Ricercatore del Crimedim

Novara rifiutata la grazia a Ahmadreza Djalali

L’uomo resterà in carcere.

Novara rifiutata la grazia a Ahmadreza Djalali
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E’ stata rifiutata la grazia presentata dall’avvocato di Ahmadreza Djalali, il ricercatore novarese d’adozione condannato a morte a Teheran con l’accusa di spionaggio.

Ahmadreza resta in carcere

Dopo 140 giorni in isolamento, l’uomo è stato trasferito in una cella con altri prigionieri ma non ha potuto contattare la famiglia.

La storia del ricercatore

Ahmadreza Djalali è stato condannato in via definitiva a morte da un tribunale iraniano con l’accusa di “spionaggio”.

Djalali è stato arrestato dai servizi segreti mentre si trovava in Iran per partecipare a una serie di seminari nelle università di Teheran e Shiraz.

Si è visto ricusare per due volte un avvocato di sua scelta.

Le autorità iraniane hanno fatto forti pressioni su Djalali affinché firmasse una dichiarazione in cui “confessava” di essere una spia per conto di un “governo ostile”. Quando ha rifiutato, è stato minacciato di essere accusato di reati più gravi.

L’Università del Piemonte Orientale dove il ricercatore ha lavorato per tanti anni presso il Crimedim,  è sempre rimasta in contatto con la moglie e ha messo in atto ogni possibile intervento, in accordo con le istituzioni nazionali ed europee, per richiedere la liberazione di Ahmadreza Djalali.

QUI LA PETIZIONE PER LA SUA LIBERAZIONE.

 

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