Piemonte Nucleare: la Regione vuole la Fusione

Candidatura per l'impianto DTT (Divertor tokamak test).

Piemonte Nucleare: la Regione vuole la Fusione
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Piemonte Nucleare: la Regione vuole la Fusione. Candidatura all’Enea per l’impianto DTT. Se si farà sorgerà a Casale Monferrato, ci vorranno anni per costruirlo e opererà poi per trent’anni.

Piemonte Nucleare: la Regione vuole la Fusione

Negli anni Cinquanta Trino Vercellese fu ben lieta di avere la centrale nucleare a fissione (la stessa che, tanto per dire, i cittadini di Sestri Levante invece avversarono subito e non vollero).

Ora i tempi sono cambiati e la fusione nucleare è quasi a portata di mano, ci darà un mondo pulito con energia inesauribile e senza rischi… Intanto è un affare strategico che la Regione Piemonte non vuol perdersi. Se si farà l’impianto DTT (Divertor tokamak test) sorgerà a Casale Monferrato, ci vorranno anni per costruirlo e opererà poi per trent’anni. E’ solo una candidatura per ora, sarà l’Enea ad assegnarlo al territorio che la spunterà. Vale due miliardi di euro e porterà 1.600 posti di lavoro ad alta specializzazione.

L’annuncio della candidatura

Licenziata a maggioranza la delibera per la “Partecipazione della Regione Piemonte all’avviso pubblico di Enea per una selezione finalizzata alla scelta di un sito per l’insediamento dell’esperimento Dtt (Divertor tokamak test) relativo alla fusione nucleare”.

Questo è quanto deciso nella seduta congiunta della terza e della quinta Commissione per consentire l’eventuale approvazione del provvedimento da parte dell’Assemblea legislativa entro il 31 gennaio. Il Piemonte avanzerà la propria candidatura indicando il sito segnalato dal Comune di Casale Monferrato. L’assessora ha parlato di un progetto di ampio respiro internazionale in base all’accordo siglato con il consorzio Eurofusion che coordina le ricerche europee sulla fusione per conto della Commissione europea.

Un progetto, che qualora assegnato al Piemonte, vedrebbe una prima fase di costruzione dell’apparato Dtt lunga 10 anni. E poi un esercizio trentennale, che comporterebbe l’investimento stimato in complessivi 500 milioni di euro. Con 1600 (di cui 600 ricercatori) nuovi posti di lavoro ed un ritorno complessivo di 2 miliardi di euro.

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