Olga disperata: "Lascio la casa novarese ai “migranti” ed emigro io in Spagna"

Olga disperata: "Lascio la casa novarese ai “migranti” ed emigro io in Spagna"
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NOVARA - «Basta, la situazione è insostenibile, a questo punto ho deciso: me ne vado io, perché così non si può vivere», aveva annunciato disperata, ad inizio agosto, Olga Stillitano. Detto e (ora) fatto: lascia il posto ai “migranti” e diventa lei una “migrante”, trasferendosi in Spagna. Il posto è la villetta a tre piani in zona nord di Novara, da metà aprile appunto una delle strutture di accoglienza dei cosiddetti “richiedenti asilo”. Per la precisione: Olga Stillitano, pensionata (con tanti problemi di salute), sta al piano terra con una figlia e la nipote, mentre un’altra figlia abita(va) in quello superiore, per poi lasciarlo. L’appartamento di mezzo è stato affittato dal proprietario (milanese) a una delle cooperative che hanno vinto gli appalti della Prefettura per l’accoglienza, insediandovi di conseguenza (in media) 9 migranti. Il problema è che la villetta, per come è strutturata (in pratica era nata monofamigliare) ha tutto in comune, dal cancelletto al cortile fino all’ingresso e alle scale. Premessa: nessuna “caccia al migrante” o istigazione alla xenofobia - ci  mancherebbe altro! - bensì semplice presa d’atto della rappresentazione di una situazione che probabilmente può essere ben compresa solo da chi la vive in prima persona. “Provare per credere” è infatti il leit motiv del racconto disperato di Olga Stillitano.

p.v.

leggi il servizio sul Corriere di Novara di sabato 10 ottobre

NOVARA - «Basta, la situazione è insostenibile, a questo punto ho deciso: me ne vado io, perché così non si può vivere», aveva annunciato disperata, ad inizio agosto, Olga Stillitano. Detto e (ora) fatto: lascia il posto ai “migranti” e diventa lei una “migrante”, trasferendosi in Spagna. Il posto è la villetta a tre piani in zona nord di Novara, da metà aprile appunto una delle strutture di accoglienza dei cosiddetti “richiedenti asilo”. Per la precisione: Olga Stillitano, pensionata (con tanti problemi di salute), sta al piano terra con una figlia e la nipote, mentre un’altra figlia abita(va) in quello superiore, per poi lasciarlo. L’appartamento di mezzo è stato affittato dal proprietario (milanese) a una delle cooperative che hanno vinto gli appalti della Prefettura per l’accoglienza, insediandovi di conseguenza (in media) 9 migranti. Il problema è che la villetta, per come è strutturata (in pratica era nata monofamigliare) ha tutto in comune, dal cancelletto al cortile fino all’ingresso e alle scale. Premessa: nessuna “caccia al migrante” o istigazione alla xenofobia - ci  mancherebbe altro! - bensì semplice presa d’atto della rappresentazione di una situazione che probabilmente può essere ben compresa solo da chi la vive in prima persona. “Provare per credere” è infatti il leit motiv del racconto disperato di Olga Stillitano.

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