Nel carcere di Novara (pieno) 161 detenuti ma solo 8 impegnati in un lavoro

Nel carcere di Novara (pieno) 161 detenuti ma solo 8 impegnati in un lavoro
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NOVARA - «Quello del carcere, in Piemonte, è un ‘pianeta’ complesso e in continua evoluzione». Così l’esordio del “Garante regionale per i detenuti” Bruno Mellano, in aula in Regione, presentando la relazione sulla propria attività. Grazie ai recenti provvedimenti “normativi e organizzativi” si è passati «a un progressivo decremento dei detenuti all’interno delle carceri piemontesi, che da oltre 5.000 sono oggi poco più di 3.500. Occorre però tener presente che le criticità e illegalità (!, ndr) del sistema penitenziario non sono attribuibili in via esclusiva ai problemi di sovraffollamento ma riguardano soprattutto l’efficacia del periodo di detenzione rispetto all’obbiettivo individuale e collettivo della pena». Dalle statistiche, ha aggiunto il Garante, si evince come siano «aumentate di molto le persone in esecuzione penale esterna, che in Piemonte sono circa 2.700. Pare quindi giunto il momento di approfittare di un’opportunità impensabile fino a qualche anno fa per rilanciare e approfondire una collaborazione istituzionale e sociale mirata a rendere la pena detentiva utile ed efficace». In Piemonte ci sono 13 istituti penitenziari per adulti, 1 carcere minorile e 1 Centro di identificazione ed espulsione, a Torino.

«Tra le emergenze da affrontare - ha concluso Mellano - spicca quella del lavoro per abbattere il rischio di recidiva: è dimostrato che su dieci detenuti che hanno avuto occasione di sviluppare e arricchire la propria professionalità e di abituarsi agli orari e ai ritmi di lavoro, solo tre hanno fatto ritorno in carcere. Da quando i fondi dell’Ufficio ammende non sono più impiegati per finanziare progetti lavorativi, è purtroppo diminuito sensibilmente il numero di detenuti che può accedere al lavoro. Urge trovare nuove forme e nuove risorse per non perdere un’occasione tanto importante per il reinserimento lavorativo dei detenuti».

***

Qualche dato relativo alla Case circondariali di Novara e Verbania, aggiornati al 24 marzo. Quella di Novara ospitava in totale 161 detenuti (38 stranieri, cioè il 23,17%), ovvero la capienza totale regolare (la tollerabilità massima è fissata invece a 190), mentre quella verbanese 59 (16 stranieri, cioè il 27,59%) su una capienza di 53 (tollerabilità massima a 89). Dei 161 “novaresi” 19 erano in attesa di giudizio, 8 appellanti, 7 ricorrenti e 95 con condanna definitiva (i restanti sotto altre voci); dei 59 “verbanesi” 13 quelli in attesa di giudizio, 4 gli appellanti, 2 i ricorrenti e 36 quelli con condanna definitiva (gli altri sotto altre voci). A Novara si suddividono in 92 “comuni” e 69 al “41 bis” (ovvero il carcere duro per mafiosi etc), a Verbania fra 34 “comuni” e 24 “protetti”. 

Per quanto riguarda impieghi e lavori, all’interno e all’esterno. A Novara, fra i semiliberi, 1 lavora in proprio e 1 ha un datore di lavoro esterno (a Verbania nessuno rientra in queste tipologie); 5 sono ammessi al lavoro esterno (2 a Verbania), mentre 1 è alle dipendenze di una cooperativa. Quindi in totale i detenuti “novaresi” che lavorano sono (solo) 8, mentre i “verbanesi” 2. Ma c’è per fortuna il discorso degli interventi socialmente utili (manutenzioni, pulizie etc), tramite accordi con gli enti locali: a Novara coinvolgono una trentina di detenuti, a Verbania una ventina. E’ un aspetto importante, tra l’altro recentemente rilanciato a Novara anche tramite la Provincia che ha sottoscritto un accordo con la Casa circondariale cui hanno aderito la Magistratura di sorveglianza e l’Ufficio esecuzioni esterne. Al tavolo col presidente Besozzi il direttore del Carcere Rosalia Marino, il magistrato di sorveglianza Lina Di Domenico e per l’Ufficio esecuzioni penali esterne la responsabile Santina Gemelli. Previsti interventi in tutto il Novarese con particolare attenzione alla manutenzione stradale e all’edilizia scolastica.

p.v.

NOVARA - «Quello del carcere, in Piemonte, è un ‘pianeta’ complesso e in continua evoluzione». Così l’esordio del “Garante regionale per i detenuti” Bruno Mellano, in aula in Regione, presentando la relazione sulla propria attività. Grazie ai recenti provvedimenti “normativi e organizzativi” si è passati «a un progressivo decremento dei detenuti all’interno delle carceri piemontesi, che da oltre 5.000 sono oggi poco più di 3.500. Occorre però tener presente che le criticità e illegalità (!, ndr) del sistema penitenziario non sono attribuibili in via esclusiva ai problemi di sovraffollamento ma riguardano soprattutto l’efficacia del periodo di detenzione rispetto all’obbiettivo individuale e collettivo della pena». Dalle statistiche, ha aggiunto il Garante, si evince come siano «aumentate di molto le persone in esecuzione penale esterna, che in Piemonte sono circa 2.700. Pare quindi giunto il momento di approfittare di un’opportunità impensabile fino a qualche anno fa per rilanciare e approfondire una collaborazione istituzionale e sociale mirata a rendere la pena detentiva utile ed efficace». In Piemonte ci sono 13 istituti penitenziari per adulti, 1 carcere minorile e 1 Centro di identificazione ed espulsione, a Torino.

«Tra le emergenze da affrontare - ha concluso Mellano - spicca quella del lavoro per abbattere il rischio di recidiva: è dimostrato che su dieci detenuti che hanno avuto occasione di sviluppare e arricchire la propria professionalità e di abituarsi agli orari e ai ritmi di lavoro, solo tre hanno fatto ritorno in carcere. Da quando i fondi dell’Ufficio ammende non sono più impiegati per finanziare progetti lavorativi, è purtroppo diminuito sensibilmente il numero di detenuti che può accedere al lavoro. Urge trovare nuove forme e nuove risorse per non perdere un’occasione tanto importante per il reinserimento lavorativo dei detenuti».

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Qualche dato relativo alla Case circondariali di Novara e Verbania, aggiornati al 24 marzo. Quella di Novara ospitava in totale 161 detenuti (38 stranieri, cioè il 23,17%), ovvero la capienza totale regolare (la tollerabilità massima è fissata invece a 190), mentre quella verbanese 59 (16 stranieri, cioè il 27,59%) su una capienza di 53 (tollerabilità massima a 89). Dei 161 “novaresi” 19 erano in attesa di giudizio, 8 appellanti, 7 ricorrenti e 95 con condanna definitiva (i restanti sotto altre voci); dei 59 “verbanesi” 13 quelli in attesa di giudizio, 4 gli appellanti, 2 i ricorrenti e 36 quelli con condanna definitiva (gli altri sotto altre voci). A Novara si suddividono in 92 “comuni” e 69 al “41 bis” (ovvero il carcere duro per mafiosi etc), a Verbania fra 34 “comuni” e 24 “protetti”. 

Per quanto riguarda impieghi e lavori, all’interno e all’esterno. A Novara, fra i semiliberi, 1 lavora in proprio e 1 ha un datore di lavoro esterno (a Verbania nessuno rientra in queste tipologie); 5 sono ammessi al lavoro esterno (2 a Verbania), mentre 1 è alle dipendenze di una cooperativa. Quindi in totale i detenuti “novaresi” che lavorano sono (solo) 8, mentre i “verbanesi” 2. Ma c’è per fortuna il discorso degli interventi socialmente utili (manutenzioni, pulizie etc), tramite accordi con gli enti locali: a Novara coinvolgono una trentina di detenuti, a Verbania una ventina. E’ un aspetto importante, tra l’altro recentemente rilanciato a Novara anche tramite la Provincia che ha sottoscritto un accordo con la Casa circondariale cui hanno aderito la Magistratura di sorveglianza e l’Ufficio esecuzioni esterne. Al tavolo col presidente Besozzi il direttore del Carcere Rosalia Marino, il magistrato di sorveglianza Lina Di Domenico e per l’Ufficio esecuzioni penali esterne la responsabile Santina Gemelli. Previsti interventi in tutto il Novarese con particolare attenzione alla manutenzione stradale e all’edilizia scolastica.

p.v.

 

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