bus abbia investito anche lui. Al momento il 61enne, autista per un’azienda di Varese, è stato denunciato alla Procura di Novara per omissione di soccorso e omicidio colposo. «Il bus guidato dal mio assistito - ricostruisce il legale - stava rientrando da Alagna, dove aveva condotto una scolaresca delle medie. Si trovava sulla corsia di destra e stava tornando a Varese. Era preceduto da un’autovettura. A un certo punto è stato superato da un altro mezzo, il veicolo dei due ragazzi, che ha oltrepassato anche la vettura che lo precedeva. Ha poi visto una brusca sterzata, con l’auto dei due giovani che finiva sul terrapieno, cinque metri prima del guardrail: capottava e alzava terra, sassi e fango. Il mio assistito si è ritrovato – sostiene il difensore – con la visibilità totalmente ridotta, tanto che ha dovuto azionare il tergicristalli. In quel momento c’erano le urla dei ragazzi e il rumore dei sassi che finivano addosso alla carrozzeria del bus... Nessuno si è accorto di un investimento».

Quanto alla contestata omissione di soccorso: «Non è vero che ha proseguito senza fermarsi – spiega la sua versione il difensore – E’ invece vero che è sceso e poi ripartito. Ma non è stato lì pochi istanti, bensì 15-20 minuti. Lo potrà evidenziare il cronotachigrafo. Si è fermato e ha provato a chiamare i soccorsi, cosa che ha fatto un’insegnante che era lì con lui. Ha poi notato che c’era già tanta gente nella zona del sinistro e, non essendo un medico, ha pensato di portare a casa i bambini».

Si è ora in attesa dei risultati dell’autopsia e anche della perizia tossicologica effettuata sul corpo dei due giovani.

Sabato pomeriggio, intanto, nella chiesa di Cosasca di Trobaso, nel Vco, si sono svolti i funerali dei due ragazzi, che lasciano due gemellini di un anno e mezzo. Tantissima la gente presente.

Monica Curino

 

Per saperne di più leggi l’articolo sul Corriere di Novara in edicola lunedì primo giugno

 

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