Il caso

Nutrie di San Nazzaro, l'Asl: "Assolutamente sconsigliabile mangiarle"

Parla il direttore del Servizio Assistenza Veterinaria dell’Asl

Nutrie di San Nazzaro, l'Asl: "Assolutamente sconsigliabile mangiarle"
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«E’ assolutamente sconsigliabile, molte le precauzioni necessarie». «Tra gli altri non va sottovalutato il rischio della leptospirosi».

Nutrie San Lazzaro

L’episodio di San Nazzaro Sesia ha certamente avuto il merito di portare alla luce una pratica evidentemente diffusa, fino a oggi però solo in forma privata, anche nel Novarese. Ecco allora quello che c’è da sapere sull’argomento. A mettere in guardia gli estimatori della nutria e in generali della selvaggina è il dottor Maurizio Roceri, direttore del Servizio Assistenza Veterinaria dell’Asl No, che fa una breve cronistoria di questa pratica alimentare: «Fino agli anni Sessanta in Italia erano molto diffusi gli allevamenti di nutrie per le pellicce, poi a un certo punto si pensò di usarne anche le carni. Si spiega così il Decreto Ministeriale del 1959 che dichiara la carne di nutria commestibile. Un Decreto che non è stato abrogato quindi diciamo che “in punta di Diritto” è ancora in vigore. Ma c’è da fare una puntualizzazione fondamentale: si trattava di carni che arrivavano da allevamenti e quindi soggette a un controllo di tipo sanitario. Da allora in ogni caso gli allevamenti di nutrie in Italia non sono più previsti».

La caccia

L’altro modo quindi oggi per procurarsi questo tipo di carne è la caccia, ma anche qui entra in gioco la normativa: «La nutria è considerata piccola selvaggina alla stregua di una lepre ma non è prevista dalla legge la sua cacciabilità. E quindi laddove viene servita in tavola la domanda deve essere: da dove arriva? E’ vero che, poiché è considerato un animale dannoso per argini e corsi d’acqua, sono stati stabiliti dei piani di abbattimento tramite cacciatori formati e autorizzati ma questa autorizzazione vale per l’abbattimento e non per il consumo. Una volta cacciate la normativa prevede che le carcasse, qualora siano poche, possano essere sotterrate in fondi di proprietà altrimenti vadano distrutte come rifiuti animali secondo una precisa procedura». Qualora non si segua questo iter in ogni caso i regolamenti prevedono che la selvaggina per essere commercializzata debba essere sottoposta a rigide verifiche sanitarie.

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