Musulmani e cattolici insieme a messa in Basilica

Musulmani e cattolici insieme a messa in Basilica
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NOVARA, “Io amo Novara. Assalam Alaikom, che la Pace sia su tutti noi… ma anche su di voi, insomma su tutti! Sì, sto pregando per te, tu che sei mio fratello, tu che hai condiviso la cena di Ramadan insieme a me, tu che mi hai visto quando sono sceso a pulire le strade della mia bellissima città, tu che mi hai visto quando sono andato a visitare tuo papà in ospedale. Tu eri con me e sei con me in ogni azione, tu caro fratello non musulmano sei il mio vicino di casa, Tu.. che sei il mio compagno di banco, Tu… che prendi l’autobus con me ogni mattina. Io sono un giovane musulmano, nato a Novara, sono un po’ scuro di pelle? Ma rimango sempre novarese, amo tutto di questa città”. E ancora: “quando ai telegiornali sento la notizia ‘attentato terroristico a…’, inizio a tremare, perché ho paura. Ne ho per due ragioni, il primo è perché temo che questi terroristi tocchino la mia città, ma ho anche paura del tuo sguardo, perché so che hai paura del termine ‘musulmano’ o ‘islamico’. Quando questi violenti, uso questo termine ma ne penso altri, hanno ucciso padre Jacques, ho avuto tanta ma tanta paura, perché hanno ucciso una persona che ama la pace”. A parlare, durante la messa delle 10,30 nella Basilica di San Gaudenzio, cui hanno presenziato anche molti musulmani, è Sabri Jlassi, giovane vigile del fuoco volontario, membro dei GMI, i Giovani Musulmani di Novara. Una messa in cui musulmani e cristiani sono stati uno accanto all’altro. I musulmani hanno voluto testimoniare la propria vicinanza e solidarietà alla Chiesa, dopo il brutale assassinio a Rouen di padre Jacques Hamel. Ancora Jlassi: “io ti prometto – rivolto all’amico non musulmano – che continuerò a lavorare per la mia città, continuerò a cenare con te, porterò avanti il messaggio della pace, perché Islam è pace e non lo penso solo io, ma più di x milioni al mondo. Caro concittadino, abbracciandoti, ti voglio bene!”. Sull’altare c’è la foto di padre Hamel, nei banchi a destra, con Jlassi (che rappresenta anche il Centro Al Amal), Abbane Al-Milud, presidente del Centro culturale islamico di via Pigafetta e Abd Al-Ghafur Masotti, con la moglie Fatima, dell’associazione Coreis, la Comunità religiosa islamica italiana, giunti da Milano. Alle spalle anche rappresentanti della Comunità di S. Egidio.Hanno aderito all’iniziativa promossa in Francia dall’Ihei, l’Institut des hautes etudes islamiques, accolto in Italia appunto dal Coreis. A celebrare la messa, don Natale Allegra. Al-Milud: “Questi terroristi stanno sporcando la fede islamica. Sono bestie e scusate la parola. Con questi attentati colpiscono tutti indistintamente, noi musulmani per primi”.“Allahu Akbar, Dio è grande, lo è proprio perché è misericordioso – ha spiegato don Allegra - non perché è un sopraffattore, non è per ammazzare la gente. E’ grande per la sua misericordia”. Nella messa è stata letta, proprio da don Natale, anche una lettera del vescovo, monsignor Franco Giulio Brambilla, inviata da Cracovia, dove il nostro vescovo è insieme ai ragazzi della Giornata Mondiale della Gioventù. Scrive: “Non ci si può servire del nome di Dio per nessun fine. Non si può strumentalizzare la fede con gesti che uccidono”.Monica Curino
Per saperne di più leggi il Corriere di Novara in edicola lunedì primo agosto

NOVARA, “Io amo Novara. Assalam Alaikom, che la Pace sia su tutti noi… ma anche su di voi, insomma su tutti! Sì, sto pregando per te, tu che sei mio fratello, tu che hai condiviso la cena di Ramadan insieme a me, tu che mi hai visto quando sono sceso a pulire le strade della mia bellissima città, tu che mi hai visto quando sono andato a visitare tuo papà in ospedale. Tu eri con me e sei con me in ogni azione, tu caro fratello non musulmano sei il mio vicino di casa, Tu.. che sei il mio compagno di banco, Tu… che prendi l’autobus con me ogni mattina. Io sono un giovane musulmano, nato a Novara, sono un po’ scuro di pelle? Ma rimango sempre novarese, amo tutto di questa città”. E ancora: “quando ai telegiornali sento la notizia ‘attentato terroristico a…’, inizio a tremare, perché ho paura. Ne ho per due ragioni, il primo è perché temo che questi terroristi tocchino la mia città, ma ho anche paura del tuo sguardo, perché so che hai paura del termine ‘musulmano’ o ‘islamico’. Quando questi violenti, uso questo termine ma ne penso altri, hanno ucciso padre Jacques, ho avuto tanta ma tanta paura, perché hanno ucciso una persona che ama la pace”. A parlare, durante la messa delle 10,30 nella Basilica di San Gaudenzio, cui hanno presenziato anche molti musulmani, è Sabri Jlassi, giovane vigile del fuoco volontario, membro dei GMI, i Giovani Musulmani di Novara. Una messa in cui musulmani e cristiani sono stati uno accanto all’altro. I musulmani hanno voluto testimoniare la propria vicinanza e solidarietà alla Chiesa, dopo il brutale assassinio a Rouen di padre Jacques Hamel. Ancora Jlassi: “io ti prometto – rivolto all’amico non musulmano – che continuerò a lavorare per la mia città, continuerò a cenare con te, porterò avanti il messaggio della pace, perché Islam è pace e non lo penso solo io, ma più di x milioni al mondo. Caro concittadino, abbracciandoti, ti voglio bene!”. Sull’altare c’è la foto di padre Hamel, nei banchi a destra, con Jlassi (che rappresenta anche il Centro Al Amal), Abbane Al-Milud, presidente del Centro culturale islamico di via Pigafetta e Abd Al-Ghafur Masotti, con la moglie Fatima, dell’associazione Coreis, la Comunità religiosa islamica italiana, giunti da Milano. Alle spalle anche rappresentanti della Comunità di S. Egidio.Hanno aderito all’iniziativa promossa in Francia dall’Ihei, l’Institut des hautes etudes islamiques, accolto in Italia appunto dal Coreis. A celebrare la messa, don Natale Allegra. Al-Milud: “Questi terroristi stanno sporcando la fede islamica. Sono bestie e scusate la parola. Con questi attentati colpiscono tutti indistintamente, noi musulmani per primi”.“Allahu Akbar, Dio è grande, lo è proprio perché è misericordioso – ha spiegato don Allegra - non perché è un sopraffattore, non è per ammazzare la gente. E’ grande per la sua misericordia”. Nella messa è stata letta, proprio da don Natale, anche una lettera del vescovo, monsignor Franco Giulio Brambilla, inviata da Cracovia, dove il nostro vescovo è insieme ai ragazzi della Giornata Mondiale della Gioventù. Scrive: “Non ci si può servire del nome di Dio per nessun fine. Non si può strumentalizzare la fede con gesti che uccidono”.Monica Curino
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