Omicidio di via Juvarra: avviso di chiusura delle indagini

Omicidio di via Juvarra: avviso di chiusura delle indagini
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NOVARA - Andrea Corallo, il 27enne fermato per il delitto di Davide Gabasio, muratore di 47 anni e ‘patrigno’ del giovane, ha ricevuto in questi ultimi giorni l’avviso di chiusura delle indagini, atto che precede di qualche settimana la richiesta di rinvio a giudizio. Il giovane è stato scarcerato lo scorso maggio e attualmente è ospite da parenti a Vercelli.

L’accusa per lui, già riqualificata nel momento in cui è stato scarcerato, è quella di omicidio preterintenzionale (ossia quando il decesso si registra a seguito di lesioni o percosse in cui, però, manca la volontà di uccidere), un reato certo meno grave rispetto all’accusa iniziale, che era di omicidio volontario aggravato dai futili motivi. L’omicidio era avvenuto sabato 14 marzo in un alloggio all’ottavo piano di uno stabile di via Juvarra 5, alla Rizzottaglia. 

Il giovane, sin dall’inizio assistito dall’avvocato Annalisa Lipari, non voleva uccidere il ‘patrigno’. Quando l’ha colpito col coltello, nell’appartamento dove entrambi vivevano, a quanto emerge anche dalle perizie, avrebbe solo tentato di allontanarlo da sé: voleva respingerlo, per difendersi, per evitare di essere colpito. Si è trattato, quindi, molto probabilmente, di una lite degenerata, come ipotizzato da subito dalla Polizia. La ferita riportata dal 47enne, inoltre, non porterebbe a ipotizzare un’aggressione, ma di più una difesa. «La lama non penetrò completamente, né profondamente, né con forza», scrive il medico legale.

mo.c.

 

Per saperne di più leggi il Corriere di Novara in edicola sabato 14 novembre

NOVARA - Andrea Corallo, il 27enne fermato per il delitto di Davide Gabasio, muratore di 47 anni e ‘patrigno’ del giovane, ha ricevuto in questi ultimi giorni l’avviso di chiusura delle indagini, atto che precede di qualche settimana la richiesta di rinvio a giudizio. Il giovane è stato scarcerato lo scorso maggio e attualmente è ospite da parenti a Vercelli.

L’accusa per lui, già riqualificata nel momento in cui è stato scarcerato, è quella di omicidio preterintenzionale (ossia quando il decesso si registra a seguito di lesioni o percosse in cui, però, manca la volontà di uccidere), un reato certo meno grave rispetto all’accusa iniziale, che era di omicidio volontario aggravato dai futili motivi. L’omicidio era avvenuto sabato 14 marzo in un alloggio all’ottavo piano di uno stabile di via Juvarra 5, alla Rizzottaglia. 

Il giovane, sin dall’inizio assistito dall’avvocato Annalisa Lipari, non voleva uccidere il ‘patrigno’. Quando l’ha colpito col coltello, nell’appartamento dove entrambi vivevano, a quanto emerge anche dalle perizie, avrebbe solo tentato di allontanarlo da sé: voleva respingerlo, per difendersi, per evitare di essere colpito. Si è trattato, quindi, molto probabilmente, di una lite degenerata, come ipotizzato da subito dalla Polizia. La ferita riportata dal 47enne, inoltre, non porterebbe a ipotizzare un’aggressione, ma di più una difesa. «La lama non penetrò completamente, né profondamente, né con forza», scrive il medico legale.

mo.c.

 

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