Operazione bomba conclusa “col botto”

Operazione bomba conclusa “col botto”
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GALLIATE - E’ stata fatta esplodere attorno alle 17 di sabato, alla cava Seratoni di Nosate, la bomba d’aereo che era stata ritrovata lo scorso 1° agosto da alcuni barcaioli galliatesi impegnati in una discesa a “spuntone” lungo il corso del Ticino. La loro attenzione era stata attratta da ciò che sembrava un grosso sasso e che poi, invece, si era rivelato essere un ordigno inesploso risalente alla Seconda Guerra Mondiale, probabilmente tedesco. La bomba, del peso complessivo di 500 chili con due spolette “ad impatto elettrico”, subito dopo il ritrovamento e l’esame da parte degli artificieri del 10° Reggimento Genio Guastatori di Cremona, era stata messa in sicurezza, in attesa delle operazioni di brillamento.
Operazioni che - gestite sempre dagli artificieri di Cremona, una delle 12 unità dell’Esercito preposta alla bonifica dei residuati bellici sull’intero territorio nazionale - sono scattate all’alba di sabato mattina, con un grande dispiegamento di forze che ha coinvolto diversi comuni sulle due sponde del Ticino. Il luogo del ritrovamento, il bosco Vedro, è infatti al limite tra i territori di Galliate e Turbigo, ma il “cerchio” di sicurezza comprendeva anche aree nei comuni di Robecchetto, Castano Primo e Nosate. L’ora “x” è scattata alle 5, ma già almeno un’ora prima una quindicina di galliatesi residenti in zona Ponte Ticino e oltre un’ottantina di abitanti di Turbigo avevano dovuto lasciare le loro abitazioni. In territorio galliatese, Carabinieri e Polizia municipale - coadiuvati dai volontari di protezione civile dell’Uverp e da alcuni dipendenti comunali - hanno provveduto a chiudere la Statale 341 (come da ordinanza del Prefetto), impedendo l’accesso e l’attraversamento del ponte e controllando la zona rimasta nel frattempo deserta. Intanto, il sindaco Davide Ferrari seguiva lo svolgersi delle operazioni dalla sala operativa allestita nella Prefettura di Milano, mentre l’assessore Corrado Frugeri faceva altrettanto dal centro operativo in Comune a Turbigo. «La macchina organizzativa è stata davvero impressionante, così come le forze messe in campo, e tutto si è svolto praticamente senza intoppi - dice Ferrari - La bomba è stata caricata sulla benna di un cingolato per guadare il fiume, quindi su un camion, alla velocità di circa 15 chilometri all’ora, ha raggiunto il luogo prescelto per il brillamento, la cava Seratoni». In territorio galliatese il “cessato allarme” è stato dato non appena l’ordigno ha raggiunto la sponda lombarda del Ticino: già attorno alle 7,30 gli sfollati hanno potuto far rientro nelle proprie case e prima delle 8 il ponte è stato riaperto, «addirittura in anticipo rispetto ai tempi previsti».
Poi l’azione si è spostata in territorio lombardo fino alle 17, quando in perfetto orario rispetto alla tabella di marcia, la bomba è stata fatta esplodere in cava e anche il traffico aereo su Malpensa ha potuto riprendere regolarmente.
Laura Cavalli

GALLIATE - E’ stata fatta esplodere attorno alle 17 di sabato, alla cava Seratoni di Nosate, la bomba d’aereo che era stata ritrovata lo scorso 1° agosto da alcuni barcaioli galliatesi impegnati in una discesa a “spuntone” lungo il corso del Ticino. La loro attenzione era stata attratta da ciò che sembrava un grosso sasso e che poi, invece, si era rivelato essere un ordigno inesploso risalente alla Seconda Guerra Mondiale, probabilmente tedesco. La bomba, del peso complessivo di 500 chili con due spolette “ad impatto elettrico”, subito dopo il ritrovamento e l’esame da parte degli artificieri del 10° Reggimento Genio Guastatori di Cremona, era stata messa in sicurezza, in attesa delle operazioni di brillamento.
Operazioni che - gestite sempre dagli artificieri di Cremona, una delle 12 unità dell’Esercito preposta alla bonifica dei residuati bellici sull’intero territorio nazionale - sono scattate all’alba di sabato mattina, con un grande dispiegamento di forze che ha coinvolto diversi comuni sulle due sponde del Ticino. Il luogo del ritrovamento, il bosco Vedro, è infatti al limite tra i territori di Galliate e Turbigo, ma il “cerchio” di sicurezza comprendeva anche aree nei comuni di Robecchetto, Castano Primo e Nosate. L’ora “x” è scattata alle 5, ma già almeno un’ora prima una quindicina di galliatesi residenti in zona Ponte Ticino e oltre un’ottantina di abitanti di Turbigo avevano dovuto lasciare le loro abitazioni. In territorio galliatese, Carabinieri e Polizia municipale - coadiuvati dai volontari di protezione civile dell’Uverp e da alcuni dipendenti comunali - hanno provveduto a chiudere la Statale 341 (come da ordinanza del Prefetto), impedendo l’accesso e l’attraversamento del ponte e controllando la zona rimasta nel frattempo deserta. Intanto, il sindaco Davide Ferrari seguiva lo svolgersi delle operazioni dalla sala operativa allestita nella Prefettura di Milano, mentre l’assessore Corrado Frugeri faceva altrettanto dal centro operativo in Comune a Turbigo. «La macchina organizzativa è stata davvero impressionante, così come le forze messe in campo, e tutto si è svolto praticamente senza intoppi - dice Ferrari - La bomba è stata caricata sulla benna di un cingolato per guadare il fiume, quindi su un camion, alla velocità di circa 15 chilometri all’ora, ha raggiunto il luogo prescelto per il brillamento, la cava Seratoni». In territorio galliatese il “cessato allarme” è stato dato non appena l’ordigno ha raggiunto la sponda lombarda del Ticino: già attorno alle 7,30 gli sfollati hanno potuto far rientro nelle proprie case e prima delle 8 il ponte è stato riaperto, «addirittura in anticipo rispetto ai tempi previsti».
Poi l’azione si è spostata in territorio lombardo fino alle 17, quando in perfetto orario rispetto alla tabella di marcia, la bomba è stata fatta esplodere in cava e anche il traffico aereo su Malpensa ha potuto riprendere regolarmente.
Laura Cavalli

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