Paolo Picchio: "Grazie a Carolina il primo processo di cyberbullismo in italia"

"Vado nelle scuole per evitare che ci siano altre Caroline".

Paolo Picchio: "Grazie a Carolina il primo processo di cyberbullismo in italia"
Pubblicato:
Aggiornato:

Paolo Picchio: parla il papà della giovane che, a soli 14 anni, si è suicidata perché perseguitata dai bulli sui social.

Paolo Picchio "Nessuno mi ridarà mia figlia"

Ragazzi siete preziosi, ricordatelo sempre”. Queste le parole con cui Paolo Picchio, papà di Carolina, chiude ogni suo incontro con i ragazzi nelle scuole.

L’episodio che colpì sua figlia fu un fatto tragico che scosse tutta l’opinione pubblica. Paolo Picchio da quel giorno ha scelto di impegnarsi per raccogliere il messaggio lanciato dalla figlia nella sua lettera d’addio: “Le parole fanno più male delle botte. Ciò che è accaduto a me non deve più succedere a nessuno”. Il suo impegno lo ha portato a partecipare ad oltre 200 incontri in 16 regioni italiane, incontrando migliaia di studenti.

E' di ieri, mercoledì 19 dicembre 2018, la notizia che il Tribunale di Torino ha deciso che il reato per quei cinque ragazzi è “estinto”.
QUI L'APPROFONDIMENTO.

Le parole di Paolo

Rivivo ogni giorno il dramma di mia figlia ma cerco di rielaborarlo in maniera positiva, andando nelle scuole per evitare che ci siano altre Caroline. Ai ragazzi dico di essere empatici di fare in modo che certe cose non avvengano e se qualcosa accade di parlarne e di dirlo ai genitori, agli insegnanti, agli amici.

Chi era Carolina

Carolina era una ragazza intelligente, altruista, sportiva e capace, ma quella notte, tra il 4 e il 5 gennaio 2013, la fragilità di adolescente prende il sopravvento e “Caro” si toglie la vita. Troppo grande l’umiliazione di vedersi in un video mentre, priva di coscienza, dei suoi coetanei giocavano con il suo corpo mimando atti sessuali.

Troppo pesante leggere tutti quegli insulti postati sui social che rilanciavano quelle immagini. Eppure al centro delle offese, migliaia di commenti da gente che neanche conosceva, c’era lei. Proprio lei che neppure ricordava quel che fosse accaduto durante quella festa di un paio di mesi prima.

Il racconto di quella notte

Era novembre e Carolina, dopo aver mangiato una pizza con amici, si chiude in bagno, sta male, ha bevuto troppo e perde conoscenza. Un gruppo di ragazzi l’accerchia e simula atti sessuali; la prendono di mira con insinuazioni e atti sempre più espliciti. Quelle scene vengono riprese in un video realizzato con l’intento di screditarla, colpevole di voler frequentare compagnie diverse da quella “Novara bene” che le stava sempre più stretta. Lei, amica di tutti, sempre sorridente e carismatica si trova al centro di un’attenzione morbosa virale: prima lo scambio in chat tra i presenti, poi il salto sui social network con 2.600 likes su facebook e una profusione di insulti e commenti denigratori.

Un peso insostenibile.

La Legge a lei dedicata

Il papà di Caro è stato protagonista, con la sua testimonianza, delle ultime edizioni del Safer Internet Day, la Giornata europea dedicata alla sicurezza in Rete. Si è battuto fortemente per l’approvazione del ddl per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo, a prima firma della Senatrice Elena Ferrara, che lo scorso di 18 giugno 2017 è diventato ufficialmente legge dello Stato.

LEGGI ANCHE – Cyberbullismo: legge novarese presentata al Parlamento Europeo

"Fondazione Carolina - felici di navigare"

A Carolina è dedicata la prima legge in Europa contro il cyberbullismo. Grazie a Carolina non è più possibile banalizzare l’odio nel web come semplici ragazzate: lo ha stabilito il primo processo in Italia su cyberbullismo. A cinque anni dal suo tragico gesto è nata la Fondazione che porta il suo nome. Raccoglie la sfida di Paolo Picchio, il papà di “Caro”, per aiutare i ragazzi che, sempre più in tenera età, si fanno del male tra loro usando la rete in maniera distorta e inconsapevole.

QUI IL SITO DELLA FONDAZIONE.

La sua storia rivive in un video

Seguici sui nostri canali