Omicidio Gennari, il Sap: “non è responsabilità delle Forze dell’Ordine se Sansarella era libero”

Omicidio Gennari, il Sap: “non è responsabilità delle Forze dell’Ordine se Sansarella era libero”
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NOVARA – I recenti fatti che hanno portato alla morte di Andrea Gennari, delitto commesso da Nicola Sansarella, hanno scosso la comunità novarese e sono stati molti i commenti e gli sfoghi anche sui social network. Commenti di amici, famigliari, conoscenti. C’è chi ricorda Andrea, chi chiede giustizia e chi si domanda perché un personaggio già conosciuto dalle Forze dell’Ordine, Sansarella appunto, si trovasse in libertà.

A rispondere a queste domande è intervenuto con una nota stampa il Sap, Sindacato di Polizia, che risponde a quelle che sembrano delle velate accuse, a volte neppure troppo, alle Forze dell’Ordine. Un intervento che, peraltro, evita di entrare nel merito della vicenda, “che – scrive il segretario provinciale Michele Frisia - è di pertinenza dell’Autorità Giudiziaria”.

“Il Sap intende evidenziare – sostiene - che non è certo nella Polizia che vanno cercate eventuali responsabilità”. Per questo il sindacato spiega cosa succede quando una persona viene arrestata e condannata per un reato. Frisia porta un esempio. “Immaginiamo che un individuo commetta un reato grave, punito con 12 anni di reclusione. Per meglio adattare la pena al caso concreto, esistono attenuanti e aggravanti. In genere si concedono molte attenuanti, valutate dal giudice insieme alle aggravanti”. Qualora le attenuanti risulteranno prevalenti rispetto alle aggravanti, allora si registra un fenomeno ‘a cascata’. Con la concessione delle generiche “la pena scende a 8 anni. Se viene risarcito il danno causato col reato, la pena scende ulteriormente e arriva a 5 anni e 4 mesi. E via così. Come visto, con sole due attenuanti, la pena è più che dimezzata. Ma non solo. Se l’imputato sceglie il rito abbreviato, come premio gli viene scontato un ulteriore terzo della pena e arriverebbe a 3 anni e 6 mesi”.

Il segretario provinciale del Sap prosegue nel suo esempio: “dopo aver scontato metà della pena, il carcerato può fruire della semilibertà, ovvero di giorno è libero mentre la sera deve tornare in carcere, solo per dormire. Ma prima di arrivare in prigione – sostiene Frisia - la maggior parte degli arrestati può fruire di una serie sempre più numerosa di bonus, frutto di una politica legislativa che negli anni ha deciso di evitare il carcere anche in presenza di reati gravi e reiterati: archiviazione per tenuità del fatto, messa alla prova, affidamento ai servizi sociali, detenzione domiciliare, sospensione condizionale della pena, libertà controllata, semidetenzione. Tutti istituti diversi che, applicati uno dopo l’altro, permettono a chi vuole delinquere di continuare per anni”.

mo.c.


NOVARA – I recenti fatti che hanno portato alla morte di Andrea Gennari, delitto commesso da Nicola Sansarella, hanno scosso la comunità novarese e sono stati molti i commenti e gli sfoghi anche sui social network. Commenti di amici, famigliari, conoscenti. C’è chi ricorda Andrea, chi chiede giustizia e chi si domanda perché un personaggio già conosciuto dalle Forze dell’Ordine, Sansarella appunto, si trovasse in libertà.

A rispondere a queste domande è intervenuto con una nota stampa il Sap, Sindacato di Polizia, che risponde a quelle che sembrano delle velate accuse, a volte neppure troppo, alle Forze dell’Ordine. Un intervento che, peraltro, evita di entrare nel merito della vicenda, “che – scrive il segretario provinciale Michele Frisia - è di pertinenza dell’Autorità Giudiziaria”.

“Il Sap intende evidenziare – sostiene - che non è certo nella Polizia che vanno cercate eventuali responsabilità”. Per questo il sindacato spiega cosa succede quando una persona viene arrestata e condannata per un reato. Frisia porta un esempio. “Immaginiamo che un individuo commetta un reato grave, punito con 12 anni di reclusione. Per meglio adattare la pena al caso concreto, esistono attenuanti e aggravanti. In genere si concedono molte attenuanti, valutate dal giudice insieme alle aggravanti”. Qualora le attenuanti risulteranno prevalenti rispetto alle aggravanti, allora si registra un fenomeno ‘a cascata’. Con la concessione delle generiche “la pena scende a 8 anni. Se viene risarcito il danno causato col reato, la pena scende ulteriormente e arriva a 5 anni e 4 mesi. E via così. Come visto, con sole due attenuanti, la pena è più che dimezzata. Ma non solo. Se l’imputato sceglie il rito abbreviato, come premio gli viene scontato un ulteriore terzo della pena e arriverebbe a 3 anni e 6 mesi”.

Il segretario provinciale del Sap prosegue nel suo esempio: “dopo aver scontato metà della pena, il carcerato può fruire della semilibertà, ovvero di giorno è libero mentre la sera deve tornare in carcere, solo per dormire. Ma prima di arrivare in prigione – sostiene Frisia - la maggior parte degli arrestati può fruire di una serie sempre più numerosa di bonus, frutto di una politica legislativa che negli anni ha deciso di evitare il carcere anche in presenza di reati gravi e reiterati: archiviazione per tenuità del fatto, messa alla prova, affidamento ai servizi sociali, detenzione domiciliare, sospensione condizionale della pena, libertà controllata, semidetenzione. Tutti istituti diversi che, applicati uno dopo l’altro, permettono a chi vuole delinquere di continuare per anni”.

mo.c.


 

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