Odissea giudiziaria per un poliziotto novarese, infine assolto
NOVARA - Due procedimenti penali, una trentina di udienze e un calvario di oltre sei anni, che, per il protagonista di questa storia, alla fine, si è risolto con due assoluzioni: una piena e una, quella di pochi giorni fa, perché il fatto non sussiste, con l’aggiunta in questo caso della trasmissione degli atti in Procura affinché si valuti di procedere per calunnia nei confronti di chi lo ha accusato. Vicende ancora solo al primo grado, ma il cui risultato non può che essere preso positivamente dal protagonista, un 39enne novarese, Gerardo Manfredi, poliziotto in servizio alla Questura di Biella e residente a Galliate.
Dopo 15 anni di servizio in Polizia si è trovato ad affrontare due processi per reati che, per un agente, sono particolarmente gravi, tanto da essere stato sospeso in via cautelare dal servizio, quindi trasferito da Biella a Mantova e, infine, con il rinvio a giudizio, era arrivata anche la sospensione definitiva. Ora potrebbe ricorrere per chiedere il reinserimento in organico, vista la conclusione positiva dei due procedimenti (per il primo, dello scorso anno, il pm ha appellato), ma probabilmente non lo farà. Come spiega il suo legale, l’avvocato Alessandro Brustia (i due processi si sono svolti al Tribunale di Biella): «sta valutando il da farsi. E’ molto deluso. Al momento sta pensando di non fare ricorso e di non rientrare in servizio. Quanto ha vissuto l’ha lasciato amareggiato. Anni che lo hanno messo a dura prova».
Nel processo dello scorso anno Manfredi, quello con assoluzione piena, si era trovato a essere accusato di truffa, simulazione di reato e concussione. In quello di pochi giorni fa, invece, assieme a un altro collega, di falso in un verbale di sequestro di droga.
I giudici hanno assolto sia il novarese sia il collega. I due non hanno falsificato un verbale, per salvare un informatore della polizia. Tutto ha inizio a settembre 2009, quando Manfredi ferma una vettura in occasione di un’operazione antidroga e trae in arresto il conducente, un giovane novarese, beccato a trasportare mezzo chilo di hashish. Nel verbale non viene indicata la presenza sul posto di un personaggio già conosciuto dalle Forze dell’ordine, una fonte del poliziotto novarese, e della sua compagna. Una presenza che però salta fuori in un supplemento d’indagine portato avanti dalla Questura di Novara e arrivato poi in Procura a Biella. Il pm aveva chiesto per entrambi due anni di reclusione. Il novarese in aula ha sostenuto come il coinvolgimento del soggetto già conosciuto alle Forze dell’ordine potesse sospettarsi: non erano, però, emersi, ha riferito l’imputato, dati che potessero portare ad accusarlo. I giudici biellesi non hanno ravvisato prove di un nesso tra l’arresto e la presenza di un pregiudicato al posto di blocco e hanno assolto i due.
mo.c.
Per saperne di più leggi l’articolo sul Corriere di Novara in edicola lunedì 22 febbraio
NOVARA - Due procedimenti penali, una trentina di udienze e un calvario di oltre sei anni, che, per il protagonista di questa storia, alla fine, si è risolto con due assoluzioni: una piena e una, quella di pochi giorni fa, perché il fatto non sussiste, con l’aggiunta in questo caso della trasmissione degli atti in Procura affinché si valuti di procedere per calunnia nei confronti di chi lo ha accusato. Vicende ancora solo al primo grado, ma il cui risultato non può che essere preso positivamente dal protagonista, un 39enne novarese, Gerardo Manfredi, poliziotto in servizio alla Questura di Biella e residente a Galliate.
Dopo 15 anni di servizio in Polizia si è trovato ad affrontare due processi per reati che, per un agente, sono particolarmente gravi, tanto da essere stato sospeso in via cautelare dal servizio, quindi trasferito da Biella a Mantova e, infine, con il rinvio a giudizio, era arrivata anche la sospensione definitiva. Ora potrebbe ricorrere per chiedere il reinserimento in organico, vista la conclusione positiva dei due procedimenti (per il primo, dello scorso anno, il pm ha appellato), ma probabilmente non lo farà. Come spiega il suo legale, l’avvocato Alessandro Brustia (i due processi si sono svolti al Tribunale di Biella): «sta valutando il da farsi. E’ molto deluso. Al momento sta pensando di non fare ricorso e di non rientrare in servizio. Quanto ha vissuto l’ha lasciato amareggiato. Anni che lo hanno messo a dura prova».
Nel processo dello scorso anno Manfredi, quello con assoluzione piena, si era trovato a essere accusato di truffa, simulazione di reato e concussione. In quello di pochi giorni fa, invece, assieme a un altro collega, di falso in un verbale di sequestro di droga.
I giudici hanno assolto sia il novarese sia il collega. I due non hanno falsificato un verbale, per salvare un informatore della polizia. Tutto ha inizio a settembre 2009, quando Manfredi ferma una vettura in occasione di un’operazione antidroga e trae in arresto il conducente, un giovane novarese, beccato a trasportare mezzo chilo di hashish. Nel verbale non viene indicata la presenza sul posto di un personaggio già conosciuto dalle Forze dell’ordine, una fonte del poliziotto novarese, e della sua compagna. Una presenza che però salta fuori in un supplemento d’indagine portato avanti dalla Questura di Novara e arrivato poi in Procura a Biella. Il pm aveva chiesto per entrambi due anni di reclusione. Il novarese in aula ha sostenuto come il coinvolgimento del soggetto già conosciuto alle Forze dell’ordine potesse sospettarsi: non erano, però, emersi, ha riferito l’imputato, dati che potessero portare ad accusarlo. I giudici biellesi non hanno ravvisato prove di un nesso tra l’arresto e la presenza di un pregiudicato al posto di blocco e hanno assolto i due.
mo.c.
Per saperne di più leggi l’articolo sul Corriere di Novara in edicola lunedì 22 febbraio